• Home
  • Il Clan
  • Privacy Policy
  • Contatti
giovedì 30 Marzo 2023
No Result
View All Result
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
Home Libri

Libri. Eraldo Pecci e l’epopea granata “Il Toro non può perdere”

by Giorgio Ballario
17 Maggio 2013
in Libri, Pallone mon amour
0

pecciSgombriamo subito il campo da equivoci. Sono tifoso del Toro quasi dalla nascita. Da quando, bambino, mio nonno mi portava sulla canna della bicicletta raccontandomi le imprese del Grande Torino. Conosco a memoria la formazione dello scudetto del ’76 e per me i nomi di quei ragazzi suonano familiari come i padri della patria o gli eroi dei fumetti e dei romanzi che hanno accompagnato la mia vita. Tutto ciò per sottolineare che questo articolo sul libro “Il Toro non può perdere” di Eraldo Pecci (Rizzoli, prefazione di Gianni Mura) non è una normale recensione. E neppure una recensione neutrale, equilibrata, professionale. Tant’è vero che contravvengo a una delle regole basilari del giornalismo, che imporrebbe – a meno di essere Montanelli – di non scrivere mai un pezzo in prima persona.

Fatte le dovute premesse, cercherò di spiegare per quale motivo il volume di Eraldo Pecci – sangue romagnolo, di Cattolica, che nel corso della sua carriera ha militato anche in Bologna, Fiorentina, Napoli e Vicenza – è un bel libro sul calcio, che merita di esser letto anche da chi non è tifoso granata. Forse vi perderete qualcosa, non coglierete certe sfumature accessibili soltanto a noi iniziati alla religione torinista, ma vi godrete comunque un ottimo flashback sul football italiano degli Anni Settanta. Un tuffo emozionante e nostalgico, per chi ha più di quarant’anni. Per i più giovani una scoperta quasi archeologica del “piccolo mondo antico” di un calcio che non c’è più.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=VgIw5U2Smdc[/youtube]

Pecci racconta in 280 pagine l’annata irripetibile del Toro di Gigi Radice, che nella stagione 1975-76, da outsider assoluto, riuscì nell’impresa di vincere il campionato italiano rimontando la Juventus di Carletto Parola. Fu un evento sportivo eccezionale, ottenuto grazie alla lungimiranza di una società solida e oculata, a un mix di giocatori esperti e giovani sconosciuti, alle idee innovative di un allenatore che guardava all’Olanda del “calcio totale” di Rinus Michels.

Ma per fortuna il libro di Pecci non si limita ad analizzare i contorni agonistici di quell’annata. Le pagine più interessanti, anzi, sono proprio quelle in cui l’ex giocatore narra il “dietro le quinte”, descrive i piccoli personaggi che si muovono (forse sarebbe meglio dire si muovevano, oggi è tutto diverso) dietro una squadra di professionisti: massaggiatori, magazzinieri, segretarie, accompagnatori, autisti, dirigenti minori, soci, tifosi. Una fauna variopinta e composita, che a suo modo forniva un contributo importante alla quotidianità di un club calcistico.

Come “Ramsey”, l’anonimo tifoso di mezz’eta che si materializzava ogni sabato sera in ritiro e “dava” la formazione a Radice, frutto delle sue elucubrazioni nel corso della settimana. Una prassi già sperimentata negli anni precedenti con Giagnoni. All’inizio Radice lo guardava come un marziano, ma poi – essendo rigido e severo come un tedesco ma superstizioso come un napoletano – decise che il tizio portava fortuna (quell’anno il Toro vinse 14 partite casalinghe su 15) e accettò di buon grado la presenza dello strano personaggio.

Dalle pagine di Eraldo Pecci emerge il ricordo di un calcio ancora ruspante, non deformato dal denaro, dal divismo né dal professionismo esasperato di oggi. Un ambiente in cui poteva capitare che tre ventenni come Pecci, Gorin e Bacchin dividessero la stessa casa, come studenti universitari. Che le trattative per in rinnovo del contratto avvenissero in un quarto d’ora, tra giocatore e vicepresidente, di sera, senza avvocati né procuratori:

«Buonasera Pecci, quanto vorrebbe guadagnare?».

