Bertolaso, Pivetti, Storace, Marchini. Sfogliare la margherita dei nomi del centrodestra per le comunali di Roma lascia un retrogusto amaro. Tutte persone degne, senza dubbio. Qualcuno con una estrazione più a sinistra, ma piace a Marcello Veneziani e anche ad altri intellettuali destrorsi… L’amarezza, allora? E’ per l’occasione mancata. La sfida per il rinnovo del governo della Capitale, da collegare all’intera tornata amministrativa, avrebbe potuto consentire una riorganizzazione di una intera area, divisa e spezzettata dalla seduzione renziana. Mentre qui si è all’anno zero.
La contesa per i municipi avrebbe potuto risvegliare gli istinti migliori per una competizione su idee e uomini. La guerra per il governo delle metropoli: qui c’è la pesante e grande sconfitta di questa prima parte della campagna elettorale.
Il centrodestra, non ancora postberlusconiano, è privo di una strategia per guidare le grandi città, per affrontare – senza cadere nella morale dei super-tecnici – i nodi strutturali delle capitali italiane.
A distanza di ventitré anni dall’emergere di una alleanza modernizzatrice, sintesi di forze federaliste (Lega), liberalnazionali (Forza Italia) e sociali (destre), con i risultati (allora) sorprendenti delle comunali di Roma, Napoli e Milano, non c’è né una aggregazione coesa né un modello a cui ispirarsi, né italiano e né europeo.
Per questo, come in un eterno gioco dell’oca, si torna sempre alla casella di partenza, scontenti del candidato scelto davanti al caminetto di Arcore. E magari si organizzano primarie che hanno il sapore di un tentativo troppo piccolo per trascinare un elettorato reso tiepido da delusioni pregresse.
La pars costruens
Le alleanze, invece, si costruiscono da un lato con una forte opzione programmatica, che liberi le energie marginalizzate dai vecchi governi e dal renzismo galoppante, e dall’altro con la selezione di una nuova classe dirigente, che coniughi efficienza, una solida cultura politica e una tendenza cristallina alla legalità.
Scoprite voi cosa è mancato nella scelta degli ultimi candidati del centrodestra a Roma e nelle altre grandi metropoli, e realizzerete che Giorgia Meloni e Matteo Salvini, e quello che resta dell’armata berlusconiana, stanno perdendo una grande occasione per interpretare le ansie di rinnovamento che attraverso l’Italia. C’è un intero blocco sociale che anela di individuare solo un interprete politico moderno e concreto. Cosa aspettate ancora?