La civiltà europea vive una crisi profondissima, come non ne ha vissute in passato, se non nelle epoche più travagliate, quali gli anni del tramonto dell’Impero romano. Anzi, molti europei si sentono, per usare un’espressione coniata dal sociologo della liquidità Bauman, abitatori della crisi, quasi da essa non si dovesse uscire. Il senso di sfiducia generalizzata emerge tragicamente dall’analisi dei dati demografici che sottolineano una crescente denatalità nel mondo occidentale che, a causa della crisi economica, si accompagna ad un significativo aumento dei decessi. Lo ricorda, cercando di individuare le ragioni di tale situazione, un recente libro di Francesco Borgonovo, caporedattore del quotidiano “Libero”. Si tratta de L’Impero dell’islam. Il Sistema che uccide l’Europa, edito da Bietti (per ordini: 02/29528929, euro 15,00), un volume costruito giornalisticamente anche attorno ad interviste a studiosi di fama mondiale quali lo statistico Roberto Volpi o il pensatore Guillaume Faye, ma che non manca di confrontarsi, conservando una notevole fluidità di scrittura, con filosofi di rango come Byung-Chul Han.
L’Europa, ci dice in sostanza l’autore, è spazzata da forze devastanti, rispetto alle quali le classi dirigenti continentali mostrano un’evidente complicità, tradendo i popoli che dovrebbero rappresentare. La loro azione politica mira a riprodurre e/o potenziare i profitti delle élites transnazionali, mentre al contempo segna l’invalicabilità dei confini del politicamente ed intellettualmente corretto. Così “Muore la libertà di espressione…il pensiero critico. Muoiono i popoli europei, e con essi la civiltà occidentale” (p. 12). Chi ha dichiarato guerra all’Europa? Borgonovo è estremamente esplicito: gli Imperi della Paura che si sostengono l’un l’altro e intrecciano i loro interessi a seconda delle circostanze. Da un lato, a porci sotto assedio in modo esplicito è l’Impero dell’islam, coadiuvato dalla pervasività, sottile e diffusa, dell’Impero del finanzcapitalismo. Questo conduce una guerra contro di noi mettendo in atto operazioni non militari, ad esempio le guerre finanziarie realizzate nel Sud Est asiatico negli anni Novanta e, più recentemente, in Italia e Grecia. La cosa è chiarita da uno studio ponderoso di due analisti cinesi, Qiao Liang e Wang Xingusi, Guerra senza limiti. Nell’Impero finanziario tutto sembra possibile, è il regno incontrastato delle libertà individuali e narcisistiche, ma in realtà la merce domina la vita e gli uomini, rendendoli schiavi dell’efficientismo produttivista. Tutto tende “a massimizzare e accumulare, sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile… dal maggior numero possibile di esseri umani” (p. 19).
Obiettivo finale dei tecnocrati è l’abbattimento di ogni frontiera al fine di realizzare un utopismo apolide: il mondo globalizzato abitato dallo Stesso uomo ridotto alla dimensione di produttore-consumatore. Deprivato di tradizione, storia e passato, questi non ambisce più alla conquista di alcun destino. Vive nei non-luoghi creati dalle archistar guidato nelle scelte che contano dai rappresentanti della Nuova Classe capitalista e transnazionale. Il credo generale del mondo Unico nasce, come rilevato tra gli altri da Jean-Claude Michéa, dall’integrazione dell’internazionalismo gauchista con l’ultra liberalismo. Tale “sinistra” integrazione ideologica ha determinato l’incontro degli interessi dei due Imperi della Paura. Infatti, il senso comune mondialista dominante impone, con l’abbattimento delle frontiere, l’accettazione sic et simpliciter dell’immigrazione che, non casualmente, favorisce gli interessi delle grandi imprese. Gli immigrati diventano un esercito di riserva a basso costo al servizio del grande capitale, come il caso Daimler in Germania sta con chiarezza a dimostrare. Nello stesso tempo gli immigrati producono ulteriore atomizzazione sociale e contribuiscono al processo di recisione delle radici dei popoli europei: cooperano perfettamente con i programmi elaborati dai Ministeri della pubblica istruzione europei, mirati alla deculturazione dei popoli. Senza più alcuna relazione significativa con il passato e quindi con il futuro, si vive oggi nella dimensione nomadica, fondata su pochi legami sociali e a breve termine, imposti dalla Nuova Classe. La stessa sfera sessuale, con la teoria del gender, è inserita nel generale processo di sradicamento in atto.
I popoli europei stanno correndo verso il suicidio. Poco importa ai padroni del vapore: gli originari europei, grazie agli immigrati saranno presto sostituiti. Ed è qui che gli interessi dei due Imperi si integrano e si sovrappongono. L’immigrazione diviene uno strumento di conquista non militare dell’Occidente da parte dell’Impero dell’Islam che, nel frattempo, opera anche attraverso gli investimenti dei Paesi arabi considerati nostri alleati “L’Impero dell’islam non è contrapposto a quello della finanza…i due vanno a braccetto” (p. 108). Anche gli islamici si espandono attraverso i flussi di denaro. Borgonovo sostiene che oltre alla guerra dichiarata all’Occidente dalle organizzazioni armate islamiche, è in corso una sottomissione dolce dell’Europa. Del resto, richiamandosi alle note tesi dello storico Pirenne, ricorda che “i primi vagiti dell’Europa così come la conosciamo originano dalla sua contrapposizione all’islam” (p. 98), e che la vocazione più profonda della religione musulmana è da individuarsi nella sua volontà di sottomissione dell’infedele. Se ciò è vero, come spiegare la mancanza di reazione dell’Europa di fronte ai massacri di innocenti messi in atto dagli islamici a Parigi e a Bruxelles? Solo con la catalessi cui il Vecchio Continente è stato ridotto dalla cultura dominante, che non osa chiamare gli assassini con il loro nome, che al più li definisce “terroristi”, onde distinguerli nettamente dagli islamici. Nella “guerra delle parole” l’anima europea è già stata sconfitta dai due Imperi della Paura.
Ma, fortunatamente, la partita non è ancora chiusa e, soprattutto, la storia è inesausta apertura. L’alternativa alla governance mondialista e all’invasione islamica deve prendere le mosse da una riscoperta delle tradizioni, del radicamento, dalla riacquisizione della sovranità politica dei popoli, sottratta dai potentati economico-politici dell’Unione europea, istituto senz’anima e senza il necessario ethos per presentarsi come polo politico-spirituale di riferimento. Solo un’Europa pensata come “spazio imperiale”, nel senso tradizionale che all’espressione dette Evola, come è stato riconosciuto da rappresentanti del pensiero non conforme quali de Benoist e Dughin, potrebbe svolgere un ruolo katecontico di tale portata. Il libro di Borgonovo è senz’altro utile strumento in questa battaglia non ancora iniziata, può aprire gli occhi a molti.
*L’Impero dell’islam. Il Sistema che uccide l’Europa, edito da Bietti (per ordini: 02/29528929, euro 15)