Guerre, carestie e fame l’antropofagia nel Medioevo
Il “fiero pasto” dell’Ugolino dantesco, da generazioni studiato nei licei, mostra un’orrida realtà: il conte, rimasto chiuso nella torre dei Gualandi senza cibo, con figli e nipoti, mangiò i corpi dei congiunti morti. Un’immagine agghiacciante però non tanto inusitata nel Medioevo. Ce lo spiega bene in un libro Angelica A. Montanari dell’Ateneo bolognese (Il fiero pasto. Antropofagie medievali, il Mulino ed., pagg. 237, euro 22,00) che analizza molti dati e documenti dai quali emerge come allora gli uomini si cibavano anche di carne umana a causa di carestie o assedi, per sfregio nei confronti del nemico o come atto d’amore verso una persona cara. Non solo: i resti umani furono usati anche per confezionare medicinali rari peraltro molto ricercati. Ma non solo: a partire da quel periodo fiorì e si diffuse un immaginario molto vasto su tante storie ere ma anche su miti, sui riti di sette antropofaghe, sul diffondersi della convinzione che alcuni “pasti umani” fossero in realtà consumati dalle streghe, e spesso si ritenne che i bambini che scomparivano erano rapiti da sette per divorare il loro cuore. Rituali necrofagi non mancano e nelle belle tavole a colori riportate all’interno del volume è possibile vedere come queste narrazioni venivano rappresentate con disegni e quadri. Ovviamente si diffuse nell’immaginario collettivo anche la presenza di mostri e di licantropi antropofagi, frutto delle tenebre.
Internet, i nuovi adolescenti e la fuga nel mondo virtuale
Le nuove tecnologie offrono una serie di agevolazioni nei contatti umani, nella ricerca, nella possibilità di contattare altre persone, dall’altra parte del mondo, in pochi secondi, con una telefonata o con un’email oppure con un contatto skype addirittura è possibile vedere l’interlocutore e dialogare a costo zero. Bella la tecnologia. Ma non bisogna dimenticare che l’utilizzo costante e continuo di computer, internet, cellulari e giochi possono accelerare problematiche non indifferenti per genitori e adolescenti. La tecnologia – ripetiamo – svolge un ruolo ormai di primo piano favorendo contatti e anche opportunità di crescita inediti. Si aprono spazi notevoli ma non mancano realtà e modi di agire che possono rivelarsi davvero pericolosi. In fase di crescita specialmente, i ragazzi possono rischiare di scivolare in una dimensione virtuale finendo col dare maggiore importanza, come percezione della realtà, a ciò che gli propina internet (con il meglio e il peggio che contiene) . Tre psicologi, Chiara Bille, Giovanni Tagliaferro e Marco Volante affrontano questo tema da tempo al centro del dibattito (I nuovi adolescenti e la fuga nel virtuale, EdB ed., pagg. 213, euro 20.00). Vengono analizzati anche gli aspetti di degenerazione dei rapporti interpersonali, come il cyberbullismo, le molestie e soprattutto le “droghe sonore”, cioè frequenze sonore scaricabili che agiscono sul cervello stimolandone l’attività come se fosse sotto l’effetto di droghe.
La Chiesa, la fuga dei nazionalsocialisti e le operazioni degli alleati
Nel secondo dopoguerra si è diffusa la cosiddetta “leggenda nera”, relativa all’aiuto della Chiesa ai nazisti in fuga dall’Europa. Sono stati pubblicati studi parziali sul tema perché non erano stati ancora desecretati documenti ora disponibili. Aperti gli archivi argentini, tedeschi, statunitensi, il quadro generale è più chiaro. La vulgata, fino a questo momento, riguardava appunto la volontà da parte della Chiesa di aiutare i nazionalsocialisti e non mancavano gli attacchi contro Papa Pio XII. Pier Luigi Guiducci, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia università lateranense ha potuto visionare e studiare questi documenti e, dopo dieci anni di lavoro, ha pubblicato un libro (Oltre la leggenda nera. Il Vaticano e la fuga dei criminali nazisti, Mursia ed., pagg. 423, euro 22,00) nel quale individua le varie responsabilità, sia quella dell’area pubblica sia di quella privata, le iniziative di religiosi e le iniziative effettuate a titolo personale. Dagli studi di Guiducci emerge che la Chiesa agiva per scopi prettamente umanitari, non politici e, soprattutto, prima che fossero verificate le responsabilità in merito al compimento di crimini di guerra. E questa può anche essere una lettura di parte ma quello che emerge con chiarezza, con documenti e testimonianze, è che anche gli alleati salvarono gruppi di scienziati, esperti di armi sperimentali e agenti segreti, tutti del Terzo Reich, con lo scopo di avvalersi delle loro conoscenze e farli collaborare nelle ricerche.