A volte, a causa del flusso continuo di informazioni, vengono dimenticati gli anniversari e le memorie nazionali, purtroppo. Anche per questo se chiedessimo ad un diciottenne diplomando, “Chi era Cesare Battisti?”, forse avremmo questa risposta, “È un parente di Lucio Battisti!” Invece, il centenario della morte dell’intellettuale trentino, impiccato dagli austriaci il 12 luglio 1916, ci spinge ad inquadrare la sua figura storica, figura originale e attualissima. In questi giorni il dibattito storiografico è stato aperto e gli storici ricordano che il Fascismo raccontò di continuo alla nazione le gesta del tenente degli alpini, catturato sul fronte e morto da eroe. Sul Corriere della Sera, tuttavia, Oswald Überegger precisa, “In Austria e/o in Tirolo è sempre stato difficile rapportarsi alla figura di Battisti” e poi, solo da pochi decenni, questa vicenda venne letta diversamente dagli austriaci, da chi considerò Battisti un traditore anche dopo il 1945. Ma oggi, a cento anni dalla fine terribile di un patriota, cosa è possibile scrivere di questa epopea ?
Fuori dal mito del soldato, nella sua biografia emerge chiaramente la battaglia autonomista. Andrebbero quindi riportati alla luce i fatti di un uomo che si batté per l’autonomia amministrativa della sua regione. Ed è ricchissima di pubblicazioni la battaglia di Battisti sulla ‘patria trentina’. L’uomo dai grandi ideali si batteva realisticamente per l’autonomia amministrativa, per l’università italiana a Trento e a Trieste, per la diffusione di una cultura regionale. Con la consapevolezza della centralità del territorio, per i nostri anni, Battisti è un antesignano dell’autonomismo, è un esempio di indipendentismo che dimostra come i poteri sopranazionali, e l’impero austro-ungarico fu organismo sopranazionale, causano crisi e dolori.
La sua battaglia autonomistica fu condotta attraverso la fondazione di riviste di cultura regionale come ‘La rivista popolare trentina’ del 1895. O la rivista ‘Venezia tridentina’ del 1898. E nel 1903 fondò ‘La Vita Trentina’ unitamente ad una serie straordinaria di pubblicazioni di geografia e storia locale. In più. Questo suo impegno autonomistico fu portato nel Parlamento di Vienna. I deputati austriaci lo odiavano. Divenne così il ‘ribelle trentino’ che denunciava la legislazione oppressiva del potere viennese e contestava le tassazioni ingiuste della Dieta di Innsbruck.
Fu stimato da Gabriele d’Annunzio con cui tenne un famoso comizio irredentista sul Campidoglio. Battisti allora comprese che, per ottenere la sovranità del popolo trentino, fosse inevitabile fare il salto drammatico verso la guerra, contro il potere internazionale austriaco. Da tenente fu amato dai suoi soldati e prima di essere catturato salvò un collega ufficiale. Gli aneddoti di guerra sono innumerevoli mentre ciò che oggi appare interessantissimo è l’impegno editoriale di un intellettuale interprete della sovranità trentina. Le piazze e le vie delle nostre città sono dedicate a lui. La sua storia però potrebbe essere conosciuta, dai più giovani, non su qualche lapide dimenticata, ma attraverso una nuova diffusione delle foto del martirio, quelle conservate nel Museo Storico Trentino. Sono le immagini del militare catturato con la testa alta e lo sguardo orgoglioso. Sono le immagini dell’eroe impiccato mentre il suo boia sorride ad una macchina fotografica. Dopo lo strangolamento, alcuni soldati austriaci si fecero fotografare accanto al cadavere del tenente italiano. I boia non sono mai cambiati. La vanità bestiale scattava foto nel 1916 e nello stesso modo si racconta coi selfie, nel 2016, accanto alle vittime, dentro una narrazione di odio. Di sicuro, gli austriaci tentarono di distruggere quelle foto. Non ci riuscirono. Sono arrivate a noi anche per il centenario della morte di un italiano, che, prima di morire, per due volte, quando era già senza respiro, gridò, “Viva Trento! Viva l’Italia!”.