Ricordiamo l’anniversario della morte dello scrittore dannunziano Yukio Mishima con cinque citazioni da un raffinato volume delle edizioni di Ar, “Mishima e la restaurazione della cultura integrale”
Il corpo di un uomo, per sua natura e funzione propria, lo spinge verso il Fiume dell’Azione, il fiume più pericoloso della giungla. Le sue acque sono piene di alligatori e piranhas. Dagli accampamenti del nemico scoccano frecce avvelenate. Questo è dalla parte opposta del Fiume del Romanzo. Ho sentito spesso il motto: “La Penna e la Spada unite in un unico Patto”. Ma, in verità, si possono unire soltanto al momento della morte. Questo fiume dell’Azione mi dà le lacrime, il sangue, il sudore che io non trovo mai nel Fiume del Romanzo. In questo nuovo fiume assisto a incontri di anime con anime, senza che ci si preoccupi delle parole. È anche il fiume più distruttivo, e ora capisco perché così poca gente ci si avvicini. Questo fiume non ha alcuna generosità per il contadino; non porta né salute né pace, non concede riposo. Mi si lasci dire solo questo: io, nato uomo e vivo come uomo, non posso vincere la tentazione di seguire il corso di questo Fiume.
Se non si mette in azione immediatamente la verità riconosciuta con anima e spirito, questa conoscenza non è più valida. Se non c’è l’azione, non c’è nemmeno la conoscenza, e se non la si tramuta in azione, la conoscenza non è completa.
Ormai non c’è più bisogno della ‘logica’. La ‘logica’ si inceppa ed è come un mobile ingombrante che ogniqualvolta lo si voglia trasportare graffia qua e là il muro; inoltre, ha una relazione con la nostalgia ed è una cosa troppo ‘soggettiva’. Non servono più i ricordi del passato. In un’epoca di economia consumistica, che cosa rappresenteranno la storia e la tradizione? Ora si può usare qualunque cosa e poi gettarla via. Basta soltanto conservare gli oggetti di antiquariato necessari per vantarsi.
Le grida del kendo. Questo suono è il grido dello stesso Giappone seppellito in me. È il grido di cui il Giappone odierno si vergogna e che cerca disperatamente di soffocare, ma esso fuoriesce con violenza, spezzando tutti i pretesti. È qualcosa di collegato coi ricordi oscuri, qualcosa che richiama il flusso di sangue appena versato. Ma qualsiasi connessione esso provochi, sono quelle le connessioni che richiamano in modo più veritiero il passato della nostra nazione. È il grido della nostra razza che scoppia attraverso la conchiglia della modernizzazione.
Ricordo, durante la guerra, di aver visto un film che era stato girato in tempo di pace e ricordo il mio sospirare alla vista di Ginza tutta accesa di luci al neon. Ma quando poi mi trovai in un’epoca con quanto più neon di quanto non avessi sognato, tutto ciò che riuscii a pensare fu quanto facile era stato vivere in un mondo votato alla guerra, e quanto dolorosamente difficile era vivere in un mondo di pace.
* “Mishima e la restaurazione della cultura integrale” di Giuseppe Fino (Collana: Sannō-kai, 12 euro, www.edizionidiar.it, per informazioni e ordini: info@libreriaar.com 0825.32239)