Il pifferaio magico sta conducendo le destre verso il precipizio finale. E’ cosa buona e giusta. Le imminenti elezioni amministrative metteranno fine, ed era ora, alla farsa di chi crede di avere ancora qualcosa da dire ad un esercito di fedeli e si ritroverà, invece, senza truppe cammellate alle urne. La delirante scelta di imporre candidati privi di seguito e privi di identità avrà il pregio di chiudere definitivamente un periodo con la speranza che se ne possa aprire uno nuovo.
Dove i concetti ottocenteschi di destra e sinistra saranno cancellati, dimenticati, ignorati. Di fronte a vertici di fantasmi che discettano su quale candidato imporre, senza distinzione politica perché per loro la politica è morta, stanno nascendo sentimenti nuovi. Paradossalmente le dichiarazioni più intelligenti su invasori e matrimoni gay sono arrivate dal comunista Marco Rizzo che ha parlato di immigrazione imposta da un capitalismo alla ricerca di schiavi e di armi di distrazione di massa a proposito delle interminabili discussioni su un problema che riguarda una piccolissima minoranza di italiani mentre si evita di parlare di una ripresa promessa e svanita prima di concretizzarsi.
Peccato che Rizzo non sia ancora riuscito a scrollarsi di dosso quel retaggio inutile ed insulso legato a chi, grazie all’invenzione dei nuovi partigiani dell’Anpi, si è ritagliato posizioni di vantaggio economico e politico. Ma una critica, feroce, a questa incapacità di liberarsi delle scorie del passato arriva proprio da sinistra. Dal giovane filosofo Paolo Borgognone che, dopo un corposo libro dedicato alla Russia, ha pubblicato per Zambon un immenso volume (oltre mille pagine) dedicato alla situazione politica.
Già il titolo aiuta: “L’immagine sinistra della globalizzazione”. Dove il “sinistra” non è sinonimo di funesto o sfavorevole, ma anche e soprattutto è un riferimento politico. Ad uno schieramento che ha rinunciato ai sogni di rivoluzione e di cambiamento per trasformarsi nel maggior sostenitore del turbo capitalismo. Una sinistra che ha rinunciato alla difesa dei più poveri per diventare la paladina degli alto borghesi globalizzati e dei pochi super capitalisti che controllano la stragrande maggioranza della ricchezza mondiale.
Una sinistra che blatera di antifascismo per inventarsi nemici inesistenti e distogliere l’attenzione dai problemi veri. Una sinistra che idolatra gli Usa ed Obama, che cancella i diritti dei lavoratori per sostituirli con i desideri individuali senza limiti e senza controlli. Una sinistra che lotta contro le frontiere per creare un nuovo mondo di sradicati assoldabili a poco prezzo in ogni parte del mondo. Con gusti omologati, con una sola lingua, con i consumi come unico obiettivo di vita.
E non è un caso che Borgognone abbia scelto, per introdurre il suo ottimo lavoro di demolizione e di ricostruzione, le frasi di personaggi come Alian de Benoist e Marine Le Pen. Una Marine Le Pen che replica alla “sinistra” Lilli Gruber. Ed è evidente che Paolo Borgognone, nello scontro, non è dalla parte della Gruber.