Muore a Helsinki, il 19 luglio del 1964 uno dei grandi scrittori e poeti finnici, Olavi Paavolainen. Furono in molti, in Finlandia (ma si potrebbe estendere il fenomeno all’intero mondo nordico) a simpatizzare se non ad aderire tout court ai movimenti di tipo fascista o a quelli nazionalsocialisti.
Per restare in Finlandia – e in queste “effemeridi” ne abbiamo presentati alcuni a partire dal più importante, Veikko Antero Koskenniemi – possiamo citare alcuni uomini di cultura presi in considerazione da Tarmo Kunnas, autore della tesi di dottorato pubblicata poi in Francia nel 1972 dalla casa editrice di Maurice Bardèche e nel 1981 in Italia (con il titolo “La tentazione fascista”) dalle edizioni Akropolis: la scrittrice Maila Talvio, il pubblicista Yrjö Kilpeläinen, lo scrittore Tito Colliander, lo scultore e pittore Wäinö Aaltonen, il matematico e rettore dell’Università di Turku, il centro universitario maggiore della Finlandia, Rolf Nevanlinna, ……
Olavi Paavolainen, aveva un cognome che agli italiani non può non ricordare quello dei Pavolini, una famiglia fiorentina impegnata nella politica; dal più famoso di essi, l’intellettuale militante fascista Alessandro fucilato nel 1945, al fratello Corrado, al nipote comunista Luca, direttore de “l’Unità” negli anni ’70; il capostipite della famiglia poi, dei legami con la Finlandia li ebbe eccome, sì perché il padre di Alessandro e Corrado, il linguista, docente di Sanscrito nell’Università di Firenze, Paolo Emilio Pavolini, squadrista fiorentino della prima ora e componente della “banda dello Sgombero” – assieme a personaggi famosi a Firenze come il marchese Alessandro Bartolini Salimbeni -, nella sua veste di studioso di lingue e letterature nordiche, in particolare quella finnica, a forza di frequentare quel mondo, innamoratosi di una giovane finlandese, si trasferì colà.
I legami di Firenze con la Finlandia, sono noti, si va dal Granduca di Toscana Cosimo III che ne studiò la lingua fino al nostro amico da una vita Luigi De Anna che nell’Università di Turku ha insegnato fino a quest’anno Lingua e letteratura italiana.
Al solito, abbiamo divagato (ma non troppo).
Paavolainen nacque in Carelia nel 1903, figlio di un avvocato impegnato nella politica di indipendenza dall’Impero degli Zar. L’esordio letterario del giovane Olavi fu precoce; ai tempi della Guerra civile cioè alla fine della Prima guerra mondiale, ancora adolescente pubblicò un libro di poesie. Dopo gli anni dell’Università, frequentata a Helsinki (studiò Estetica e Letteratura), visse qualche anno da bohémien nella Parigi delle avanguardie degli anni ’20.
Tornato in patria per il servizio militare, aderì al movimento di Lapua, il Lapuan Liike, partito della destra radicale del quale abbiamo parlato anche giorni fa (il 6 luglio) a proposito della biografia di Carl von Haartman.
Paavolainen fu tra i frequentatori anche del salotto letterario di Minna Craucher, donna raffinata impegnata nell’attività politica (ma si sospetta anche in attività spionistiche) nel movimento lappista che finì assassinata nel marzo 1932 durante la “rivolta di Mäntsälä”.
Scrittore ormai affermato, Paavolainen passò indenne per le burrasche politiche del 1932 e iniziò ad interessarsi alla Germania nazionalsocialista e alla Russia sovietica, attratto dalle energie nuove e dall’estetica totalitaria.
Se riuscì a visitare la Germania del Terzo Reich e a partecipare al congresso del Partito nazionalsocialista del 1936, non riuscì in un primo tempo ad ottenere però il visto per poter visitare l’Unione Sovietica. Lo ottenne nel 1939 e rimase entusiasta di ciò che vide tra Mosca e San Pietroburgo, si spinse poi fino in Georgia, a Tbilisi, la città natale di Josiph Stalin.
Un entusiasmo destinato a essere gelato di lì a qualche mese quando l’URSS attaccò la Finlandia nel novembre di quello stesso anno.
Paavolainen partecipò alla Guerra d’Inverno e rimase ferito nel corso di un bombardamento.
Nel 1940 ebbe modo di tornare in Germania assieme a Teo Snellman, il teorico del vegetarianismo in Finlandia e capo del SKT (Suomen Kansallissosialistinen Työjärjestö), un movimento nazionalsocialista finlandese accreditato a Berlino.
Il rapporto di Paavolainen con la Germania – è doveroso sottolinearlo – fu comunque sempre critico, in particolare nei confronti delle leggi razziali e di ciò che ad esse era collegato. Altri aspetti lo interessavano, come l’estetica, il mondo della tecnica, le tutele sociali e – come rileva Kunnas – “l’essenza pagana” del nazionalsocialismo.
Durante la successiva Guerra di Continuazione, fu impiegato come propagandista presso il Ministero della Difesa finnico; attività che gli consentì di continuare la sua produzione letteraria e poetica a lato dell’impegno bellico.
Nel dopoguerra, l’attività di Paavolainen riprese lentamente, sconvolto come era dalle distruzioni che la guerra aveva causato nel Paese.
Riprese poi in pieno l’attività di scrittore e accentuò le sue simpatie per l’altro bastione totalitario che ancora restava in Europa, l’Unione Sovietica, simpatie ricambiate.
@barbadilloit