La lunga storia della città di Salò, città chiave della Repubblica Sociale italiana, ha ora un suo museo: il MuSa è stato inaugurato sabato, ospitato nel centro della città, nel complesso di Santa Giustina, in origine collegio dei padri Somaschi.
Il nuovo museo, affidato alle cure di Giordano Bruno Guerri, accoglie collezioni, differenti per provenienza e datazione, organizzate per offrire al visitatore spunti e chiavi di lettura in un continuo dialogo con la storia, l’arte e la tradizione.
Da BresciaOggi
«Io sono arrivato a cose già fatte, e quindi devo rendere merito a chi ha lavorato. La struttura, in grado di ospitare anche spettacoli, feste e matrimoni, entrerà a far parte di Garda Musei, una rete comprendente il Vittoriale (200 mila ingressi all’anno), la valle delle cartiere, Desenzano, Peschiera, il Mille Miglia di Brescia. Sarà possibile acquistare un biglietto elettronico cumulativo».
Tra le curiosità più ammirate, oltre al letto di Napoleone, prestato senza limiti di tempo dai veronesi di Rivoli, il contrabbasso Colonna (acquistato per 270 mila euro dalla famiglia Biondo, che lo ha soffiato ai giapponesi, cedendolo in comodato gratuito), le attrezzature della stazione meteo-sismica Pio Bettoni. Dei 600 giorni della Rsi viene descritta la vita quotidiana. Un pulsante nero e uno rosso consentono di ascoltare le versioni di un partigiano e di un repubblichino sui fatti accaduti. Esprime soddisfazione l’assessore regionale Mauro Parolini: «È un’operazione che contribuisce ad accrescere il prestigio e l’attrattività complessiva di un’area turistica, quella del Garda, unica e sempre più apprezzata, che si distingue in Europa e nel Paese per la sua varietà, bellezza, tradizione e capacità di accogliere».
Da Destra.It (di Mara Bianchi)
Il MuSa può infatti contare sulla documentazione del Centro Studi Salò, diretto da Roberto Chiarini.
Inevitabilmente (ancor prima dell’inaugurazione) l’accostamento diretto tra fascisti e partigiani ha scatenato denunce e incazzature: «Ma sono uno storico del ’900 e a queste polemiche sono abituato», ribatte Guerri. «Tuttavia la storia non si basa su giudizi: in quel momento la società era divisa tra fascisti e antifascisti. Siamo felici che abbia prevalso l’Occidente ma non possiamo rimuovere un intero periodo storico. È un vizio molto italiano: cancelliamo ciò che non approviamo».
Prudentemente (Guerri è coraggioso ma non ha proprio voglia di farsi lapidare dai nostalgici dell’odio….) il MuSa proporrà anche mostre temporanee: la prima, di Ernesto Tatafiore, si intitola «Le due vite di van Gogh» (catalogo Allemandi). Si tratta di un ciclo di lavori ispirati all’opera di van Gogh, divisi tra MuSa e il vicino Vittoriale (la mirabolante ultima residenza di D’Annunzio, anch’essa diretta e presieduta da Guerri): «Le due istituzioni fanno parte della nuovissima Associazione GardaMusei, precisa Guerri, una rete di luoghi della cultura, da Trento fino a valle, con un unico biglietto e un unico sito. Vi partecipano Salò, Gardone con il Vittoriale, Desenzano e presto anche Peschiera. E Toscolano Maderno, dove lungo un torrente turbinoso sorgevano anticamente almeno venti cartiere. Una, del XIV secolo, è stata restaurata ed è tuttora attiva: una vera emozione». Ricordiamo, inoltre, che MuSa ospiterà anche la collezione del «Nastro Azzurro», «cioè il museo delle Medaglie d’oro dell’esercito italiano», spiega Guerri.
Resta da dire del “Bigio”, soprannome popolare della grande scultura «Era fascista» (7,5 metri di altezza) realizzata nel 1932 da Arturo Dazzi per la nuovissima piazza della Vittoria a Brescia, progettata da Marcello Piacentini. Rimossa dopo la guerra, la statua giace da decenni in un magazzino del Comune. Guerri e il sindaco di Salò, Gianpiero Cipani (centrodestra), la ospiterebbero nella piazzetta antistante il MuSa. Il Comune di Brescia, guidato da Emilio Del Bono (centrosinistra), nicchia ma, sotto sotto, sarebbe lieto di donare l’ingombrante e fascistissimo “Bigio” al comune gardesano. Vedremo.