Il Mare. Il viaggio continuo. Poi l’avventura, il mistero e l’esoterismo, la ricerca di un tesoro che non sempre è lo scopo quanto piuttosto la scusa per andare, incuriosirsi, scoprire. Meravigliarsi. Corto Maltese è di sicuro tutto questo ma anche molto altro. E se di recente qualcuno ha osato cogliere la sfida di continuarne le strisce a fumetti, c’è anche chi, già da un po’, racconta un altro Corto Maltese. La sua gioventù, ciò che possibilmente è stato prima di diventare quel marinaio con l’orecchino e gli occhi scuri, fiero di simbolo di antieroismo e libertà.
Marco Steiner, una vita tra Roma e New York (ma anche in giro per il mondo), è un narratore d’eccezione: stretto collaboratore di Pratt (oltre ad esserne stato il dentista!), ha curato negli anni le ricerche ed il background delle storie che avrebbe poi illustrato il Maestro di Malamocco. Nel 1996, dopo la morte di Pratt, ha completato il romanzo “Corte Sconta detta Arcana”, edito da Einaudi, per poi dar vita ad un giovanissimo Corto Maltese nel libro “Il Corvo di Pietra” (Sellerio editore). E’ da poco uscito il seguito, dal titolo “Oltremare”, e Barbadillo è riuscito ad acciuffare Marco Steiner per parlare di questa sua ultima creazione poco prima che partisse per l’ennesima avventura.
Cominciamo dal titolo, assolutamente evocativo.
Oltremare, in effetti, non si riferisce unicamente al fatto che in questa storia il viaggio del giovane Corto Maltese arriverà in Indocina, nei territori delle ex colonie francesi definite d’oltremare, ma molto di più. Non c’è solamente il lungo viaggio per mare con tempeste, nebbie e piatte opprimenti, ci sono molte altre esperienze importanti: l’approfondimento di un’amicizia, il dolore della separazione, azioni violente e pericolose e poi l’incontro con una donna diversa, una giovane che incarna con la sua figura non solo un modello di bellezza elegante e poetica, ma anche la ferma necessità della riconquista della libertà al di là di ogni difficoltà. Lei sarà un incontro importante per Corto che rimarrà segnato da questa figura di donna. Oltre a questi ingredienti ci sono tante altre esperienze e prove da superare per il “nostro” giovane avventuriero definito spesso come un moderno Ulisse.
Una caccia al tesoro, un romanzo di formazione, un avventuroso diario di viaggio: quale di queste definizioni descrive meglio “Oltremare”?
C’è qualcosa di ciascuna di queste definizioni, ma mi piace immaginarlo essenzialmente come un romanzo di formazione, una continuazione delle esperienze vissute nel romanzo precedente, “Il corvo di pietra”. Fra le due storie c’è però una differenza considerevole, direi di orientamento. Nella precedente avventura c’era per Corto il confronto con un mondo interiore. Il Corvo sviluppa nel giovane marinaio una conoscenza che avrebbe approfondito la sua curiosità per l’universo alchemico di una Sicilia legata ad atmosfere storiche ed esoteriche. La ricerca del tesoro, “la Trovatura”, era rivolta al ritrovamento di un qualcosa nascosto all’interno di una misteriosa grotta. Poi c’erano i gusti e gli odori che si sprigionavano dai cibi e i colori manati dal territorio. In Oltremare accade il contrario, il tesoro è un prezioso bassorilievo di un tempio, un oggetto esposto all’esterno, anche se celato nel groviglio di pericolose foreste. Diciamo che se la prima esperienza di Corto Maltese era orientata anche psicologicamente verso un ambiente “interiore”, in Oltremare avviene il contrario, l’attenzione è rivolta all’esterno e per questo motivo, tutta l’avventura si svolge sul piano dell’avanzamento dell’azione, della continua scoperta in un crescendo dettato dalla casualità di un cambio di rotta. Non è un caso che la storia parta dal ritrovamento e dal trafugamento di una statua che riposava sul fondo del mare, ma che una volta issata in superficie cambierà ogni cosa.
Fin dalle prime battute si intuisce che non è un romanzo su Corto Maltese, ma con Corto Maltese. Un omaggio a quella che possiamo definire “l’atmosfera Pratt”?
Il mio intento generale, non è mai stato quello ci continuare le storie di Hugo Pratt: Corto Maltese, il suo più grande personaggio, è perfetto così. Quello che mi piaceva ricercare, attraverso un lavoro di sottrazione, era la maniera in cui un giovane marinaio, attraverso incontri ed esperienze sarebbe potuto diventare il personaggio adulto creato da Pratt. Quello che mi ha sempre legato al grande Maestro veneziano, non è soltanto la magia del disegno, ma soprattutto il suo modo di raccontare le storie, quello che si sintetizza in Corto nel suo “spirito del viaggio”. Esagerando il concetto vorrei quasi che si sentisse, appunto, l’atmosfera Prattiana anche quando il suo personaggio non c’è o resta in disparte, silenzioso e distaccato dagli altri a guardare le nuvole o ad ammirare una foresta che avvolge templi di pietra. Quello che vorrei fare con le mie storie è divertire e incuriosire e al tempo stesso stimolare a rileggere le storie originali di Corto con una visione ulteriore perché Pratt in tutte le avventure del suo marinaio dall’orecchino ha lasciato porte socchiuse o piste da seguire in maniera libera e trasversale. Le sue storie sono un continuo.
