• Home
  • Il Clan
  • Privacy Policy
  • Contatti
domenica 22 Giugno 2025
No Result
View All Result
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Cinema
  • Parola ai lettori
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Cinema
  • Parola ai lettori
Barbadillo
Home Cultura

Il commento (di F. Cardini). A proposito del tricolore. Lettera aperta ai sud tirolesi

by Franco Cardini
31 Maggio 2015
in Cultura
0

alto adige“Evviva il Tirolo – potenza del mondo Francesco II – vogliamo seguire; per mare e per terra – faremo la guerra la nostra bandiera – l’è gialla l’è nera; il vostro reuccio – alto un metro e trentotto lo giocheremo al lotto – farem terno secco” (canzone popolare dei tirolesi italofoni durante le guerre antinapoleoniche)

Non me ne vogliano i miei carissimi amici altoatesini d’origine austrotedesca – che io preferisco chiamare, com’essi stessi si definiscono, sudtirolesi – se nell’attuale Fahnenstreit a proposito della bandiera dello stato cui essi stessi a torto o a ragione appartengono (e che non è la loro bandiera nazionale) io mi schiero, com’è mio dovere di cittadino italiano e di funzionario statale fedele al mio giuramento, a fianco delle autorità della repubblica italiana.

Che non lo faccia volentieri, è un fatto che chi mi segue ben conosce e che non ho mai nascosto. Ritengo la stolida filastrocca “E la bandiera dei tre colori – l’è sempre stata la più bella – noi vogliamo sempre quella” con quel che segue esteticamente parlando bugiarda, storicamente parlando ingiusta e sbagliata, concettualmente parlando antipatica. Da buon toscano autentico, sono e resto un fedele suddito asburgo-lorenese: nel mio cuore sventolano i vessilli bianco-rosso e nero-oro. Non amo d’altronde le bandiere d’origine giacobina, quale appunto è quella verde-bianco-rossa; ed è noto che da parte mia avrei preferito che quella delicata questione storica che è il Risorgimento italiano si fosse risolta a metà Ottocento grazie a un più oculato e sistematico uso dei fucilieri di Boemia, con relativo differente esito delle battaglie di Solferino e di San Martino e infine la vittoria di un’Italia unita sì, ma secondo il modello federale suggerito dal grande Cattaneo ch’era certo meno comodo per gli interessi francesi prima e inglesi poi al servizio dei quali si pose la compagine savoiardo-garibaldina, ma ben più fedele alla storia policentristica della penisola.

Quanto alla prima guerra mondiale, la ritengo una sciagura per il mondo in generale, per l’Europa in particolare: ma sono convinto che, una volta purtroppo scoppiata, il giusto posto dell’Italia sarebbe stato l’allinearsi a fianco degli imperi centrali, nel fedele rispetto del patto della Triplice Alleanza. E so benissimo che all’atto della cattiva pace di Versailles vi è stato fatto un torto per compiacere al senso di rivalsa di “vincitori” – gli italiani – a loro volta poco stimati e considerati, ai quali si negavano terre davvero italiane in Istria e in Dalmazia per remunerare i serbi, meritevoli di aver sia pure indirettamente provocato il conflitto. Così, contro il “principio di nazionalità” pur affermato dal presidente Wilson, vi vendettero a un paese che non vi voleva e che non vi apprezzava. Si può ammettere che il Tirolo meridionale sia “Italia” dal punto di vista orografico e idrografico: non lo è da quello geostorico-etnografico. A ciò va aggiunto che quell’angolo di mondo tra Bolzano e Salisburgo è uno di quelli ai quali io sono più affezionato al mondo; che Innsbruck è una delle mie città preferite dove, se potessi, abiterei tanto volentieri; e che mi piace l’indole tirolese, riservata e allegra, austera e gentile, “germanica” con quel tanto di mediterranea Schlamperei che i viennesi magari non apprezzano, ma che a me pare adorabile.

Hanno inoltre molta ragione, a mio avviso, quanti hanno osservato che sarebbe ora di farla finita con al lettura conformistica e patriottarda del Ventiquattro Maggio: che non fu per nulla un giorno da ricordare festosamente. L’Italia entrò, calpestando le alleanze che si era scelta –e che ne avesse qualche formale motivo cambia poco -, in una guerra tragica e scellerata, la vera tomba d’Europa. In un giorno come quello, ci si dovrebbe limitare all’austero ricordo di tutti i caduti. E aggiungo che personalmente abolirei qualunque celebrazione della “Vittoria”, sostituendola semmai con quella per la pace faticosamente riconquistata nel 1918 dopo quattro anni d’infame massacro. Le guerre le perdono tutti: salvo i profittatori.

