Il mio rapporto con il tennistavolo comincia e finisce intorno ai 10 anni, quando frequentavo l’oratorio dei Cappuccini di una noiosissima cittadina del Tigullio. Ci ho giocato, come tutti noi ragazzetti di allora che non conoscevano certo né Playstation né altri giochi se non quelli ancora “tradizionali”, per questo mi ha incuriosito – e solleticato la mia ironia – il titolo del bel libro di Guido Mina di Sospiro: La Metafisica del Ping Pong.
Dal momento che uno dei miei interessi è sempre stato lo studio delle “metafisiche” soprattutto applicate all’Arte e alle Tradizioni, vederlo legato a un gioco che nella mia ignoranza relegavo appunto in ambito “oratoriale” o da “dopolavoro” mi ha fatto sorridere, anche se so che il Tennistavolo è sport olimpionico con un gran seguito.
Ma questo è colpa del mio essere profondamente “antisportivo” cioè “antidecuberteniano”, credendo invece nelle Vie Marziali e nell’Arte delle Armi, nutro un sussieguoso disprezzo per ciò che comunemente viene chiamato sport. Una delle cose più belle e accattivanti del libro di Mina di Sospiro è proprio il fatto che all’improvviso mi sono ritrovato a scoprire quanti “punti” avessimo in comune, io con la mia passione per la Scherma, soprattutto quella antica, non la sportiva contemporanea, e il “ping pong”.
L’interesse per l’Occidente combattente, ma anche per le filosofie orientali che hanno creato i bushi per esempio, scoprirli nel libro con von Clausewitz e con Sun Tzu è stato per me entusiasmante e quindi mi sono appassionato alle “avventure” anzi alla “ventura iniziatica” di cui parla l’autore. Un cammino metafisico che va dai Ching all’Europa e viceversa, dove colui che compie la Queste cerca un tipo di Graal – che come ben sanno i cultori di simboli medievali è proteiforme – che è non la vittoria sui tavoli da gioco, ma la Conoscenza del Gioco stesso ovvero giungere ai Principi Primi che governano la Realtà. Il Ping Pong ha le sue regole e le sue “armi”, gli avversari da affrontare sono i nostri stessi “demoni interiori”. È esso, secondo l’Autore un’”iniziazione sciamanica”, dunque in un certo senso “di mestiere”, così come avviene – pardòn – avveniva, per i pittori nel XV e nel XVI secolo e prima d’allora, come avveniva per i Trovatori e per i Cavalieri, i Guerrieri.
Ma ogni “adepto”, “seguace” o “iniziato”, in qualunque Via egli intraprenda ha necessità di un Maestro, un vero Maestro, non uno dei tanti ciarlatani new age finti guru che impestano il pianeta con deliri parafilosofici e veganisti. Il giocatore di tennistavolo, che poi è lo scrittore stesso, cerca e trova il “suo Maestro” che come tutti i veri maestri, non sembra tale. Merlino era anche un pazzo che viveva nei boschi di Broceliande, così è Prospero, e ancora tali sono nelle leggende i maestri taoisti come Lao Tze e tanti altri. Poi oltre al Maestro vi è la cerca dell’”arma sacra”, in questo caso della “racchetta perfetta”. Tutti i “cercatori” lungo un cammino iniziatico, se guerrieri, hanno la loro spada, dotata d’anima e personalità propria, dunque perché non potrebbe essere lo stesso con una racchetta da ping pong? Se è “mutevole” l’aspetto del Graal lo sarà anche quello dell’arma sacra. Così tra il racconto d’una partita e un altro, Mina di Sospiro ci conduce lungo le pieghe della metafisica da Platone ad altri speculatori dell’intelletto fino a ritrovarmi in compagnia del mio gaglioffo prediletto, ovvero Benvenuto Cellini, che fa una comparsata anche in questo libro che parrebbe – ma non è – essere così lontano dal mondo corrusco e sulfureo del Primo Rinascimento.
Dunque La Metafisica del Ping Pong è un libro poliedrico, contiene più livelli di lettura, ma anche come divertissement è delizioso, comprensibile anche per chi non ha mai giocato neanche da ragazzo, da meditare per tutti coloro che si riempiono la bocca di sonanti terminologie “esoteriche” e si dedicano alla cura del proprio ipertrofico ego, nel loro ashram autoperpetuante di discepoli e discepole dallo sguardo sonnolento. No, la Via non è quella… dunque se proprio non siete portati per l’Avventura cavalleresca, provate a giocare a tennistavolo, magari scoprirete che il Graal si può trovare anche così.
*”La Metafisica del Ping Pong” di Guido Mina di Sospiro (Ponte alle Grazie Milano 2016 Pagg. 240 Euro 16,80)