Abbiamo sfogliato Il Foglio più volte. Abbiamo apprezzato il paginone del nostro amato “revenant” Giulio Tremonti, le analisi sulle geometrie esistenziali del renzismo, la corrispondenza dalla Francia sul voto a destra degli omosessuali. Le rubriche di Buttafuoco e Langone c’erano. Mancava qualcosa: un articolo o anche un rigo sulla giornata del ricordo dell’esodo e degli orrori delle foibe. Non una dimenticanza. Una chiara scelta editoriale. Quella di aderire al “Giorno del non ricordo”, nuovo cartello politicamente corretto nel quale mai avremmo immaginato di ritrovare i discepoli dell’Elefantino.
Basovizza, Porzus, gli eccidi dei partigiani bianchi trucidati con il piombo dei comunisti slavi, l’esodo da Fiume e Pola di migliaia di connazionali o Simone Cristicchi e “il Magazzino 18” nel porto di Trieste costituiscono un richiamo – per la cultura libera della nostra povera patria – ad assolvere al dovere di onorare una comunità, quella istriano-dalmata-giuliana, che la Repubblica italiana ha colpevolmente dimenticato, strappando una pagina di storia per biechi calcoli di pessima geopolitica.
Il silenzio e le dimenticanze hanno un peso. Trasformano una navicella pirata – come era Il Foglio di Ferrara – in una bella barchetta, dove si pasteggia a caviale e champagne, nel placido e comodo porto del conformismo italiano.