Al di là dei partiti e degli steccati politici, martedì 4 ottobre nella Sala Nassiriya di Palazzo Madama, a Roma, si è tenuta una conferenza di denuncia e condanna dell’utero in affitto, per la prima volta di portata trasversale.
L’incontro è stato promosso dall’Associazione ProVita Onlus, rappresentata dal presidente Toni Brandi.
Per la abolizione e la repressione del turpe mercimonio di donne e bambini, hanno espresso le loro opinioni le Senatrici Maria Rizzotti (FI), Laura Bianconi (NCD), Donatella Mattesini (PD). Sono intervenuti anche la giornalista Monica Sargentini del Corriere della Sera e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio .
ProVita e le inchieste dei media hanno denunciato da tempo le agenzie straniere che guadagnano milioni di dollari promuovendo la pratica dell’utero in affitto, che è vietato e punito dalla legge italiana (l. 40/2004). Ma le agenzie straniere, che si approfittano dell’inerzia dei magistrati e delle autorità, vengono senza ritegno a cercare clienti in Italia, che per loro rappresenta un mercato in crescita: già nel 2004, Tarquinio rilevava tale crescita si attestava su livelli del 1000%.
Toni Brandi ha presentato il DVD “Breeder, donne di seconda categoria“, che è stato distribuito ai presenti e che sarà presto disponibile sul sito www.notizieprovita.it: un documentario che raccoglie le testimonianze reali delle persone che sono state coinvolte nel turpe mercimonio dell’utero in affitto, di ciò che hanno subito, delle conseguenze psicofisiche che si sono verificate.
ProVita ha lanciato contestualmente una raccolta firme per presentare alle autorità una petizione affinché si faccia valere nel concreto la legge penale (art.12, comma 6, l. 40/2004) vigente che punisce l’utero in affitto.
Le Senatrici intervenute hanno ribadito la necessità di combattere l’ignobile sfruttamento delle donne e il commercio di bambini sia a livello nazionale, sia a livello internazionale(Rizzotti). La magistratura ha smantellato la legge 40, e di fatto consente di violare impunemente il comma 6 citato:la volontà del legislatore è stata calpestata. Perciò bisogna rimettere mano a norme più solide, con il coraggio necessario ad inimicarsi le potenti lobby internazionali che guadagnano dall’utero in affitto (Bianconi). E’ certamente necessario anche ripensare agli investimenti per la cura della fertilità e snellire le pratiche dell’adozione, perché il desiderio di genitorialità è senz’altro legittimo (Mattesini), ma non può ogni desiderio trasformarsi in diritto, né si può consentire di trarre profitto dal corpo proprio o altrui, secondo i principi fondamentali dell’etica e i criteri antropologici universalmente riconosciuti (anche dalle norme internazionali, come la convenzione di Oviedo).
Di mamma ce n’è una sola: ed è quella che porta in grembo per nove mesi la sua creatura.
#StopUteroInAffitto