In pochi lo hanno evidenziato ma c’è un partito, oltre alla Lega di Matteo Salvini, che esce in piedi da questa tornata di elezioni regionali del 31 maggio: Fratelli d’Italia. Eppure le condizioni di partenza erano problematiche: le Regionali sono tradizionalmente elezioni ostiche a destra, la moltiplicazione di liste civiche e liste del presidente fanno strage del voto di opinione di destra che tende a polarizzarsi sui leader, la necessità di fare liste forti spesso confligge con il fatto che non è semplice trovare candidati competitivi e disponibili a sobbarcarsi i costi di campagne dispendiosissime in province che per via delle leggi elettorali non hanno alcuna possibilità di veder scattare il seggio.
A ciò si aggiungeva che il competitore preannunciato come più in salute, appunto Salvini, giocava in gran parte nel nostro campo. Vediamo nel merito gli elementi di soddisfazione e quelli più critici:
1) all’inizio della vicenda Regionali, constatata l’impossibilità di convocare un tavolo di coalizione serio per costruire insieme alle altre forze di centrodestra candidature unitarie e credibili in tutte le regioni, ci siamo dati come linea quella di partecipare o realizzare le coalizioni maggiormente in grado di rappresentare l’alternativa alla sinistra.
Questa previsione si è avverata, naturalmente nelle regioni in cui il centrodestra si è presentato compatto (Liguria, Umbria e Campania) ma anche dove invece si è diviso.
Ovunque, dal Veneto alla Toscana, dalle Marche alla Puglia, i candidati scelti o sostenuti da FdI hanno rappresentato alla prova del voto la migliore alternativa alla sinistra.
Chi ha scelto di dividere il centrodestra, si chiami Tosi o Verdini (il buon Mugnai in Toscana è stata l’unica scelta dignitosa della corsa in solitaria di Forza Italia), Spacca o Poli Bortone, ha fallito.
2) la scelta di sperimentare il cosiddetto “fronte anti-Renzi”, che io però preferisco chiamare “polo identitario”, con la Lega nelle Marche e in Toscana ha pagato.
L’unico rimpianto è che se Matteo Salvini non avesse perso settimane dietro a Berlusconi, le candidature di Francesco Acquaroli (FdI, Marche) e Claudio Borghi Aquilini (Lega, Toscana) avrebbero potuto crescere ancora di più, migliorando un risultato già incredibile.
In particolare proprio nelle Marche FdI ha raggiunto un lusinghiero 6,5%, il dato più alto delle sette regioni al voto. Un dato che dimostra come paradossalmente, checchè ne dicano quelli che ci considerano “appiattiti su Salvini”, è proprio nell’alleanza a due con la Lega che soffriamo meno.
3) la sinistra renziana però perde soltanto quando ha di fronte un centrodestra ampio, compatto e fortemente alternativo a Renzi e al Pd e/o quando ha profonde spaccature interne, come in Liguria.
Questo deve far riflettere in previsione delle elezioni politiche. Rimango dell’idea che le scelte chiare siano preferibili alle ammucchiate tattiche, tuttavia il segnale non va sottovalutato. L’asse Meloni-Salvini può essere il motore di una riaggregazione del centrodestra su basi programmatiche più chiare; ma può anche vivere di luce propria, provando a conquistare il ballottaggio contro Renzi a scapito dei grillini e poi giocandosela al secondo turno.
4) il caso Puglia è stato il vero rimpianto di questa tornata elettorale. Al netto della generosità e della rettitudine della nostra classe dirigente pugliese, il voltafaccia della Poli Bortone ha riconsegnato la regione alla sinistra, non ha giovato a lei ed è stato molto negativo anche per FdI.
Ha creato confusione nell’elettore di destra e ha provocato disaffezione dal voto in tantissimi elettori di centrodestra per i quali era ormai chiaro che Emiliano avrebbe vinto senza difficoltà e quindi sarebbe stato inutile rinunciare a una domenica di sole.
Hanno votato quindi in buona parte gli elettori inquadrati, quelli per intenderci che mettono la preferenza e questo ha fatto si che pagassimo un pegno molto alto alle liste di Fitto e Schittulli.
5) continua e si rafforza intorno a Fratelli d’Italia il processo di riaggregazione della Destra.
Tanti sono stati i militanti e i quadri provenienti dalla storia della destra italiana che hanno partecipato, da candidati o da semplici sostenitori, a questa campagna elettorale.
Una menzione e un ringraziamento speciale vanno a Francesco Storace che si è speso con umiltà in lungo e in largo per l’Italia a sostegno di Fratelli d’Italia e dei suoi candidati.
È con questo spirito, e non con strane alchimie di palazzo, che possiamo ambire a costruire una casa comune sempre più ampia e accogliente.
Lo diciamo ai tanti che fino ad oggi hanno guardato a noi con freddezza o diffidenza, stando accucciati in qualche partito apparentemente più grande in attesa di vedere se avremmo saputo spiccare il volo.
Ora non è più tempo di indugiare ma di mostrare coraggio e schierarsi.
Ultimo ma non ultimo è da notare la continua crescita di Giorgia Meloni che, con un’accresciuta presenza mediatica e la chiarezza dei contenuti, si afferma come una personalità imprescindibile nella ricostruzione dell’area alternativa alla sinistra.
C’è ancora un divario ampio tra il suo gradimento personale e i dati elettorali di Fratelli d’Italia e questo è il terreno su cui costruire la proposta politica nei prossimi mesi.
*Ufficio di Presidenza FdI-An