«Avevo pensato a…» e sparai alto. Molto.

«Va bene. Intanto la ringrazio per aver giocato fino a oggi senza contratto».

Pensavo: «Dove ho sbagliato? Un sì troppo veloce, il suo. Dove mi sono fregato?».

Eraldo Pecci scrive bene, è spiritoso e leggero. Alterna in rapidi capitoletti le fasi di gioco, i ritratti dei compagni di squadra, i ricordi dei tanti personaggi che ruotavano intorno alla squadra: tifosi, giornalisti, sponsor a livello poco più che artigianale. E naturalmente anche la descrizione della Torino ancora plumbea, operaia e “manichea” dell’epoca: «La differenza che c’è tra le città d’Italia dove ci sono due squadre e Torino è che a Torino ci sono “loro”, i gobbi. A Milano succede che in certo periodo vada meglio il Milan e in un altro l’Inter. Succede così anche a Roma tra Lazio e Roma o a Genova tra Genoa e Samp. A Torino no, a Torino ci sono “loro”, che sono padroni del giornale, padroni della tv, padroni della banca e tramite la Fiat, padroni della città».

Ne “Il Toro non può perdere” ci sono pagine dedicate ai famigerati ritiri estivi e pre-partita, che servivano a cementare l’unione fra i giocatori in un allegro clima da caserma, fra gavettoni, battute, partite a carte e proiezioni di film (lo schermo era un lenzuolo e il proiezionista era Pulici, guai a chi gli toccava l’attrezzatura); alle cene al ristorante Urbani, vicino alla stazione di Porta Nuova, che era un po’ la mensa di quelli del Toro, dove potevi trovarti nello stesso tavolo con Primo Nebiolo, Livio Berruti, Franco Arese, Sandro Ciotti, Luca di Montezemolo e persino Umberto Tozzi. Fu lì davanti che un giorno la riserva Rocccotelli, detto Cocò, sorprese un ladruncolo che gli aveva rotto il vetro dell’auto per rubare l’autoradio. «Tornò dopo un paio di minuti con il malcapitato stretto per il collo», ricorda Pecci. E alla fine lo lasciò andare dopo essersi fatto risarcire il danno.

Il libro di Pecci fa ridere (imperdibile il capitolo in cui lui e Pat Sala, “ragazzi di campagna”, si fanno abbindolare dalle ballerine di un night di Roma), fa sorridere, provoca nostalgia e talvolta anche un po’ di malinconia. Quando ad esempio ricorda i molti amici che non ci sono più, a partire dal mitico presidente Orfeo Pianelli, l’uomo che per scaramanzia portava lo stesso gessato blu in tutte le partite (e le stagioni). Eraldo, detto “Piedone”, racconta con delicatezza l’ultimo incontro, nel 2005, con il “suo” presidente: «Magro come un chiodo, con le ossa pronunciate e quegli occhioni vigili, spalancati, che mi dicevano: “Grazie di essere qua, della tua amicizia, di tutto, ma è tempo che io vada, non ho più voglia di nulla, lasciatemi in pace!”. La mano che gli presi e gli strinsi quasi non rispose al contatto».

E l’ultimo capitolo è un distillato puro di granatismo: «Tutti insieme ci siamo trovati dentro una concatenazione di eventi, dentro una storia, una magia che, a mio avviso, sintetizza un concetto: il Toro agisce in questo mondo ma non è una cosa terrena. Può non vincere il campionato, può retrocedere, può fallire, sopportare presidenze che passerebbe anche la mutua, sopportare barbari che distruggono mirabili settori giovanili e stadi leggendari, subire cattiverie e valanghe di gol, anche nei derby, ma non può perdere. Il Toro non può perdere».

