“La peste scarlatta” non è certo una novità per il lettore italiano: il breve romanzo di Jack London pubblicato nel 1912 sulla rivista “The London Magazine“, ritenuta “un informatore importante… di letteratura popolare per la fine dei periodi vittoriano ed edoardiano”, è stato edito in italiano per la prima volta nel 1927 da Sonzogno e poi, tra gli altri, da Feltrinelli, dalla Editrice Nord, da Adelphi. Analoga riflessione per l’altro racconto pubblicato nel medesimo volume “L’invasione senza precedenti” incluso nella raccolta di racconti The Strength of the Strong pubblicato da Macmillan nel 1914 e anch’esso già pubblicato in traduzione italiana. Vanno quindi sottolineati i motivi di questa nuova riedizione curata dalla Edizioni di Ar (pur non sottovalutando l’accuratezza della eccellente traduzione di Fabrizio Sandrelli di cui va ricordato l’analogo lavoro compiuto per altre opere di London come “il vagabondo delle stelle”, sempre edito da Ar o “Il Rosso”, edito da Solfanelli. Motivi che appaiono evidenti dalle vicende raccontate e dal loro voluto accostamento.
Nel primo racconto la civiltà è regredita all’età della pietra sconvolta da un’improvvisa epidemia che si evidenziava con la colorazione della pelle di un rosso scarlatto.
Avvenuta la tragedia nel 2013 London ci porta nel mondo di sessanta anni dopo ove accanto ai pochissimi sopravissuti emerge la figura del nonno unico superstite dell’ epidemia e ultimo custode di una lingua scomparsa nella sua forma complessa ed elegante e che sussiste solo semplificata e legata ad immagini. Ma il nonno è anche e soprattutto, l’unico ad aver mantenuto un “sapere” ormai scomparso. Ed ha nascosto in una caverna i resti della sua libreria nella speranza che in essa si possano ritrovare le basi di una nuova società.
Nel secondo racconto London, che era stato corrispondente durante la guerra russo-giapponese, immagina che al risveglio della Cina l’occidente risponda con l’utilizzo di armi batteriologiche che portano al totale sterminio di quelle genti. Ed ecco il motivo della proposta editoriale: i due racconti paiono, come afferma la seconda di copertina, “anticipare, con sorprendente preveggenza, i timori connessi al destino della nostra civiltà e ai suoi assetti precari, minacciati dagli squilibri demografici tra le varie aree del pianeta e dall’irruzione di nuovi flagelli”. Una ulteriore citazione va fatta per Fabrizio Sandrelli che, oltre alla traduzione, ha curato una densa,colta, esauriente nota introduttiva.
* La peste scarlatta di Jack London, Edizioni di Ar, euro 10