Coincidenza singolare, quella che sta per consumarsi: domani, 8 maggio, si terrà (l’ultima?) assemblea nazionale di Futuro e Libertà e, contemporaneamente, arriverà nelle librerie “Bastava dire no. Alla fine di un matrimonio, credetemi, si sopravvive” (Marsilio, pp. 112, € 12,50), opera prima di Chiara Maffioletti, brillante penna del “Corriere della Sera”, e animatrice de La 27esima ora, blog al femminile del quotidiano milanese.
Politica e libri non sono due mondi propriamente confinanti, osserverete voi. A volte possono stuzzicarsi vicendevolmente ma, più spesso, entrano in rotta di collisione. Silvio Berlusconi, seduttore seriale, ne brandì uno per accattivarsi la “famiglia” del suo sposo dell’epoca, Gianfranco Fini. Nell’ormai lontano marzo 1998, quell’istrione del Cavaliere si presentò alla conferenza programmatica che An stava tenendo a Verona con migliaia di copie de “Il libro nero del comunismo”, edito, non a caso, da Mondadori. Una per delegato, anche se, come in tutti i pranzi di nozze, c’è sempre qualche scostumato che fa il bottino e altri che rimangono a bocca asciutta. Fini, che a quell’evento aveva preferito invitare Massimo D’Alema piuttosto che Umberto Bossi, si ritrovò scavalcato a destra, superato di slancio sul terreno che aveva a lungo coltivato: l’anticomunismo viscerale. Un segnale che avrebbe dovuto farlo riflettere prima di consegnare in dote a quell’esuberante alleato un’intera comunità umana e politica.
“Bastava dire no. E niente di quello che mi sarebbe successo qualche anno più tardi sarebbe mai capitato”. Così scrive Chiara, che malgrado i suoi 29 anni, di cui gli ultimi sette passati al Corsera (redazione spettacoli), ha già un matrimonio alle spalle. Una constatazione che Fini ha più volte ripetuto negli ultimi mesi: l’errore più grande – ha riconosciuto – è stato sciogliere An e farla confluire nel PdL. Eppure, come Chiara aveva “studiato tutto nel dettaglio: fiori, libretti, menu, catering, assegnazione dei posti a tavoli”, l’ex leader di Alleanza Nazionale aveva stabilito paletti e numeri – il famigerato 70/30 – di quel matrimonio politico. “Speriamo che andrà tutto bene”, si ripeteva Chiara. Speriamo che prima o poi il Cavaliere (mi) passi la mano, dev’essersi detto Fini. E invece è finita come sappiamo, con una separazione non del tutto consensuale, stracci a volontà, massicce dosi di risentimento e accuse reciproche. Un po’ quello che è successo a Chiara. Da un giorno all’altro si è ritrovata fuori casa (propria), schiacciata da mutuo e bollette, avvocato stronzo e prete “esorcista”, come definisce il prete psicologo da cui il marito la trascina nel disperato tentativo di tenerla con sé. Intendiamoci, il racconto è spassoso anche se a tratti amaro e il lieto fine, ammesso che si possa considerare tale, è la consapevolezza, come suggerisce il sottotitolo, che “alla fine di un matrimonio si sopravvive”.
Ai delegati che domani si interrogheranno sul futuro di un partito che tanto futuro non sembra avere, forse sarebbe utile sfogliare questo godibilissimo libro della Maffioletti. Che nessuna moglie dovrebbe mai leggere, però, perché molti uomini, come Di, l’ex di Chiara, sono incorreggibilmente mammoni, incapaci di crescere e di assumersi responsabilità e, messi con le spalle al muro, sembrano avere “un master intensivo in cose assolutamente sbagliate da dire a chi si ama”. Il libro, tuttavia, oltre che divertente può risultare prezioso, se non altro per non ripetere gli stessi errori. L’importante non è sposarsi a tutti i costi, più importante è scegliere la persona giusta con cui condividere un percorso insieme, non necessariamente pensando che sia per sempre. Poi, se saranno rose, fioriranno. Oppure appassiranno.