Lo spinoso e controverso rapporto tra religione, diritto e satira, i confini spesso labili tra libertà di espressione e rispetto del Sacro, nel contesto più generale dell’incontro-scontro tra Occidente e Islam è stato al centro dell’ incontro di studi organizzato dalla Scuola Superiore della Magistratura presso la Corte di Appello di Bari in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati e quello dei Giornalisti, alla presenza di esperti giuristi nel settore sul rapporto tra libertà di religione e manifestazione del pensiero, moderato da Maddalena Tulanti.
Per S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo della Diocesi di Bari-Bitonto, la società occidentale è caratterizzata da una contraddizione: “Da una parte si sceglie il relativismo denunciato da Papa Ratzinger sul piano dei valori, mentre sul piano giuridico ci si richiama ai diritti inalienabili; ma solo la dignità della persona umana lo è, non i diritti secondo il potere contrattuale del momento che li assolutizza”. In quest’ottica “la libertà di espressione viene limitata solo da un generico rispetto della sensibilità altrui, mentre la libertà religiosa non è un bene individuale ma collettivo e l’intervento della religione nella sfera pubblica, così come l’incompatibilità del cristianesimo con la violenza, non giustifica reazioni come quella della satira blasfema”. Di qui una critica al sistema mediatico, specie quello della rete: “L’informazione è potere, i mass-media sono più importanti di altri perché contribuiscono a creare la mentalità dominante”.
Considerazioni, quelle del presule barese, che trovano eco nell’intervento di Sharif Lorenzini, presidente della Comunità Islamica d’Italia (CIDI): “L’Occidente ha una legge secolare che deve tenere presenti le diverse esigenze della società” dichiara l’esponente islamico “e se l’Islam promuove una pace interiore che deve portare al rispetto dell’altro, va anche detto che a volte la parola uccide più della spada. Il terrorismo strumentalizza la religione, chi usa violenza commette un peccato grave, ma occorre capire che la violenza della parola, per l’Islam, è parificata a quella fisica. Sì alla satira che alimenta un dibattito costruttivo, non a quello che ferisce la libertà altrui”.
Al presidente emerito della Camera Luciano Violante il compito di esprimere le considerazioni di un mondo laico ma attento al rispetto dei valori religiosi: “Quello di Charlie Hebdo è stato un atto di terrorismo collegato alla guerra, e l’ obiettivo si spiega solo alla luce della situazione mediorientale”. La satira ha responsabilità civile? L’ex magistrato non ha dubbi: “Ogni attività intellettuale non è mai irresponsabile, non esistono diritti assoluti in democrazia”. E se pure esiste una “strana parentela tra diritto di satira e libertà religiosa, che sono due spie della democrazia”, per Violante occorre “distinguere tra satira su uomini di religione che si espongono nella sfera pubblica e figure sacre”, partendo dal presupposto che per religione “non si intende qualsiasi opinione filosofica, ma una visione che concepisce un rapporto tra umano e divino”.
Quali limiti allora vanno posti alla satira? L’ex presidente della Camera ritiene che si tratti di un “confine mobile, in cui occorre decidere caso per caso, limiti di educazione pedagogica, civile e non di tipo penale”. La lunga militanza a sinistra e la professione di laicità di Violante non gli impediscono, dopo le note e storiche aperture sui ragazzi di Salò, di denunciare con forza il “silenzio sulle persecuzioni dei cristiani. Perché non si parla di questo? E’ un tema che tocca la nostra identità culturale”, mentre non lesina critiche a un “potere mass-mediatico che non può vivere di irresponsabilità. I social non analizzano fatti e connessioni, ma la notizia non dà visione del mondo. Servono luoghi di vera informazione in cui riflettere”.