Va bene che nel Pd ligure, alle ultime primarie per regionali, hanno intruppato ex scajoliani, cinesi e marocchini. Ma i “fascisti” proprio no. Se poi a interpretare il ruolo di pericolosi picchiatori tutti olio di ricino e manganello sono quattro militanti spezzini dei Giovani democratici, braccio giovanile del Partito democratico, la faccenda diventa maledettamente seria.
I quattro cavalieri di un’Apocalisse in camicia nera si sono resi responsabili di un crimine esecrabile, macchiando la loro organizzazione e l’intera nazione con esternazioni che manco Tavecchio dopo due litri di grappa. Hanno scritto su Facebook, in qualche caso persino cinque anni fa, alcune frasi inequivocabili: “Boia chi molla” e “Neri come la morte”. Risultato: vibranti polemiche tra compagni di partito, l’intervento della commissione di garanzia provinciale del Pd spezzino e provvedimenti draconiani decisi in poco tempo: due sono stati espulsi, altri due dovranno affermare “pubblicamente” la loro fede antifascista. Altrimenti finiranno espulsi come i loro compagni, pardon “cammmerati”.
A riportare la surreale vicenda è stata l’edizione locale del Secolo XIX che ha riportato testualmente la sentenza della commissione di garanzia provinciale: «Dagli allegati post su Facebook risulta quanto segue. G. B.: nel 2010 scrive post inneggianti al fascismo, che proseguono nel 2012 e sono reiterati il 16/03/2014, quando scriveva “Neri come la morte”. A. B.: i suoi post omofobici sono del marzo 2014 e del 3 febbraio 2015. Da segnalare anche l’accostamento del “Giorno della memoria” con l’uscita del nuovo disco di J-Ax. U. R.: risalgono al 2010 i suoi post inneggianti al fascismo. F. S.: i suoi post inneggianti al fascismo risalgono al 2010». Indizi troppo gravi per lasciar correre. Da qui la sentenza. «Per gravi ed evidenti violazioni dell’articolo 1 del codice etico, le iscrizioni di B. e B. sono da ritenersi nulle mentre R. e S. sono stati richiamati ad affermare pubblicamente la loro fede antifascista, pena l’espulsione dal Partito democratico e dai Giovani democratici». Non è specificata la modalità di “affermazione di fede antifascista” ma si può immaginare qualche soluzione: i due potrebbero improvvisare uno speacker’s corner in piazza, oppure comprare uno spazio pubblicitario su una tv locale, o ancora salire sul tetto del Comune con un megafono, o autoflagellarsi con pratiche medievali esponendosi al pubblico ludibrio.
Lasciando perdere le liturgie di un’Inquisizione 2.0 che marchia le opinioni delle persone in base a un post – alla faccia della presunta liberalità di un sistema che predica la liceità di tutte le opinioni, basta che non siano scomode – e delle nuove frontiere della censura (basti pensare al farlocco registro online per formare delle liste di proscrizione per “razzisti” e “omofobi”) c’è tanta confusione sotto il cielo. La situazione però, è tutt’altro che eccellente. Giovani democratici che, per goliardia o ignoranza, citano frasi “fasciste”, è vicenda che non ha alcuna spiegazione logica, storica e politica. A meno che, al tempo dei militanti da tastiera e delle inquisizioni social, anche il rossobrunismo diventi macchietta online. Poco importa, in definitiva: vuoi mettere il gusto di un bel processo dell’antifascismo militante?