Ciò premesso, cari amici, a proposito dell’esposizione della bandiera il 24 maggio c’è una disposizione dello stato. E, in quanto cittadini dello stato italiano, la bandiera tricolore è il mio come il vostro emblema: quello che rappresenta la nostra identità istituzionale e i nostri diritti civili. Potete anche non amarlo, potete anche giudicarne inopportuna l’esposizione in determinate circostanze : ma qui non si tratta né di radici storiche, né di opzioni etico-culturali e tanto meno sentimentali.

E’ vero: lo stato al quale appartenete è collegato a una nazione che non è la vostra. Il progetto di ricondurre tutti gli stati allo stato-nazione, per quanto in teoria sia trionfato nel 1918, è immediatamente fallito: e non c’è stato attuale che non abbia “minoranze allogene”. Si sono fatti molti tentativi, sempre ingiusti e sbagliati, per correggere questa realtà obiettiva perseguendo progetti forzosi di “assimilazione” o di “integrazione”: e sono sempre falliti. Voi conoscete meglio di me gli esiti dell’arroganza fascista, che obbligava da voi gli Schneider a scegliere tra il cognome “Sarti” e il cognome “Snaidero”, e che negava perfino il diritto d’incidere in tedesco le lapidi funerarie: il risultato fu che molti dei vostri padri e nonni preferirono finire in bocca a Hitler.

Eppure, cari amici, oggi questo stato si è dimostrato vostro amico. Il vostro statuto di regione autonoma è obiettivamente il più avanzato e generoso d’Europa: ed è anche grazie ad esso se voi abitate in una felice, prospera regione; se disponete di un contributo perfino per i gerani rossi ai vostri bei balconi di legno che piacciono tanto anche a me. La Spagna è stata molto meno generosa con baschi e catalani; l’Inghilterra ben più dura con scozzesi, irlandesi e gallesi; per non parlare della Francia, la peggiore di tutti con provenzali, bretoni e còrsi. O della Turchia rispetto ad armeni e curdi.

E allora, cari amici, custodite pure fedelmente nel cuore la vostra aquila nera, il vostro vessillo bianco-rosso, le insegne gloriose del libero Tirolo, la memoria di Andreas Hofer e i ritratti del Kaiser Franz Josef (ne ho uno anch’io, sulla mia scrivania). In passato, al tempo delle insorgenze antigiacobine, c’erano anche italiani che lottavano con voi e che in italiano accompagnavano le note dell’Inno imperiale, le belle note di Haydn (“Serbi Dio l’austriaco regno…”: per noi italiani fedeli all’impero, Serbidiola è restata a lungo una parola magica, un nome carissimo che impartivamo alle case, alle ville, alle barche e talvolta anche alle figlie). E magari lottate pure, con i mezzi democratici dei quali disponete, per l’indipendenza: per far sì che un giorno nel quadro dell’Europa unita voi possiate riunirvi alla madrepatria. Quel giorno, vi prometto che verrò a festeggiare con voi e con la mia cara amica Eva Klotz.

Ma fino ad allora, voi siete cittadini dello stato italiano: che non è un ente né nazionale né culturale, bensì politico, istituzionale, amministrativo. Il presidente della vostra regione è un funzionario dello stato italiano e ne ha tutti i doveri: incluso quello del leale rispetto dovuto alle insegne dello stato. I vostri splendidi atleti, quando trionfano sui campi innevati, lo fanno nel nome del tricolore che rappresenta lo stato del quale sono cittadini. La vostra bellissima regione è così prospera anche grazie al trattamento privilegiato che lo stato italiano le riserva: e, se ne accettate i privilegi economici e amministrativi, non potete poi voltar la schiena ai relativi doveri.

E’ uno stato, il nostro, che non mi soddisfa: ma che, dopo molte lotte e molti errori (e al tempo degli attentati ai tralicci io, giovane dirigente del MSI, litigavo ferocemente con chiunque definisse “terroristi” i vostri patrioti combattenti e invitavo i loro detrattori a spiegarmi la differenza tra loro e i partigiani del ’43-’45 che essi osannavano), da decenni riconosce pienamente i vostri diritti, la vostra cultura, la vostra autonomia. Voi non amate l’Arco della Vittoria di Bolzano, e sta bene: ma quello è un segno della storia, e la storia non si cancella (per la stessa ragione noi toscani abbiamo conservato i monumenti dei nostri granduchi asburgo-lorenesi). La fedeltà al vostro stato, che è quello italiano del quale il tricolore è simbolo, è un vostro dovere.

Voi non siete miei compatrioti, carissimi: ma siete miei concittadini e temo per voi che continuerete ad esserlo vi piaccia o no a lungo. Siatelo lealmente.

Del resto un comune Grossvaterland ce l’avremmo: l’Europa. Peccato che per il momento essa sia solo l’Eurolandia, questa miserabile caricatura che non è degna dei nostri sogni e dei nostri ideali (e l’ha dimostrato anche recentissimamente, palesandosi impotente a fornire una soluzione decorosa al problema dei migranti e lasciando praticamente sola l’Italia). Comunque, per quanto vi riguarda, che la vostra Heimat sia il Tirolo e il vostro Vaterland l’Austria, è vero: ma siete con noi, nostri concittadini, all’interno del Grossvaterland europeo. Ne condividete i doveri, ne avete largamente goduto i vantaggi. Questo, noi non vogliamo e voi non potete dimenticarlo.

