Un commento di Pietrangelo Buttafuoco
Il figlio del golpista nel Vogliamo i Colonnelli! – il film di Ugo Tognazzi sull’epopea dei reazionari pronti al Colpo di Stato – era frocio. Quello, insieme ai congiurati, con la Legge e l’Ordine, doveva restaurare anche il rigore morale dell’Italia maschia e di specchiata probità, ma il figlio era frocio. Punto.
Le donne – con la gonna sotto il ginocchio – stavano in cucina o nel tinello dove, ricamando all’uncinetto, si davano alla recita del Santo Rosario. E quel ragazzo, con la chitarra a bandoliera, era il contrappasso – o forse un presagio di svolta ideologica – nel trionfo di monocoli e naftalina.
Era, quella, una destra ossessionata dalla rivincita sui tempi nuovi fatti di culi al vento, di belle ragazze dalle gambe sfoderate contro il comune senso del Pudore. Ed era la destra delle “vecchie zie”. Tutta di velette e centrotavola.
Era la destra di appena ieri. Era quella di Ferribotte: “Concettina, componiti!”. Ed era quella di un povero marito con la moglie votata al Partito Comunista che, non potendone più – con l’approvazione di don Camillo – le tinteggiava il popò e la chiudeva in casa.
La vecchia talpa della storia scava nelle contraddizioni ed ecco che – oplà – la destra di oggi si ritrova progressista: “Le femministe stanno col burqa, io” – proclama Daniela Santanché – “sto con la minigonna”.
E’ la destra di oggi. C’è la Santanché, la più efficace in propaganda politica mentre Io amo l’Italia di Magdi Allam, soppianta Mondo Piccolo di Giovannino Guareschi.
E’ cambiato il nemico. Non la Guerra Fredda ma la Guerra più che Rovente. Non c’è più, infatti, Giuseppe Bessarione detto Stalin. C’è il terrorismo assassino. Non ci sono più i comunisti che mangiano i bambini. Ci sono – e così recita la semplificazione di successo, da Donald Trump a scendere – i musulmani che portano a termine l’invasione.
Guareschi era di destra, Allam di sinistra e la mutazione – dai Colonnelli di Tognazzi a quelli della destra post-berlusconiana (meritatamente ribattezzati da Santanché, a suo tempo, “palle di velluto”) – è definitivamente egemone proprio perché antropologica.
Il presagio ideologico, infatti, è bello che compiuto. L’attrezzistica di Dio, Patria e Famiglia fa posto alla schizofrenia di tenere insieme Family Day e Gay Pride visto che Dudù e la sua padroncina Francesca Pascale, in tutto questo orgoglio delle identità, una pesante voce in capitolo ce l’hanno.
Guareschi, disegnando i compagni con tre narici, disinnescava l’odio con una forzatura umoristica. S’aggrappava, Guareschi, all’ingenuità di averla tutta la ragione, senza mai smettere di seminare – in ogni suo rigo, in ogni sua vignetta, in ogni scazzottata tra Peppone e don Camillo – l’umanità. Compresa quella dei trinariciuti.
I destri di oggi – ebbri del clamore telegenico – progressisti per opportunità di propaganda vanno a rubare il mestiere alla sinistra cui fa difetto il vizio conformista. Letale più di ogni sguaiata sparata di Trump.
L’ideologicamente corretta Olanda, infatti, invece che suggerire alle impiegate di Nieuw West di “non indossare una gonna o un vestito che arrivino sopra il ginocchio”, avrebbe dovuto fornire loro copia de Le Mille e una Notte. E’ il bottone saraceno che va a corrispondere all’asola della minigonna occidentale. Punto.