6 Dicembre 1910. A Igalo, piccola cittadina dalmata dell’Impero asburgico, nasce Tullio Crali. Diverrà pittore e poeta.
Adolescente si imbatte nella pittura futurista a Gorizia dove la famiglia si è trasferita negli anni ’20.
Scrive con entusiasmo a Filippo Tommaso Marinetti che gli risponde; è l’inizio di un rapporto che diventerà di amicizia e collaborazione.
La pittura e il volo aereo sono le sue passioni e sposa in pieno il Manifesto dell’Aeropittura futurista che è stato firmato nel 1929 da Marinetti, Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Gerardo Dottori, Benedetta Cappa, Fillia, Tato, Fortunato Depero e Mino Somenzi.
Tullio Crali espone per la prima volta a Gorizia nel 1931 e nel resto degli anni Trenta, nel Regime fascista, partecipa alle più importanti mostre di Aeropittura e alle manifestazioni d’arte, littorie e no: Biennali di Venezia, Quadriennali di Roma, Littoriali. Espone addirittura a Berlino nel 1936 durante le Olimpiadi.
Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia i suoi interessi artistici aumentano, si occupa di scenografia teatrale, di architettura, di scultura, addirittura di moda femminile.
Durante la Seconda guerra mondiale è richiamato alle armi ma si occupa principalmente di protezione mimetica degli aeroporti e continua ad esporre i suoi quadri nelle mostre.
Aderì alla Rsi
![Crali](https://www.barbadillo.it/wp-content/uploads/2016/12/15284062_1140017736052953_7550950702220612170_n-310x420.jpg)
Dopo l’8 settembre 1943, durante la RSI, resta al fianco di Marinetti con il quale nel 1944 firma l’ennesimo Manifesto futurista, dedicato alla distruzione della sintassi e all’immaginazione “senza fili”, l'”Aeromusica de’ alfabeto in libertà”. Organizza ancora “serate futuriste”. Al termine della guerra nel goriziano è catturato da partigiani jugoslavi, rischia di finire in una foiba ma si salva per il provvidenziale intervento anglo-americano.
Dopo la guerra sconta con un po’ di ostracismo la sua adesione al fascismo; alcune delle sue opere sono distrutte, come il Sacrario ai caduti in Africa Orientale, a Gorizia. Resta fedele al Futurismo anche se passa quasi tutti gli anni ’50 a Parigi e metà dei ’60 in Egitto.
Si stabilisce infine a Milano dove insegna Storia dell’Arte e dove muore nel 2000. (dal gruppo social Effemeridi del giorno)