@barbadilloit

Giorgio Ballario

Giorgio Ballario

Giorgio Ballario su Barbadillo.it

Visualizzazioni: 0

Related Posts

La maledizione dei centurioni e Algeri nel 1958

La maledizione dei centurioni e Algeri nel 1958

29 Marzo 2023
Quando Papa Giovanni Paolo II incontrò Le Pen e Almirante in piazza San Pietro

Quando Papa Giovanni Paolo II incontrò Le Pen e Almirante in piazza San Pietro

20 Marzo 2023

Segnalibro. Un intero popolo sotto accusa. La forte risposta di Ernst von Salomon

Il “sovranismo ante litteram” di Enrico Corradini

Aspide. “I miei giorni nel Caucaso” di Banine, amante di Ernst Junger

Segnalibro. Donne discinte, sesso e amore venale dal Medioevo a oggi

Irlanda. La storia dell’Ira dalle origini al 1970

“Il soccombente” di Thomas Bernhard e il senso del limite

Amintore Fanfani e il sovranismo cattolico

Più letti

  • L’intervista. Cabona: “Sigonella? Craxi con ‘no’ alle ingerenze Usa voleva chiudere il dopoguerra italiano”

    Viaggi&Patrie/10. Cabona: “Ma non abbiate lo sguardo dei neo-colonizzatori, dei maestrini dell’Occidente”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Alain de Benoist: “La questione identitaria e la modernità”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • StorieDi#Calcio. Pietro Michesi il romano de Roma che castigò la Lazio (col Catanzaro)

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Alain de Benoist: “Distinguere l’Ue dall’Europa e sognare un Nomos della terra multipolare”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Segnalibro. “Eurasia” e l’attuale ciclo politico dell’Europa

    0 shares
    Share 0 Tweet 0

Seguici su Facebook

Siti amici

  • 10 righe dai libri
  • Appennini di Gian Luca Diamanti
  • Arianna Editrice
  • Associazione Eumeswil Firenze
  • Calcio e statistiche
  • Diretta.it
  • Eclettica edizioni
  • Finanza Sexy
  • Hamelin Prog – Progressive Rock Magazine
  • Il blog di Roberto Perrone
  • Il diario del gigante Paolo Isotta
  • L'eminente dignità del provvisorio
  • linkiesta
  • melascrivo
  • Polémia
  • Rivista Visio
  • SilviaValerio.it
  • Storia in rete
Facebook Twitter Instagram

“All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per riparsi durante un tifone, o per riposarsi e amare”.
Hugo Pratt

Barbadillo è un laboratorio di idee nel mare del web che, a differenza d’altri, non naviga a vista. Aspira ad essere un hub non conformista, un approdo libero nel quale raccogliere pensieri e parole e dove donne e uomini in marcia possono fermarsi a discutere insieme di politica, ecologia, musica, film, calcio, calci, pugni e rivoluzione.

Ultimi articoli

La maledizione dei centurioni e Algeri nel 1958

La maledizione dei centurioni e Algeri nel 1958

29 Marzo 2023
“No time to die”: la debolezza di Bond al tempo della cancel culture

Il pensiero unico contro i classici: e ora, un James Bond woke?

29 Marzo 2023
F1. La Ferrari in Australia per cercare la riscossa

F1. La Ferrari in Australia per cercare la riscossa

29 Marzo 2023

Ultimi commenti

  • Guidobono su Amintore Fanfani e il sovranismo cattolico
  • Guidobono su Chiesa cattolica. Mobilitazione per la “Messa in Latino” a Roma
  • Guidobono su Le piroette ideologiche di Silone e Piovene
  • Luca su Segnalibro. Un intero popolo sotto accusa. La forte risposta di Ernst von Salomon
  • Guidobono su Giorgia Meloni al congresso Cgil: l’attenzione al lavoro cardine della destra sociale
  • Luca su Chiesa cattolica. Mobilitazione per la “Messa in Latino” a Roma
  • Redazione su Amintore Fanfani e il sovranismo cattolico

with by amdotcom

No Result
View All Result
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Questo sito utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione. Se continui nella navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OkLeggi di più