“Il Corvo di Pietra” prima e adesso “Oltremare” sono intimamente legati all’idea del viaggio, della ricerca continua. Come e quando iniziano, per lei, questi viaggi?
Questi viaggi iniziano simbolicamente nel momento in cui il marinaio molla gli ormeggi che lo legano alla banchina, c’è un distacco, una separazione, dal porto, dalle sicurezze e dalle comodità di una situazione statica. Il viaggio per mare è un pretesto, un pericolo, un’avventura, ma si possono mollare gli ormeggi anche nella vita di tutti i giorni, basta togliere i blocchi, le abitudini, il modo di pensare e giudicare statico e rigido. Il viaggio inizia dalla curiosità e dalla disponibilità alla conoscenza, dalla rinuncia al preconcetto. Viaggiare non significa guardare, ma provare a vedere sul serio le cose, per farlo, l’ingrediente indispensabile è l’apertura mentale, questo è il concetto che guida questi viaggi e nei miei romanzi cerco di raccontarlo attraverso un’avventura che non è solo fine a se stessa. In entrambe le storie il tesoro del viaggio non è mai una ricompensa materiale, ma l’evoluzione che i personaggi compiono passo dopo passo, il tesoro è il viaggio verso una maturazione progressiva e c’è sempre un gradino da salire, un passo più in là.
Lei ha avuto l’onore ed il piacere di collaborare con Hugo Pratt, ma immagino che narrare una storia che annoveri tra i personaggi principali il Maltese richieda comunque una buona dose di “coraggio”.
Corto Maltese, al contrario di molti altri personaggi che vengono dal mondo dei fumetti e sono dotati di superpoteri, in fondo è un antieroe, uno che non ha nessuna voglia di compiere imprese per il gusto di realizzarle, ma entra in azione solo quando si trova coinvolto. Eppure Corto un vero potere ce l’ha: è quello di tirare fuori dai suoi appassionati lettori il “Corto Maltese” che c’è in ognuno di noi, cioè la parte più autentica, quella senza sovrastrutture culturali, senza legami e vincoli sociali, la parte più libera di ciascuno di noi. Per fare il primo passo ci vuole coraggio, poi la strada può diventare bellissima e sicuramente interessante e diversa, un’avventura che vale la pena di vivere. In questo senso Corto mi ha trasmesso il coraggio di buttarmi nella scrittura di queste sue storie “possibili”, con il rispetto del personaggio del mio Maestro, ma anche seguendo il mio istinto e lo stimolo e suggerimento che lo stesso Pratt mi aveva dato: raccontare “piste” o tratti di strada da percorrere in compagnia di Corto. Percorsi non lineari né scontati, ma alternativi, rotte che avrebbero consentito anche a me di essere libero.
Il suo primo romanzo ha riscosso un notevole seguito e lo stesso dicasi per “Oltremare”; ai primi di ottobre è stato pubblicato un nuovo albo a fumetti di Corto Maltese (“Sotto il sole di mezzanotte”) che è stato ben accolto: perché, secondo lei, c’è ancora così tanta voglia del marinaio con l’orecchino?
Perché in una società come la nostra, così uniformata, globalizzata e superficiale, alcuni di noi, spero molti, si sentono stretti, imbrigliati dentro regole e abitudini che non fanno parte della nostra vera natura e allora, lo spirito autenticamente libertario di questo gentiluomo di fortuna diventa una possibilità, non di evasione dalla realtà, ma la rappresentazione di un simbolo alternativo, un modo diverso di essere.
Corto Maltese è un viaggio, per fortuna, senza fine. Cosa si intravede all’orizzonte?
Il progetto a cui sto lavorando in questo momento sono gli “Itinerari alla Corto Maltese” una serie di viaggi che sto realizzando insieme al fotografo Marco D’Anna. Si tratta di realizzare nel corso dei prossimi tre anni una serie di storie brevi, racconti autonomi corredati da fotografie. La vera novità di questo progetto di «itinerari» consisterà nel fatto che nel corso di ogni viaggio realizzeremo una storia in compagnia di Corto partendo dalle storie del marinaio di Pratt o dal viaggio del “mio” giovane Corto. Marco D’Anna con le sue fotografie ed io con le mie parole cercheremo di raccontare un percorso attraverso suggestioni, sapori, atmosfere, emozioni. Non saranno racconti di viaggio, ma racconti realizzati nel viaggio. Per questo motivo partiremo sempre con un progetto generico e tutto il resto nascerà direttamente sul luogo, mescolando incontri, mete fissate e casualità. Secondo noi il valore principale di Corto Maltese è l’invito al viaggio, sia fisico che mentale. E questo progetto sarà per noi un omaggio ai valori di curiosità e fantasia che ci ha trasmesso Hugo Pratt. Corto non è mai stato un fine, ma è sempre stato un tramite verso qualcosa di diverso. Cercheremo di passare dalla letteratura disegnata di Hugo Pratt a un racconto fotografico per aprire nuove finestre sul mondo visionario di Corto Maltese.
Oltremare, un romanzo di Marco Steiner
288 pagine
Sellerio editore Palermo