“Il più importante referendum da quando si chiese agli italiani di scegliere tra Repubblica e Monarchia”. Giuseppe De Tommaso, direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, ha dato così il via all’incontro tenutosi nell’Aula Aldo Moro dell’Università di Bari, definendo il prossimo 4 dicembre giorno di svolta nella storia del Paese.
Sul “Ring Costituzionalmente Corretto”, titolo dell’incontro organizzato dall’associazione studentesca barese StudentiPer, sono saliti due esponenti del Sì e due del No. Schierati al fianco del governo guidato da Matteo Renzi, la professoressa Ida Maria Dentamaro, docente di Diritto Pubblico ed ex senatrice dem, e l’onorevole Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Ap ed ex Ministro dei trasporti prima del governo Letta e riconfermato poi dall’attuale premier fino all’apertura dell’inchiesta Grandi Opere. Dall’altra parte il professor Raffaele Rodio, docente ordinario di Diritto Costituzionale, e l’onorevole Gaetano Quaglieriello, ex Ministro per le riforme costituzionali nel Governo Letta.
Il dibattito sulle autonomie
Affrontati tematicamente tutti i punti cardine della riforma, dall’annullamento del bicameralismo fino all’accentramento delle politiche con conseguente deresponsabilizzazione delle regioni. L’analisi del professor Rodio comincia proprio con il rapporto Stato- regioni, l’accusa del costituzionalista parte dalla riforma del Titolo V risalente al 2001. L’errore primordiale. Le autonomie regionali concesse 15 anni fa hanno portato ad una politica interna semi-federalista che fino ad oggi non ha pagato. L’indipendenza garantita dal referendum ha dato la possibilità alle regioni di potersi autogestire in alcuni materie di grande rilevanza, su tutte la sanità. Un tentativo malriuscito, a cui oggi si cerca di porre rimedio deresponsabilizzando le amministrazioni regionali e rimandando a Roma le decisioni. Piccata la risposta di Lupi, che forte del suo passato da Ministro delle infrastruttura ha sottolineato come alcune esigenze non possano essere di competenza locale. Fu proprio l’attuale capogruppo di Ap alla Camera a portare avanti, nell’ambito del decreto Sblocca Italia, la volontà di collegare con l’alta velocità Bari e Napoli. “Un’esigenza – ha sottolineato ieri Lupi – non attribuibile alla Puglia o alla Campania. Collegare due tra i poli più importanti del Sud Italia è una questione di rilievo nazionale”.
Stabilità vs rappresentatività
Poi la discussione si è spostata su stabilità di governo e nuovo senato delle regioni, con il quale di fatto si supererebbe il bicameralismo perfetto. Forte il ricordo di Quagliariello, in merito alla questione della stabilità: “Il premier Renzi ha detto che la riforma serve per spianare le opposizione – attacca il costituzionalista – e pochi giorni dopo, non contento ha sottolineato la sua posizione dichiarando di entrare nel partito con il lanciafiamme verso le minoranze”. Minoranze, appunto. Tramite la nuova legge elettorale, l’Italicum, e con l’eventuale riforma della Costituzione, la rappresentanza del popolo sarebbe sacrificata in favore del primo partito. Infatti secondo la nuova legge elettorale la fiducia al Governo sarebbe di pertinenza soltanto della Camera, lì dove il primo partito avrebbe una netta prevalenza grazie al nuovo premio di maggioranza. “Un modo di fare politica – continua Quagliariello – che incentiverà il trasformismo, invitando i deputati a passare da un partito all’altro”. “Immobilismo o cambiamento? Ci riformiamo da soli – controbatte Lupi – Il nuovo Senato delle Regioni prevedrà solo 100 senatori, al contrario dei 315 di oggi. La legge elettorale invece garantisce ad un governo di poter arrivare alla fine del proprio mandato”. Poi sulla questione del bicameralismo è la Dentamaro ad esporsi definendo il rapporto di fiducia univoco. Con una sola camera si sana un deficit di democrazia importante, ad oggi il doppio rapporto di fiducia è ascrivibile solamente ad Italia e Romania.