I limiti dei movimenti populisti? Sono ben noti a chi li studia e li segue con un approccio politologico. Gli effetti del protezionismo di Trump dannosi per l’Europa? Non più delle ultime scosse neoliberiste che hanno impoverito il ceto medio dei paesi continentali. Il dibattito è complesso e la riflessione dell’ambasciatore Sergio Romano sul Corsera ha il dono di sintetizzare le maggiori criticità del nascente fronte sovranista, oltre facili entusiasmi e semplificazioni che danneggiano ogni eventuale proposizione di una piattaforma di governo, in Italia come in Francia… ***
Il ritorno alla sovranità
“Posso comprendere – scrive Sergio Romano – i sentimenti di gioia e compiacimento con cui i maggiori populismi europei hanno salutato a Coblenza l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Per molti anni, circondati da un ambiente scettico e ostile, hanno criticato le aperture internazionaliste e umanitarie dei loro governi, hanno combattuto i mercati unici e le grandi zone di libero scambio, hanno auspicato il ritorno dei loro Paesi alla sovranità economica e monetaria, hanno denunciato le importazioni cinesi e l’”orda straniera” degli immigrati che stavano entrando nelle loro terre e hanno invitato i loro connazionali a scendere in piazza contro la globalizzazione”.
La vittoria del politicamente scorretto
“Il loro più disprezzato nemico è la “correttezza politica”, vale a dire quella combinazione di norme, precetti e auspici che sono stati considerati, talora con troppo zelo, un indispensabile segno di progresso morale e civile. Ed ecco che, finalmente, dopo essere stati lungamente ignorati e snobbati, questi partiti e movimenti constatano con enorme soddisfazione di avere a Washington una sorta di zio che dice spesso, a voce molto più alta e con maggior autorità politica, le stesse cose. Il suo avvento al potere sembra nobilitarli e il suo slogan, “America first” è la esatta traduzione di quello, “il mio Paese anzitutto” (nella versione tedesca “Deuschland über alles”), che è stato in questi anni il motivo ricorrente del populismo europeo”.
Quali sintonie tra i sovranisti?
“Esistono tuttavia problemi, di cui nessuno, in questi ambienti, sembra essere consapevole. In primo luogo, quale forma di collaborazione politica ed economica potrebbe esistere, se i populisti andassero al potere in Europa, fra Paesi che sarebbero tutti, anche se con sfumature diverse, nazionalisti e protezionisti? Sappiamo che la globalizzazione, insieme alle nuove tecnologie, ha colpito mestieri e aziende che non erano in grado di tenere testa alla concorrenza cinese. Ma sappiamo anche che l’ingresso della Cina nel mercato mondiale ha creato una enorme società dei consumi in cui molte aziende europee possono lavorare e prosperare. Il bilancio finale di un mondo protezionista è sempre complessivamente negativo. (…) E in terzo luogo, infine, i populisti europei dovrebbero ricordare che all’origine del libero commercio vi è anche la convinzione che la guerra dei dazi esaspera le divisioni e possa diventare, prima o dopo, semplicemente guerra. Nel suo ultimo discorso, pronunciato al Parlamento di Strasburgo il 17 gennaio 1995, François Mitterrand disse di essere nato durante la Prima guerra mondiale, di avere fatto la Seconda e di essere giunto alla conclusione, durante la sua vita, che «il nazionalismo è la guerra»”.