Tirana esulta come non succedeva da tempo. L’Albania è in festa e sogna i fasti che le mancano dai tempi del suo ultimo (vero) condottiero, il principe Giovanni Castriota Scanderbeg. La nazionale dell’aquila bicipite è in Europa, parteciperà ai campionati di Francia del prossimo anno. In terra armena, gli shqiperioti si son sudati l’onore (e l’onere) di scrivere la storia calcistica della nazione balcanica. E pure il pallone – che rimane la più grande metafora della realtà – sancisce il patto tra le due sponde meridionali dell’Adriatico. Il successo albanese parla italiano e si spiega nelle parole del commissario tecnico Gianni de Biasi, allenatore sbolognato in fretta e furia dai campionati nostrani che ha trovato base, progetti e programmi dall’altra parte del canale di Otranto.
De Biasi ha preso in mano una situazione non entusiasmante e adesso reclama il bottino del vincitore, la gloria che spetta al condottiero che sbaraglia gli (accreditatissimi) eserciti nemici alla faccia delle disperate aruspicine della vigilia: “Ora nessuno ride più di noi”.
Tirana è tutta un fumogeno acceso. L’entusiasmo restituisce l’orgoglio alla nazione che fu quella dei primissimi barconi e che, nel frattempo, s’è ricostruita le sue credibilissime basi economiche, sociali e sportive.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=H6TDwO43JzI[/youtube]