
Prosegue il dibattito sugli scenari emersi dalle recenti amministrative. Ecco la riflessione dell’intellettuale Alex Voglino
Elezioni comunali? Tutti si affannano a dire che – trattandosi di elezioni locali – non bisogna azzardarsi a ricavarne alcuna valutazione relativa al piano politico nazionale. Da congenito bastiancontrario quale sono, voglio invece provare a fare esattamente questo. I soloni mediatici parlano di “tripolarismo” (con il Movimento 5 Stelle nel ruolo di terzo polo) e di fine delle grandi narrazioni politiche.
Personalmente concordo che non siano “grandi” nel senso di “nobili” o di ampia prospettiva, ma contesto che le narrazioni non ci siano. Nel dettaglio, se ne contrappongono almeno 2 chiare e coerenti con le rispettive premesse: la prima è quella dei difensori dell’establishment e delle sua scelte antipopolari dell’ultimo ventennio (europeista, eurista, liberista, globalista, allineata con i poteri finanziari sovranazionali); sostiene a spada tratta le cosiddette politiche di “austerity” che hanno demolito la qualità della vita e le prospettive di futuro di gran parte del mondo e il globalismo finanziario del commercial paper (un modo elegante di chiamare la carta straccia) che ci ha regalato la crisi del 2008 e l’attuale deflazione e depressione. Questa prima narrazione- che si erge con presunzione direttamente proporzionale alla sua insostenibilità alla prova dei fatti – scaturisce dall’alleanza fra i poteri forti del globalismo e del capitalismo post-moderno e una sinistra in piena eterogenesi dei fini, secondo uno schema inaugurato da Mitterand 25 anni fa e oggi dominante, talché questa narrazione ha il volto “moderato” della Merkel in Germania e quello di Sinistra di Hollande in Francia o di Renzi in Italia, in una perfetta interscambiabilità che non incide sulla sostanza. Questa prima narrazione in Italia è perfettamente allineata al resto del mondo e si incarna nel “Partito della Nazione” di massonica osservanza.
La seconda narrazione – praticamente in tutto il resto del mondo – ha il volto di quello che i suoi avversari definiscono sbrigativamente “populismo” e che invece altro non è che la presa d’atto – da parte delle persone travolte dagli effetti delle politiche difese dalla prima narrazione e dal tradimento della propria funzione storica da parte della Sinistra – del fatto che l’unica alternativa possibile è sovranista, identitaria, sociale e sostanzialmente contraria alla versione attuale del capitalismo mondiale. E’ la narrazione che governa con successo in Ungheria e Polonia per restare vicino a casa, ma anche in Russia sia pure in una versione peculiare a quella nazione e – per certi aspetti non del tutto trascurabili – in parte perfino in Cina. E’ la narrazione che, dove ancora cavalca l’opposizione e non ha avuto accesso al governo, si incarna nel modello Front National, nelle sua varie declinazioni nazionali e che in un paese radicalmente a sé stante sotto il profilo politico come gli USA, si incarna nella candidatura di Donald Trump. Questa seconda narrazione in Italia – unico caso a parte forse quello di Podemos in Spagna, che però si è rivelata un’operazione eterodiretta da interessi stranieri, finanziata dai petrodollari di Chàvez – è stata deviata sul binario morto del Movimento 5 Stelle da una raffinata operazione di marketing pensata fuori dai nostri confini e cioè convogliata verso un movimento nella sostanza innocuo, parolaio, privo di veri contenuti politici e soprattutto di politica economica a parte la demagogica parola d’ordine del “reddito di cittadinanza” (finanziato Dio solo sa come) e una assordante retorica su onestà e trasparenza, che in un paese normale sarebbero doverose virtù civiche e non opzioni politiche.
Grande assente la Destra (un termine di scarso significato, ma tanto per capirci) – in qualunque sua declinazione, salvo componenti ancora assolutamente marginali – che si presenta oggi priva di rilevanza elettorale e soprattutto priva di qualunque reale contenuto politico, apparentemente addirittura incapace di decifrare i contenuti della sfida epocale che oggi vede contrapporsi su un piano globale i popoli (che attualmente detengono nel loro insieme a malapena il 10% della ricchezza esistente) e i poteri apolidi del capitalismo transnazionale, che detengono l’altro 90%. Chiedo scusa per questa lunga premessa, ma essa in realtà contiene già in sé anche le relative conclusioni e se li leggete in questa luce, vedrete che gli esiti delle elezioni amministrative riflettono in pieno il dato nazionale. Eccome.