Parlando di fantasia eroica o per usare il termine americano Sword and soccery che si può tradurre liberamente in spada e stregoneria, vengono subito alla mente le straordinarie vicende narrate da Robert E. Howard e che hanno come protagonisti personaggi immortali quali Conan il Cimmero e Solomon Kane. A tal proposito occorre, forse, ricordare che la fantasia eroica è un sottogenere della fantasy in cui la fanno da padroni eroi muscolari dalla forza e il coraggio smisurati in perenne lotta contro le potenze del male, in genere rappresentate da maghi e stregoni malvagi, o altre creature oscure dotate di poteri soprannaturali. Insomma ci troviamo di fronte a un tipo di narrativa dal taglio avventuroso e virile. Trai massimi interpreti di questa letteratura dalla lama facile primeggiano senza dubbio gli americani, rappresentati in primo luogo dal creatore del genere il su citato Howard, ma anche da altri nomi illustri quali: Edgar Rice Burroughs, Clark Ashton Smith, Fritz Leiber ecc. Fin qui notizie e fatti ben noti al pubblico degli appassionati. Tuttavia, forse, non tutti sono a conoscenza del fatto che pure il Bel Paese ha conosciuto la sua epoca d’oro della fantasia eroica. Risale infatti agli anni ottanta del secolo ventesimo il così detto Ciclo delle amazzoni di Gianluigi Zuddas (1943) considerato il padre dell’heroic fantasy italiano. Ecco perché ci piace, in occasione della riedizione da parte di Tabula fati della quadrilogia opera di questo scrittore, tornare sull’argomento. Abbiamo parlato di fantasy eroica all’italiana poiché quella dello scrittore livornese è una narrativa precipua e originale pur rifacendosi a un tipo di narrativa già esistente. Infatti nella sua versione americana il genere si è sempre contraddistinto, come già ricordato, per la presenza di eroi virili dai muscoli rigonfi e le mascelle squadrate. Ora Zuddas rivoluziona questo assioma narrativo, e in luogo dei suddetti nerboruti introduce la figura di giovani guerriere impavide e seducenti, le amazzoni appunto. Altri aspetti d’originalità nella sua opera sono: la notevole carica d’ironia, e una vena fantascientifica che spesso rivaleggia, anche se in modo sotterraneo, con l’aspetto magico. Inedita è anche l’ambientazione delle vicende da lui raccontate, che non corrisponde con la perduta Atlantide o la mitica Cimmeria, ma, in armonia col mito greco, col bacino mediterraneo. Ma l’innovazione, o se credete, l’invenzione narrativa più saliente di Zuddas (per restare al Ciclo delle amazzoni) è la demascolinizzazione dei personaggi. In effetti la sua fantasy eroica non è un guizzare di muscoli ipertrofici, un insieme di grugniti e versi gutturali emessi da forzuti dal collo taurino, un profluvio d’emozioni maschie: i suoi protagonisti sono tutte donne, e nonostante le virtù guerriere (cavalcano, combattono, s’ubriacano come degli uomini), hanno il pregio di non perdere mai la loro femminilità. Esse, le Amazzoni, sanciscono un principio di eguaglianza, una sorta di parità di generi anti litteram, in un’epoca remota, in un mondo in cui solo i più forti, o dovremmo dire le più forti, hanno il diritto di sopravvivere. I loro nomi pittoreschi, che rammentano quelli dei pellerossa sono: Goccia di Fiamma, Ombra di Lancia, Shalla la tigre. Le loro avventure avvincono e ci raccontano d’una società guerresca al femminile che prosperata in un tempo lontano quanto la favolosa era Hiboriana. Una società, dicevamo, interamente in rosa, in cui non mancano tratti d’ambiguità, lotte intestine, rivalità acerrime e amori lesbici.
Come potete vedere Gianluigi Zuddas è riuscito, impresa di per se più che notevole, a creare un universo narrativo inedito, ritagliandosi uno spazio esclusivo all’interno d’un genere dominato per decenni da autori d’oltreoceano; e lo ha fatto con stile, grande autorevolezza, e soprattutto con la disinvoltura dello scrittore di razza.
Alla luce di ciò com’è il Ciclo delle amazzoni? Per farcene un’idea abbiamo letto uno dei quattro romanzi che lo compongono, Le Amazzoni del sud secondo episodio della saga, dato alle stampe nell’ormai lontano 1984 dalla Nord, e oggi riproposto da Tabula fati.
Diecimila anni fa il mondo era abitato da creature fantastiche, che solo in piccola misura avevano caratteristiche in comune con gli uomini e le donne moderne. Fra i personaggi più affascinanti, le amazzoni, molte delle cui qualità sono ancora riscontrabili nelle loro discendenti, sempre più spesso tenaci, coraggiose e determinate.
In Le Amazzoni del sud, certe della loro unicità, le donne guerriere scoprono con gioia e d’improvviso di non essere sole: in una terra lontana vive un’altra popolazione di amazzoni, là insediate in seguito al trasferimento di una parte del gruppo a opera della leggendaria Merope per salvarle dalle preoccupanti migrazioni barbariche nella Valle dell’Hjnd.
Ma è destino che le amazzoni abbiano vicini bellicosi da cui doversi difendere e una spedizione parte per la remota Mohenjdar, dove le consorelle sono assediate dai sumerici.
Tante saranno le avventure in quelle terre sconosciute, perfino un viaggio nel tempo, a cui andranno incontro Goccia di Fiamma e Ombra di Lancia insieme alle sorelle amazzoni, e molti i pericoli, non ultimi i tradimenti all’interno del loro stesso corpo di spedizione…
Il romanzo di Zuddas intriga e diverte fin dalle prime pagine e si lascia leggere, come si suol dire, tutto d’un fiato. La prosa abbastanza semplice, ma non priva di eleganza, è assai scorrevole e non stanca mai. La struttura è piuttosto complessa (un’altra caratteristica dell’autore) con diverse vicende interconnesse e tenute assieme da un filo logico narrativo dotato di una buona coerenza. Gli elementi tipici dell’heroic fantasy sono ottimamente rappresentati attraverso personaggi e trovate interessanti e mai scontate. Le descrizioni dei paesaggi e degli ambienti risultano curate e capaci di tratteggiare con grande efficacia il mondo arcaico in cui si svolgono i fatti. Le scene di lotta, piuttosto abbondanti, sono ben costruite, come pure quelle d’azione che sono narrate con dovizia di particolari. I personaggi, quasi tutti al femminile, sono ben delineati e convincenti. La scrittura dell’autore ricca d’umorismo e verve, favorisce, da parte di chi legge, il processo che è alla base dell’immedesimazione. Questi gli aspetti squisitamente tecnici del romanzo dell’autore italiano. Ma Zuddas non è solo un narratore abile ed esperto, col suo Ciclo delle amazzoni si spinge oltre e crea un mondo fantastico perduto negli abissi temporali, popolato nella miglior tradizione del genere da creature immaginifiche: uomini alati, maghi crudeli, brutali ominidi forti quanto ottusi e bizzarri mostri volanti simili a draghi. Egli, senza vestire i panni d’un epigono degli autori d’oltreoceano, ci regala una storia appassionante e ricca di suggestioni, una storia dal carattere deciso e inconfondibile. In conclusione possiamo dire che la sua è una fantasia eroica d’ottimo livello capace di rivaleggiare con le migliori produzioni di matrice anglosassone dalle quali si discosta per originalità dei soggetti, inventiva e ricchezza del registro narrativo.
*Le amazzoni del sud, Tabula fati, collana Minas Tirith, pagg. 344
Copertina di Vincenzo Bosica