Sapendo di poter cavalcare l’ondata di miseria morale che – come dimostrano le ultime cronache – sta sommergendo la coscienza nazionale a partire dalle più alte istituzioni, un gruppo di scrittori di estrema sinistra ha deciso di attaccare il Giorno del Ricordo con una lettera aperta su “Internazionale”, “volentieri pubblicata” dalla testata ultra-liberal alla fine del dicembre scorso. “Storia in Rete” di febbraio, grazie alla penna di Lorenzo Salimbeni – storico ed esperto dell’argomento – ha risposto alla lettera, ribattendo punto su punto gli argomenti degli improvvisati “anti-storici” per tabulas. Il risultato è un ricco lavoro di puntualizzazione sulla storia del confine orientale utile per fare il punto su una ferita mai richiusa del nostro passato su cui troppo spesso si parla a sproposito e senza cognizione.
Ma è quel “riflusso della coscienza nazionale” evidentemente il tema di questo numero di “Storia in Rete”, in edicola da qualche giorno. E’ infatti quello il filo conduttore del dolente corsivo di Marco Cimmino sull’indecente spreco che l’Italia (unica fra le nazioni europee…) sta perpetrando ai danni del centesimo anniversario della Grande Guerra. Uno sperpero talmente infame che non solo non si ferma nemmeno davanti al rispetto della memoria dei Caduti, ma rinuncia perfino al guadagno economico che il turismo storico in tutti gli altri paesi dove passò la linea del fronte nel 1914-1918 stanno raccogliendo. L’Italia insomma si dimostra sempre più un paese che sta perdendo la sua identità e memoria storica e che non è più nemmeno in grado di badare al proprio interesse più terra-terra.
Il numero di febbraio della rivista diretta da Fabio Andriola prosegue con pezzi sui rapporti dell’ambasciatore della RSI a Berlino Filippo Anfuso recentemente scoperti negli archivi da Paolo Simoncelli (La Sapienza), un ritratto di Rolandi Ricci, avvocato e giornalista che fu uno dei costituzionalisti della RSI, e una panoramica sulla tragica esperienza di Rodzaevskij, il fondatore in Manciuria del Partito Fascista Russo che partì come (velleitario) emulo di Mussolini e finì (tardivo) ammiratore di Stalin poco prima d’essere fucilato alla Lubjianka.
Per la gioia degli anti-complottisti (ma anche no) un lungo articolo di Aldo A. Mola spiega l’origine del mito (o no?) della “congiura massonica” dietro la Rivoluzione Francese. Un intreccio che lascia tante domande aperte e dimostra come la Storia sia sempre più complicata dei modelli interpretativi che ci creiamo per tentare di spiegarla…
E ancora, chi era Shivaji, il marajah dei Maratti che il governo indiano vuole eternare nella più grande statua del mondo? Arcinemico dell’imperatore mogol Aurangzeb, qualcuno lo vorrebbe come “il marajah anti-islam”. Ma Shivaji fu invece il primo patriota indiano, un nazionalista purissimo e anticipatore di quel connubio fra amor di patria e rispetto degli altri popoli e religioni che in Italia risuonerà durante il Risorgimento.
“Storia in Rete” poi parla di Antica Roma, e dei suoi tonitruanti eccessi gastronomici, ma anche delle modalità per riprodurli con la rievocazione storica oggi, senza fare pacchianate. E poi c’è anche spazio per quello che è molto più di un articolo “piccante”: la storia del… clitoride. O meglio, della sua “scoperta” da parte della scienza medica europea, avvenuta nientemeno che dopo quella dell’America. Dal rosa al nero più profondo, infine, con la vicenda del “macellaio di Hannover”, Felix Haarmann, l’assassino seriale che durante la cupa depressione della Repubblica di Weimar adescava “ragazzi di vita”, faceva sesso con loro e poi li uccideva e rivendeva i pezzi al mercato come “carne di maiale”…