La storia del pensiero politico dalla Rivoluzione Francese in poi è molto complessa e difficilmente le categorie statiche possono racchiudere tutte le sfumature e le suggestioni che hanno attraversato l’età moderna, rimanendo esaustive. Liberalismo e socialismo, ad esempio, sono concetti molto astratti, che se da un lato dividono gli avversatori dello stato moderno dai suoi fautori, racchiudono al loro interno persone che la pensano in modi molto diversi. Per parifrasare Prezzolini, esistono uno, tre, trentatré liberalismi, mentre dei socialismi si è perso il conto.
Per avere un’idea del dibattito ideologico che ha portato le teorie politiche a divenire ciò che sono oggi, può essere molto utile l’agile volume di Carlo Lottieri “Liberali e non, percorsi di storia del pensiero politico”, saggio che spiega in breve il pensiero di venti pensatori, che hanno inciso sul pensiero moderno. Ogni capitolo contrappone un liberale a uno statalista, inteso come persona che ha teorizzato lo stato forte o il socialismo, creando un confronto dialettico che l’autore conduce in modo onesto, mettendo in luce spunti positivi e negativi del pensiero di ogni personaggio trattato.
Già a partire dall’introduzione, si può notare da parte di Lottieri un approccio differente, rispetto al solito. I liberali in primo luogo sono coloro che proteggono la libertà individuale. Nulla a che vedere con i “liberal” d’oltreoceano e, soprattutto, non tutti i liberali sono figli dell’Illuminismo ed epigoni della Rivoluzione Francese. Uno dei tratti salienti del liberalismo presentato in questo volume è la critica allo stato moderno, figlio appunto del giacobinismo, che si incarna nel modello tipicamente accentratore della Repubblica francese. Troviamo fieramente opposti a questo tipo di stato la scuola statunitense, affezionata al proprio modello confederale, ma anche francesi come Tocqueville, che mettono in guardia dalla distruzione dei corpi intermedi e propongono una sussidiarietà spinta verso il basso, incentrata sulla libertà economica e individuale. Un elemento peraltro comune alla migliore destra sociale, che preferisce le comunità intermedie allo Stato tout court.
Anche le anarchie non sono tutte uguali e la distinzione operata è molto interessante. Contrapposto al noto Bakunin, diventato anarchico partendo dal socialismo, viene presentato Lysander Spooner, che è invece partito dal liberalismo e ha formulato un rifiuto dell’autorità talmente profondo da far impallidire molti nostrani eversivi della domenica.
Per quanto riguarda gli statalisti, il volume può essere un ottimo modo per ripassare la genesi dello stato come lo intendiamo oggi, da Hobbes a Carl Schmitt, passando per Hegel e Marx. Il lettore ponga attenzione sul paragrafo riguardante Mazzini, inserito fra i non liberali, visto come il padre della religione civile italiana, che tanta parte ha avuto negli sviluppi successivi del nostro paese.
In generale il volume di Lottieri è ben fatto e, come spiegato negli intenti introduttivi, costituisce un punto di partenza per l’approfondimento della storia del pensiero, grazie al corposo apparato bibliografico che correda tutta la trattazione.
Carlo Lottieri. “Liberali e non, percorsi di storia del pensiero politico”. Editrice La Scuola. 15,50 €