La notte di Sigonella trent’anni dopo torna a fare notizia con un libro e un docu-film pensato e realizzato dalla Fondazione Craxi, grazie all’impegno di Viviana Meschesi e Valeria Moroni. La prima Nazionale il 7 ottobre a Roma e da allora al via le presentazioni in tutta Italia. Sempre a Roma, presso la sede della società Utopia, si è tenuta giovedì 25 Novembre 2015 la proiezione del docu-film “La notte di Sigonella”, ad introduzione dell’omonino libro edito da Mondadori, promossa da Spin, agenzia di Strategy Politics Image Newsmaking con sede a Roma. Questa volta a parlarne oltre la sempre presente Stefania Craxi anche l’ambasciatore del Marocco Hassan Abouyoub e e Sandro De Bernardin, Ambasciatore – già Direttore Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza del Ministero degli Affari Esteri. Cinquanta minuti di proiezione per ripercorrere le fasi salienti della vicenda spesso ridottasi ai cerchi concentrici di VAM, militari della Delta Force e carabinieri armati l’un contro l’altro, senza approfondire le ragioni che a quell’azione decisa hanno indotto Bettino Craxi: l’Achille Lauro dirottata e la presa di circa cinquecento ostaggi da parte di quattro terroristi dell’OLP, la mediazione voluta e predisposta da Arafat mediante Abu Abbas, la volontà egiziana, la scelta siriana.
La storia
Bettino Craxi gestì il caso con razionalità e assenza di coinvolgimento emotivo, come ricorda l’ambasciatore Hassan Abouyoub, per mantenere l’Italia al di sopra delle crepe createsi nel tempo nei rapporti Usa-Palestina e Israele-Palestina. E’ del resto la strategia andreottiana che trionfò e che salvaguardò l’Italia. L’uccisione del cittadino americano di fede ebraica Leo Klinghofer complicò tutto esasperando l’atteggiamento statunitense, altalenante in politica estera, più attento alla propaganda che alla sostanza dei fatti. Reagan e Craxi cominciano un carteggio e un confronto telefonico, talvolta mal tradotto, dai quali emerse la solidità della leadership craxiana e la vacuità delle risposte di Reagan. Quando alle 00:16 il Boeing egiziano atterrò a Sigonella, apparentemente per mancanza di carburante, con a bordo i quattro terroristi e Abu Abbas, l’Italia entrò in azione, perché Sigonella era sì una base Nato in territorio italiano, ma giuridicamente l’Italia ne deteneva la sovranità. Alla immediata richiesta di estradizione avanzata dal presidente americano, in cerca di Abu Abbas, capro espiatorio da sacrificare all’opinione pubblica, Craxi risponde “no”: per la prima volta gli americani furono trattati da alleati, da pari grado e non da dominus.
L’ambasciatore Sandro De Bernardin nel suo intervento ha giudicato la posizione lungimirante di Craxi, annunciata da un duplice interesse: corresponsabilizzare gli Arabi e preoccuparsi della salvezza delle vite umane, che come Stefania Craxi ha confermato, per l’allora Ministro del Consiglio valevano più del successo politico. Arafat aveva quindi dignità di interlocutore per l’Italia (non altrettanto per gli Americani, non per una buona parte della destra nazionale e dei repubblicani, che non poteva ammettere la difesa anche armata dei diritti palestinesi) per quanto previsto dalla stessa carta dell’Onu, che riconosceva a un movimento Nazionale il diritto alla lotta armata, per difendersi. Con questa coraggiosa posizione l’Italia proseguì il proprio ruolo di equilibrio nel Mare Nostrum, sulla linea che andava da Enrico Mattei, ad Andreotti e a Craxi.
Il leader socialista riuscì nella sua manovra, assumendosi una responsabilità e correndo un rischio e Reagan – confermando l’altalenanza americana di opinioni in politica estera, affascinato probabilmente da tale linea di condotta – gli scrisse una lettera conciliante a chiusura della vicenda.
“Non sarebbe possibile oggi un’azione del genere, perché la politica ha perso veri leader”: questa la tesi di Hassan Abouyoub. D’altro canto il terrorismo islamico ha smesso di rappresentare soltanto la lotta armata per la libertà nazionale ed è diventato imperialismo fanatico e il Mediterraneo non è più la via d’uscita alla sicurezza Italiana ed Europea.
Craxi, per la figlia Stefania ha pagato anche Sigonella, è stato il politico non protetto né tenuto a bagno maria, come lui amava ripetere, piuttosto distrutto con chiara e decisa volontà. Purtroppo, ha spiegato ancora la Craxi, l’Italia è parte di una Europa verso la quale “siamo corsi senza riflessione critica”, senza confermare l’Italia come potenza sovrana, anche rinegoziando dei parametri assunti a giogo sacrificante per i paesi alleati, mantenendo senza ritegno l’instabilità politica come sistema, inconsapevoli, come Craxi aveva annunciato, di “correre verso l’inferno”.