![Antonio](https://www.barbadillo.it/wp-content/uploads/2016/03/12814667_951631874891541_2182870608217724994_n-310x401.jpg)
14 marzo 1933. A Firenze, città della quale era stato anche sindaco, muore il fisico Antonio Garbasso.
Nato a Vercelli, figlio di un magistrato. Laureato in Fisica nell’Università di Torino proseguì gli studi scientifici in Germania, a Berlino, con il prof. von Helmholtz e a Bonn dove seguì le lezioni del prof. Heinrich Rudolf Hertz. Ma in Germania non si limitò allo studio; lavorò a Berlino alla sperimentazione sulla radioattività con Emil Aschklinas. Fu quindi lui ad insegnare, Fisica sperimentale e Fisica matematica nelle Università di Pisa, Torino e Genova.
Secondo lo storico Giorgio Spini fu “uno dei fisici più brillanti della sua generazione”. A Firenze fu chiamato a dirigere l’Istituto di Fisica di Arcetri che peraltro lui stesso aveva contribuito in modo determinante a realizzare.
Durante la Prima guerra mondiale fu volontario con il grado di Sottotenente del Genio, poi promosso per “meriti eccezionali” al grado di Maggiore, per aver progettato e impiegato strumenti scientifici utilizzati nel conflitto dal servizio di fonotelemetria. Tornato a Firenze, riprese l’insegnamento e raccolse attorno a sé un gruppo di studenti ricercatori (il “gruppo di Arcetri”) che si impegnarono nelle ricerche sulla radiazione cosmica. Proseguì quindi i suoi studi sulle onde elettromagnetiche e la spettroscopia teorica. Dal 1921 fu Presidente della Società italiana di Fisica.
Ma Garbasso non fu solo uomo di scienza, sentì forte l’impegno politico nella società.
Nel 1920, quando la lista del Blocco Nazionale conquistò il comune di Firenze vincendo le elezioni con candidati esponenti della cultura, dell’aristocrazia e del combattentismo locali, il prof. Garbasso, fascista ma non ancora iscritto al partito (si iscriverà nel 1923), fu eletto sindaco. Due anni dopo, nel 1922, la Marcia su Roma fu festeggiata ufficialmente a Firenze dal primo sindaco fascista in quella carica in città.
Rimase sindaco per sei anni, anche dopo il 1924, anno nel quale entrò in Senato. Nella crisi politica del 1924, conseguente all’omicidio di Giacomo Matteotti, Garbasso ebbe un ruolo importante a Firenze nel far mantenere il consenso a buona parte dei liberali che erano stati tra i suoi elettori nel Blocco Nazionale, sconcertati dal delitto. La sua militanza nel movimento fascista fu totale.
In seguito alla legge del 1926 che trasferì le competenze dei sindaci alla nuova figura del podestà, Garbasso passò al nuovo incarico avendo come vice il prof. Ugo Corti e il marchese Fulco Torrigiani.
Come sindaco si preoccupò innanzitutto di far quadrare i conti riuscendo a migliorare la situazione finanziaria (aumentando la consistenza patrimoniale e facendo scendere le passività, punto dolente per i fiorentini dai tempi del bidone di “Firenze capitale” con relative spese astronomiche). Fu anche l’amministratore che si preoccupò di organizzare la rete telefonica fiorentina affidando l’incarico all’ing. Ricciardo Annigoni (padre del pittore Pietro). E’ sotto il suo patrocinio che nacque anche l’Associazione Calcio Fiorentina, grazie all’opera diplomatica (che non fu semplice dovendo mettere d’accordo i rivali Club Sportivo Firenze e la Palestra Giannastica Fiorentina) del marchese Luigi Ridolfi Vay di Verrazzano, la più alta carica del fascismo nella provincia di Firenze.
Garbasso oltre alle responsabilità politiche ebbe anche importanti incarichi scientifici e culturali: Presidente del Comitato di Astronomia, Matematica e Fisica nel Consiglio Nazionale delle Ricerche, Presidente della classe di Scienze della Regia Accademia dei Lincei, poi vice Presidente dell’Accademia stessa; membro dell’Accademia della Crusca.
Questo suo doppio ruolo di politico di rilievo e scienziato gli consentì di ottenere finanziamenti per la ricerca (per la realizzazione di laboratori) e per la qualificazione e l’aggiornamento dei giovani ricercatori con borse di studio e soggiorni all’estero nei centri più avanzati della ricerca.
Direttore del Museo degli strumenti antichi, assieme al conte Piero Ginori Conti, progettò e realizzò a Firenze la prima Esposizione nazionale di Storia della scienza allo scopo di divulgare la ricerca scientifica tra gli italiani.
Rimase podestà fino al 1928 quando al suo posto Mussolini nominò lo squadrista conte Giuseppe Della Gherardesca. Garbasso potè quindi dedicarsi nuovamente agli studi e alla “stesura dei suoi scritti ‘teorici’ di orientamento cattolico-misticheggiante e anticrociano sui rapporti fra la scienza e la poesia, usciti postumi nel 1934” (scrive Marco Palla nel suo “Firenze nel Regime fascista. 1929-1934). E’ sotto il suo patronato che nella Facoltà di Scienze Economiche e Commerciali (istituita nel 1926) a Firenze iniziarono le lezioni della Scuola Sindacale corporativa.
Libero dai più pressanti impegni politico-amministrativi e dopo il successo dell’Esposizione nazionale di Storia della Scienza, nel 1930 riuscì a dar vita all’Istituto nazionale di Storia della Scienza, sulla scia di quello fondato dal Granduca Piero Leopoldo d’Asburgo-Lorena, che fu collocato dove si trova ancora – anche se di recente ribattezzato Museo Galileo -, nel Palazzo Castellani (in piazza dei Giudici, dietro gli Uffizi). All’inaugurazione presenziò anche Benito Mussolini.
Nel marzo 1931, quando Alessandro Pavolini realizzò una delle sue idee, la Fiera nazionale dell’Artigianato (che si tiene annualmente ancora come Fiera internazionale dell’Artigianato), Garbasso fece parte del Comitato generale presieduto da Bottai.
Dopo la sua morte, alcuni suoi scritti umanistici furono raccolti dalla scrittrice Jolanda De Blasi nel volume “Scienza e poesia” (prefato dallo stesso Mussolini). La De Blasi era una scrittrice molto nota in quel tempo, oggi di fatto dimenticata, probabilmente a causa della solita damnatio memoriae conseguente alla sua militanza fascista, proseguita anche nella Firenze intellettuale della Repubblica Sociale. Romanziera, drammatuga, biografa, aveva diretto il Lyceum di Firenze e animato la vita culturale fiorentina nei mesi della Repubblica fascista. Dimenticata come scrittrice ma chiunque si interessi alle cose storiche di Firenze, si imbatte spesso nei suoi saggi.
Antonio Garbasso, morto, come ricorda questa effemeride, il 14 marzo 1933, secondo le sue volontà fu sepolto nel piccolo cimitero del Santuario francescano della Verna, tra le foreste del Casentino che nel 1927, come sindaco di Firenze, aveva restituito ai frati nel corso dell’Anno francescano, proprietà che era stata in precedenza acquisita dal Comune di Firenze ed ereditata dall’Arte della Lana che era patrona del Santuario.
Ai fiorentini del suo tempo lasciò un ottimo ricordo, quelli di oggi probabilmente non sanno neppure della sua esistenza; forse solo quelli che abitano nella piccola strada senza sfondo che gli ha dedicato il Comune. (da Effemeridi del giorno)