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Partiti. Rottamare a prescindere è un errore. Come se la Juve licenziasse Pirlo e Buffon

by Piero Sansonetti
22 Marzo 2013
in Politica
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rottamazioneLa Juventus ha due fuoriclasse: Pirlo e Buffon. Sono tutti e due vecchi. La Juventus, per dare un segnale serio di rinnovamento, potrebbe licenziarli. Poi perderebbe lo scudetto e forse anche il secondo, il terzo e il quarto posto. Infatti non li licenzia e se li tiene stretti.
Il Pd aveva due soli fuoriclasse in squadra: Veltroni e D’Alema. Molto diversi tra loro – come Pirlo e Buffon – ma entrambi con qualità politiche di anni luce superiori a quelle del resto della squadra. Il Pd ha deciso che i loro sessant’anni – più o meno – sono troppi e li ha pensionati. Ha deciso di puntare su nomi nuovi: un certo Speranza (del quale non ricordo il nome di battesimo), Pietro Grasso, quel Galli di Confindustria, Gentiloni, Sassoli, Marino, Alessandra Moretti, eventualmente Saccomanni… Roba forte. Certo non hanno nessuna esperienza politica, certo, non sono mai stati tra il popolo, non hanno la scuola delle battaglie dure in assemblea, o nelle fabbriche, o in congresso, certo non hanno carisma, hanno poca dialettica, non si sono formati su degli ideali, non hanno studiato politica, non sono molto colti, magari non sanno neppure cos’è la perestrojka e non hanno letto – né sentito nominare – Lukács o Labriola… ma che conta tutto questo? Loro sono giovani o comunque sono neofiti della politica. E chi ha vinto le elezioni? Le ha vinte Grillo, si sa (anche se è arrivato terzo); e cosa vuole Grillo? I neofiti. Dunque, se vuoi combattere Grillo, devi giocare d’anticipo e mettere tu dei neofiti, eliminare tutti i leader e le donne e gli uomini carismatici e di esperienza, di qualità, e sostituirli con persone incolori, inesperte e senza nerbo. E così è stato.

Non mi preoccupo per Veltroni e D’Alema, messi alla porta senza una ragione (cosa hanno fatto di male? Hanno rubato, hanno ucciso qualcuno, hanno distrutto il loro partito? Non mi pare, Veltroni alle elezioni del 2008 ha preso un po’ più del 37 per cento dei voti, contro il 29 per cento di Bersani, e D’Alema, quando è stato segretario del partito, ha sbaragliato Berlusconi prima in Parlamento, nel 1995, e poi alle urne, nel 1996…). Mi preoccupo per l’ulteriore cerimonia di distruzione e di mortificazione della politica che si sta celebrando. Mettere un ragazzino sconosciuto di nome Speranza nel posto che fu di Ingrao, di Natta, di Napolitano, di D’Alema (e di Andreotti, di Moro, di Martinazzoli…) non è un gesto di rinnovamento, è una specie di superstizioso sacrificio rituale celebrato sull’altare del Dio Grillo e degli Dei grandi-giornali-borghesi. E’ la politica che si inginocchia di fronte all’antipolitica. E di conseguenza, e di riflesso – ed è il problema vero – è la politica che si umilia e si ritira chiedendo perdono e lasciando tutto la spazio agli altri poteri, soprattutto al potere dell’economia, della finanza, e ancor di più ai poteri stranieri. Quando la politica si ritira è il momento del ritiro anche della democrazia. Non vi fa paura? Siete soddisfatti che forse il grillismo imperante, e che sta dominando in tutti i partiti, porterà ad una forte riduzione dei costi della politica (lo 0,0-0,04 per cento del pil) anche se il prezzo da pagare sarà la sospensione o la fine della democrazia politica?

Che c’è di golpista nella piazza del Cav.?

Ditemi quello che vi pare, ma una cosa è chiara come il sole: per fare politica ad alto livello occorrono i professionisti della politica. Il resto è retorica. E il qualunquismo, forse, qualche volta un po’ serve, ma è inutile chiamarlo in un altro modo (rinnovamento, opposizione, democrazia diretta, eccetera eccetera), il qualunquismo si chiama qualunquismo e la democrazia politica democrazia politica.
P.S. Chissà se un giorno qualcuno mi spiegherà perché convocare una manifestazione di protesta (contro la magistratura o contro l’elezione di un avversario politico al Quirinale) è antidemocratico. Io mi ricordo che ho iniziato a fare politica, un po’ più di 40 anni fa, manifestando a Palazzo di giustizia (credo contro l’arresto di Piperno e di Russo) e più tardi feci le manifestazioni contro l’elezione del presidente Leone, buonanima. Ero un golpista? Cosa c’entra questa osservazione con il mio lamento pro Walter e Massimo? C’entra, perché eliminare i leader politici e indignarsi contro chi usa la piazza è quasi la stessa cosa: odio per la politica allo stato puro. Un po’ come quello di Flores d’Arcais (quella volta che demmo l’assalto al palazzaccio, però, credo ci fosse anche lui…) che propone di raccogliere le firme per impedire al probabile capo dell’opposizione di sedere in Parlamento e per spingerlo a sedere su una panca di Regina Coeli.

* da Il Foglio del 22 marzo 2013

Piero Sansonetti

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