È in una piccola scuola di provincia che lo svagato insegnante di storia dell’arte, si reca ogni giorno da anni, per vivere le proprie lezioni. Lui è il professor Giordano (non è dato sapere se lo sia nel nome o nel cognome), ma da sempre “prof. Vano” per gli alunni. Alquanto garbato nella voce e nella gestualità, meno nelle fattezze fisiche che non rispondono alla legge spietata della bellezza oggettiva. Forte di un calore adolescenziale, privo di quella malizia riservata al fascinoso docente di francese, alimenta quotidianamente la passione per la sua materia.
È di ieri l’altro, la lezione tutta neoclassica nell’allegoria mitologica del gruppo “Amore e Psiche”. Prof. Vano non risolve nella spiegazione, non lavora in opera di premessa, non si adopera in gessetti e penne, ma sottrae l’attenzione fanciullesca al tempio virtuale, nell’atto definitivo del mostrare. Il momento canoviano, descritto dal marmo bianco, è quello che precede il bacio. L’istante del prima, che rimane nella memoria degli amanti per sempre. Il tempo dell’amore accade in un intervallo, tra un’antecedenza di attesa e un seguito di vana volontà, tesa alla conservazione dell’attimo.
Il segreto della passione è tutto in quel piacere fatto di sospensione: nella tensione verso l’altro che è oltremodo irripetibile. Il turbamento nasce dall’ impossibilità di possedere il baleno che in un ineluttabile procedere, non trattiene il segreto per riviverlo. Nel mancarsi degli amanti, si alimenta la speranza. Il momento è quello fugace che si festeggia nella caducità del lampo d’amore. Il sentimento si risolve nella perfezione che non contempla l’avvento di un dopo. Quel seguito che è già paura inconsolabile della perdita, fantasia del quotidiano viversi, richiesta morbosa di certezza: imperfezione. Ma se il prima è coronamento di cuore e il dopo difetto di sussulto, cosa avviene nel tempo del mentre? La classe si desta alla riflessione e al dubbio sul mistero dei misteri: tutto è mancanza, tensione e assenza? Il professore da svagato sognatore si fa serio e pensieroso, tenta la considerazione nella volontà di dar voce all’inesplicabile. Se dagli archetipi è necessario partire, ai classici, esuli dalle biblioteche scolastiche, bisogna domandare.
La questione nasce nella piccola scuola di provincia e approda in un’isola remota del Giappone: Uta-jima, l’isola del canto. Tra pescatori di perle e melodie che risuonano dal mare, Yukio Mishima, descrive il tempo del mentre di cuore: l’amore è una cosa semplice.
Shinji e Hatsue, si immortalano nell’avverarsi del prima e nella negazione di un dopo imperfetto. La poesia ancor più classica di “Amore e psiche”, prende vita nell’opera “La voce delle onde” per sgombrare il campo da tensioni superflue. L’inquietudine, attraverso la possibilità di realizzazione del sentimento, giunge a un equilibrio di natura, corpo e spirito. Nella semplicità di un uomo e una donna, si compie quello che nell’arte è solo appartenenza dell’istante. Il mare seppur in tempesta è fluida cornice, il carico di lavoro è forza di volontà e le chimere aderiscono solo al cavillare mentale dell’ispirazione artistica.
Leggere “La voce delle onde” di Yukio Mishima si completa in un atto del tutto simile a quello del guardare un’opera di pittura, ponendo il veto a divagazioni estetiche ornamentali, in un cosmo dove l’incontro di femminile e maschile appartiene alla sfera del possibile. Lo scrittore giapponese abbandona la trepidazione presente in romanzi precedenti quali “Confessioni di una maschera” o “Colori proibiti” e fissa in un amore innocente e puro, il mentre dell’emozione che non è più fugacità e istante irripetibile. Nel tempo in cui non brucia nella carne, la contemplazione di corpi dei due giovani protagonisti è già profezia di nozze: è lirica di due creature che seguono, non anticipando, il corso delle cose. La foga è rapimento che non si farà mai cenere. Nel sorprendersi del turbamento e nella volontà di conservarlo, il tesoro emotivo non si disperde nella fretta. Questo il tempo del mentre che il professore svagato, percorre nella piccola scuola di provincia. Un eco lontano che si riappropria della cultura classica e rinasce in guizzo di vita nella speranza spesso sottratta alla contemporaneità.
Ieri l’altro gli alunni del professor Giordano, hanno visto accadere Mishima nella voce dell’isola di Uta-jima e oggi sanno che l’amore è anche una cosa semplice.