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L’analisi. Nella Lega Nord è ancora scontro tra Maroni e “cerchio magico”: aria di scissione?

by Marco Mancini
12 Aprile 2013
in Politica
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roberto maroniBobo Maroni lo aveva preannunciato qualche giorno fa, affermando che le contestazioni di Pontida non sarebbero rimaste senza conseguenze. Così il Consiglio nazionale lombardo della Lega ha proposto l’espulsione dal partito di sei iscritti, tra i quali l’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, uno degli storici esponenti del “cerchio magico” bossiano. Analoghi provvedimenti dovrebbero essere assunti nei prossimi giorni anche in Veneto. Sono pesanti, dunque, gli strascichi dei fatti accaduti domenica sul pratone simbolo dell’orgoglio padano, con insulti e spintoni volati tra “bossiani” ortodossi e “maroniani”. I primi intenti a raffigurare il governatore della Lombardia nelle vesti di Pinocchio e a fischiare il sindaco di Verona Flavio Tosi, chiedendo nuovi congressi in Veneto; i secondi pronti a rintuzzare colpo su colpo, acclamando il segretario mentre quest’ultimo mostrava alla folla i ben noti diamanti in cui Belsito aveva investito i soldi dei rimborsi elettorali.

Nell’impossibilità di punire i militanti muniti di fischietto, dunque, i nuovi vertici lombardi del Carroccio hanno pensato di colpire alcuni tra gli esponenti più in vista dell’ala bossiana, distintisi nelle ultime settimane per i rilievi critici, espressi anche sui social network, nei confronti dell’attuale gestione. E proprio a facebook Reguzzoni affida la propria replica, scomodando nientemeno che il Mahatma Gandhi, con un’eroica citazione sulla necessità di dire sempre la verità, anche a costo di essere puniti per questo. Post che raccoglie subito il gradimento di Monica Rizzi, l’ex-assessore della regione Lombardia nota alle cronache per aver svolto il ruolo di “levatrice elettorale” del Trota e scampata ai provvedimenti di questi giorni solo perché, deliberatamente, non ha ancora rinnovato la tessera.

La Rizzi era stata costretta a dimettersi dalla Giunta lombarda, sospettata di aver fabbricato dossier contro i potenziali concorrenti del figlio del Senatur, oltre che di aver abusato di una falsa laurea in psicologia. Le due accuse si sono concluse con un’archiviazione e un proscioglimento e il forte sospetto, avvalorato dalle parole del Gip, di un complotto interno ordito contro di lei, nell’ambito delle vicende che portarono, lo scorso anno, alla defenestrazione di Bossi e del suo “cerchio magico” dalla guida del Carroccio. “Per tutta la vita dirò ed urlerò a tutti che Umberto Bossi è il mio Capo e nessuno mi tapperà la bocca per questo! – torna ora a ruggire la bionda pasionaria – L’ho scritto mesi fa e vado avanti a ribadirlo: resto e resterò sempre a disposizione di Umberto Bossi. tessere o non tessere, provvedimenti o non provvedimenti”.

E il Grande Capo (o ex tale), che dice e non dice, che alterna il bastone alla carota, che lancia appelli all’unità ma dà del “leccaculo” a chi sostiene che nella Lega va tutto bene, che fa professione di lealtà ma poi cena con l’ex Rosi Mauro e stuzzica Maroni e Tosi, potrebbe ancora avere una parte importante da recitare. Per cominciare, come presidente federale e presidente del comitato dei garanti, avrà modo di influire sulla richiesta di espulsione dei suoi fedelissimi: sul punto si è già espresso in maniera molto critica, lasciando addirittura balenare l’ipotesi di una sua uscita dal partito. Potrebbe, poi, sfruttare il malcontento di una parte della base, che non vede di buon occhio la nuova Lega in doppiopetto di stampo maroniano e rimpiange i bei tempi delle camicie verdi e del celodurismo. Il Senatur, dunque, ha ancora qualche carta da giocare: le ipotesi di uno scontro definitivo con Maroni e persino di una clamorosa scissione sono tutt’altro che da escludere.

Marco Mancini

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