Quando si dice il dettaglio: 2,53. E’ il risultato degli ascolti dell’ultima puntata di Politics su Rai3. Una sfortunata trasmissione di Gianluca Semprini collocata in palinsesto col rango degno di un Papa per finire però nel limbo della spicciolata da sagrestia: 627.000 spettatori. Un ennesimo tonfo malgrado la presenza in studio la settimana scorsa, tra gli ospiti, di Bruno Vespa. Quando si dice fare Politics. Un programma di approfondimento politico fortemente voluto dal nuovo corso di viale Mazzini, non fosse altro in ragione di un preciso mandato. Carta canta, anzi, l’audio resta. E’ il 7 maggio 2016. A Dogliani, al Festival della Tivù e nuovi Media, c’è Antonio Campo Dall’Orto. Il direttore generale della Rai, fresco di nomina, risponde a Giovanni Minoli che lo intervista.
Questa, la domanda: “Matteo Renzi le ha dato un mandato di servizio pubblico?”. Ed ecco la risposta: “Un mandato educativo-culturale, basato sul merito”. Senza infierire sul povero Semprini, caricato a doppia mandata – togliere di mezzo il Ballarò di Massimo Giannini e, non ultimo, come da spot, “spiegare una volta per tutte come fare giornalismo in tivù” – la parabola della trasmissione si spiega esclusivamente col cortocircuito tra l’educativo, il culturale e il merito. La fuffa piritolla smolla tutta la propria bolla. L’evanescente e presuntuosa ficaggine dei dilettanti di regime collocati nei ruoli di potere non regge, infatti, l’urto della professionalità.
E’ il famoso biscotto dato agli edentuli. Alla guida di Rai3, invece che un dentuto e valente masticatore di tivù qual è Andrea Salerno, c’è Daria Bignardi. L’affascinante scrittrice è stata scelta apposta da Campo Dall’Orto (a sua volta voluto da Renzi) giusto a confermare il “mandato” tutto “educativo-culturale, basato sul merito”. Certo, sono tutti reclutati da una stessa comitiva. Il premier stesso è il sirenetto di cotanto muretto. Lui sta al governo come la Bignardi alla guida di Rai3 (con la stessa vocazione piritolla, va da sé). Ed è stato un dettaglio, nell’ultimo martedì di passione di Politics, a chiudere – come fosse un coperchio – l’inutile cucina di cotanta scienza: chiamare in soccorso Bruno Vespa in quel manicomio di tivù frou frou.
Chissà cosa faranno domani, martedì, si faranno dare un mandato educativo-culturale, basato sul merito, da Jim Messina, il famoso guru chiamato a curare l’immagine alla comitiva? Quando si dice il mandato. Non è certo stata una puntata di “servizio pubblico”. Ma di nemesi sì. Ed è stato il giganteggiare di Bruno Vespa su tutti i piritolli. Potevano giusto farsi spiegare da lui come poter quantomeno “cominciare” a fare giornalismo in tivù. L’unico mandato educativo-culturale, basato sul merito – senza infierire su Semprini – è presto detto: mandarli via. (dal Fatto quotidiano)