@barbadilloit

Franco Cardini

Franco Cardini

Franco Cardini su Barbadillo.it

Visualizzazioni: 0
Tags: franco cardinitirolotricolore

Related Posts

Segnalibro. Ezra Pound, l’Italia e il fascismo spiegati ai cittadini di sua Maestà britannica

Segnalibro. Ezra Pound, l’Italia e il fascismo spiegati ai cittadini di sua Maestà britannica

22 Giugno 2025
Caduta di Massini dal Teatro “La Pergola” (la vignetta di Giorgio Betti)

Caduta di Massini dal Teatro “La Pergola” (la vignetta di Giorgio Betti)

21 Giugno 2025

Evola e Tolkien antimoderni (visti da Gianfranco de Turris)

Il sublime irregolare Van Gogh tra disperazione e dolore

Il caso. Se il quotidiano cattolico Avvenire riabilita un eretico

Segnalazione. “Musk: il Tecnosciamano”: il tycoon come evocatore di sogni collettivi

Aspide. “La riva delle Sirti” di Gracq, sospesa tra Jünger e Buzzati

Pordenone. L’imperdibile mostra cult sull’artista giapponese Gōseki Kojima

I venerati maestri, la vignetta su Bobbio e Del Noce (visti da Giorgio Betti)

Più letti

  • “C’è ancora domani”, tutte le sbavature nel film di Cortellesi

    “C’è ancora domani”, tutte le sbavature nel film di Cortellesi

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • La polemica. Al film della Cortellesi preferiamo l’epopea della Magnani in “Onorevole Angelina”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Salviamo il Comandante Todaro: mito e realtà di un eroe italiano (senza buonismo)

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • In “The Penitent” di Barbareschi la religione è nel mirino degli lgbt

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • La vita romanzesca di Edda Ciano Mussolini tra amore, odio e perdono

    0 shares
    Share 0 Tweet 0

Seguici su Facebook

Siti amici

  • 10 righe dai libri
  • Appennini di Gian Luca Diamanti
  • Arianna Editrice
  • Associazione Eumeswil Firenze
  • Calcio e statistiche
  • Diretta.it
  • Eclettica edizioni
  • Finanza Sexy
  • Hamelin Prog – Progressive Rock Magazine
  • Il blog di Roberto Perrone
  • Il diario del gigante Paolo Isotta
  • L'eminente dignità del provvisorio
  • linkiesta
  • melascrivo
  • Polémia
  • Rivista Visio
  • SilviaValerio.it
  • Storia in rete
Facebook Twitter Instagram

“All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per riparsi durante un tifone, o per riposarsi e amare”.
Hugo Pratt

Barbadillo è un laboratorio di idee nel mare del web che, a differenza d’altri, non naviga a vista. Aspira ad essere un hub non conformista, un approdo libero nel quale raccogliere pensieri e parole e dove donne e uomini in marcia possono fermarsi a discutere insieme di politica, ecologia, musica, film, calcio, calci, pugni e rivoluzione.

Ultimi articoli

Segnalibro. Ezra Pound, l’Italia e il fascismo spiegati ai cittadini di sua Maestà britannica

Segnalibro. Ezra Pound, l’Italia e il fascismo spiegati ai cittadini di sua Maestà britannica

22 Giugno 2025
Musica. Le note ribelli di Vasco contro tutte le guerre

Musica. Le note ribelli di Vasco contro tutte le guerre

22 Giugno 2025
La parabola di Corrado Orrico (tra Inter e dimissioni): un allenatore fuori dagli schemi

La parabola di Corrado Orrico (tra Inter e dimissioni): un allenatore fuori dagli schemi

22 Giugno 2025

Ultimi commenti

  • Marta Lagascio su La parabola di Corrado Orrico (tra Inter e dimissioni): un allenatore fuori dagli schemi
  • pasquale ciaccio su Caduta di Massini dal Teatro “La Pergola” (la vignetta di Giorgio Betti)
  • Guidobono su Il caso. Se il quotidiano cattolico Avvenire riabilita un eretico
  • Tullio Zolia su Evola e Tolkien antimoderni (visti da Gianfranco de Turris)
  • Gallaro' su Caduta di Massini dal Teatro “La Pergola” (la vignetta di Giorgio Betti)
  • Giovanni su Il caso. Se il quotidiano cattolico Avvenire riabilita un eretico
  • Guidobono su Luisa, la studentessa pavese che conquistò Giacomo Airoldi

with by amdotcom

No Result
View All Result
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Cinema
  • Parola ai lettori
Questo sito utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione. Se continui nella navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OkLeggi di più