Franco Cardini è un amico, oltre che un maestro. Ma sulla questione dell’immigrazione ragiona un po’ troppo dall’alto della sua cattedra. A suo avviso l’accoglienza degli invasori comporterebbe un impoverimento limitato per le famiglie indigene. Non è proprio così. Non è per nulla così. La lavoratrice agricola, italiana, morta di fatica con un salario di 3 euro all’ora, è l’esempio più evidente di ciò che sta succedendo in questo dannato Paese. Prima di lei era morto, per lo stesso motivo, un immigrato africano pagato in nero ancor meno di lei, ed ora è morto un lavoratore romeno nel Torinese, così fortunato da guadagnare 4 euro all’ora.
Gli sfruttatori non guardano colore della pelle o carta d’identità
Non c’è dubbio che lo sfruttamento sia una responsabilità di questi imprenditori e non degli sfruttati, ma la situazione è determinata dall’eccesso di offerta di braccia, conseguenza dell’invasione senza limiti. Si riducono i salari, si riducono i diritti. Una generazione di italiani da 3 euro l’ora significa una generazione che non potrà creare una famiglia, che non potrà avere una pensione sufficiente. Ma significa anche un crollo del gettito fiscale ed una conseguente riduzione dello Stato Sociale. I tagli alla sanità del bugiardissimo Renzi non sono una razionalizzazione della spesa, ma un massacro delle condizioni di vita di moltissimi italiani che non potranno più curarsi adeguatamente. Per garantire l’assistenza sanitaria agli invasori. Davvero, per Cardini, questo è un sacrificio da poco? E le case popolari negate agli italiani per assegnarle ai nuovi arrivati? Come i posti negli asili nido e nelle scuole materne. Ora anche alcune Università accettano gratuitamente gli invasori mentre le tasse aumentano per gli studenti italiani. Siamo sicuri che sia una strategia giusta, oltre che intelligente?
L’inefficacia delle destre urlatrici
Quanto al ruolo delle destre, in merito a questa vicenda ed anche in generale, Cardini ha invece ragione. Non basta urlare e strepitare, anche se rivolgersi alla pancia della gente porta voti nell’immediato. Salvini era partito bene, con propositi di una crescita culturale e politica della Lega, poi si è progressivamente arenato. Invece di continuare a pescare idee dalle organizzazioni che funzionano nei vari territori, ha preferito ricominciare con le manfrine degli eletti, degli eleggibili, degli aspiranti candidati a qualsiasi poltroncina. Ha avuto la fortuna di poter contare su Zaia in Veneto, ma non ha avuto la capacità di individuare personaggi di qualità in Piemonte. Si è circondato di imprenditori di seconda fila, o anche di terza. Non è riuscito a far decollare un progetto alternativo completo e credibile.
Ma, su questo fronte, non è che Fdi stia meglio. Meloni continua, imperturbabile, ad essere romanocentrica. Creando non pochi problemi al suo partito nelle altre regioni italiane. La stupida polemica, scatenata senza alcuna ragione, contro Buttafuoco ha creato solo nuove tensioni nell’area. Il tentativo di personaggi discutibili di ricomparire sulla scena politica rappresenta un ostacolo insormontabile alla riunificazione di un’area che ha crescenti difficoltà a considerarsi omogenea. Mancano proposte e mancano gli strumenti per farle conoscere qualora si riuscisse ad individuare un progetto serio. Ma, soprattutto, non si vede il benché minimo segnale di cambiamento. Troppo concentrati su Roma per accorgersi che il mondo esiste anche oltre il raccordo anulare.
Mentre, tra gli ex alleati, il caos è totale. Berlu non sa più che fare mentre le sue Tv sono sempre più appiattite sul bugiardissimo e sulle decisioni scellerate del suo governo. Il Nuovo centrodestra sta pensando di cambiar nome per facilitare le alleanze con il Pd e la sinistra varia in vista delle prossime amministrative. Si aprono immense praterie. Ma si preferisce utilizzarle per brucare qualcosa piuttosto di cavalcare in libertà.