Scenari oltre il monocolore di Renzi. L’analisi di Mario Bozzi Sentieri
E’ ormai lungo, lunghissimo – come il naso di Pinocchio – l’elenco delle promesse fatte da Matteo Renzi. Varrebbe la pena predisporre un dossier organico, aggiornabile giornalmente online, vista la travolgente fantasia del presidente del Consiglio.
Dalla crescita “col botto” alle assunzioni nella pubblica amministrazione, dalla riduzione delle tasse ai pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche, dagli 80 euro per i pensionati alle grandi opere (ivi compreso il mitico Ponte sullo Stretto), dalla soppressione del bollo auto alla riforma di Equitalia è uno scoppiettio di annunci. Ultimo in ordine di tempo quello sulla rimozione delle eco balle dalla cosiddetta Terra dei Fuochi. Annuncia l’hastag “Via le ecoballe dalla Terra dei Fuochi. Via la camorra dalla gestione rifiuti. Finalmente si fa sul serio #lavoltabuona”. Bazzecole gettate al vento … naso lungo e memoria corta, visto che poi le stesse eco … balle sono il frutto della gestione Bassolino, sodale del premier.
Nell’ultimo fine settimana, a Santa Margherita Ligure, durante la loro kermesse annuale, anche i giovani industriali, governativi convinti, non hanno potuto fare a meno di manifestare il loro imbarazzo per le reticenze e gli omissis del Presidente del Consiglio. “Accettiamo le sfide del premier – dichiarano gli imprenditori in erba – ma lui ha dribblato molti temi”. A chi gli ha chiesto dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, Renzi ha manifestato … “comprensione”. A chi ha posto questioni concrete Renzi ha dato soluzioni generiche. A chi voleva impegni dalla politica, la risposta è stata “rimboccatevi le maniche”.
Renzi insomma esorta, affabula, dispensa ottimismo. Poi quando qualcuno lo contesta – come è successo all’assemblea annuale di Confcommercio – si scaglia contro chi fischia, toccato nell’orgoglio. In alternativa si nasconde – è accaduto l’altro giorno a Lucca, durante il suo intervento sul Terzo Settore – dietro il tormentone è “il Paese non lo cambia chi urla, chi fischia, ma chi rischia”.
Alla fine due battute e l’immancabile selfie: troppo poco per dare il senso di un Paese rimesso in carreggiata e di un governo in grado di dare risposte concrete. Con queste premesse non solo tramonta l’ipotesi del Partito della Nazione, a meno di non volere considerare i verdiniani come le avanguardie di questo progetto, ma si sfarina lo stesso Pd ridotto a macchiettistico palcoscenico del suo leader piuttosto che ad aggiornato strumento riformista.
A questo punto si tratta di voltare pagina. Ne prendano atto anche quanti, sul versante del centrodestra, erano stati affascinati dall’eloquio del bugiardissimo e dal suo prorompente giovanilismo. I fatti parlano chiari. Tra “bufale” ed “eco balle” Renzi ha reso palese la sua inconsistenza politica. Ora – da parte del centrodestra – si tratta di scuotersi di dosso ogni complesso referenziale e di iniziare a lavorare per costruire l’alternativa.
L’hastag #lavoltabuona è il “brand” usato da Renzi per fissare le sue promesse. A quanto #lavoltabuona per mandarlo a casa ? Dopo di lui – cominciamo a prenderne coscienza – non c’è il diluvio, ma la riapertura di un corretto confronto politico-programmatico. Un confronto che non potrà non fare bene, al di là degli schieramenti, a tutta l’Italia.