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Home Politica

Italicum. La legge favorisce il modello Parma: Pd contro M5S. Destre atomizzate

by Fernando Massimo Adonia
6 Maggio 2015
in Politica
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UnknownEsulta Renzi e anche Maria Elena Boschi. L’approvazione dell’Italicum è di diritto l’atto più importante tra i pochi varati finora dal “governo delle riforme” a guida toscana. Certo, il fatto che sia stato partorito da un’aula nei fatti priva di opposizioni può valere come un peccato di legittimità  di non poco valore istituzionale e davanti al quale Mattarella è chiamato a riflettere lungamente. Ma anche un assaggio del clima politico generale. Forse una «vittoria di Pirro», come la definisce il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta. Ma se l’ex sindaco di Firenze può almeno esultare per uno score tutt’altro che trionfale; il centrodestra deve, dal canto suo, intonare il requiem. E non solo perché l’economista azzurro ha dovuto faticare non poco per non lasciare in aula verdiniani da un lato e fittiani dall’altra. Il punto è che, al netto delle strategie di palazzo, non è ben chiaro quale idea di legge elettorale avesse se non in cuore, almeno in mente, il rassemblement berlusconiano.

Una legge che favorisce il Pd, mentre le destre sbandano

Insomma, per quanto l’Italicum sia figlio di quel patto del Nazareno la cui filosofia è stata per lungo tempo sussurrata dall’ex Cav, oggi non si comprende se sia la legge più utile al centrodestra finora conosciuto. In primo luogo c’è quel premio di maggioranza al primo partito che va in direzione diametralmente opposta alle proposte politiche che Berlusconi ha schierato in campo nelle sei competizioni nelle quali si è candidato premier. La sua grande qualità è sempre stata nel coalizzare su di sé forze distanti mille miglia tra loro. Quella compagine, come si sa, è oggi in ordine sparso e il sorpasso della Lega di Salvini su Forza Italia è sempre più un fattore con cui fare i conti.

Con la nuova legge, ballottaggio modello Parma: Pd contro Grillo

Come è ineludibile un dato tanto statistico quanto politico che l’Italicum rischia di consolidare: l’alternativa al Pd non sta a destra ma in area cinque stelle. I sondaggi attuali ci dicono che se si andasse al voto oggi, l’eventuale ballottaggio sarebbe Renzi contro Grillo. Ovvero, tra un partito che raccoglie anche nelle dimensioni l’eredità autentica della Democrazia cristiana e un movimento antisistema (anche se non radicale) che coagula ampi consensi nonostante la contraddittorietà lampante di parte dei propri contenuti. In fondo, lo scenario è prossimo a quello che si è registrato a Parma nel ballottaggio che ha visto vincere Pizzarotti.

Rischio atomizzazione per le destre: ogni testa un partito

Una disputa che così posta spazzerebbe via il bipolarismo che ha segnato gli ultimi venti anni e che costringere l’ex Casa della Libertà a una duplice scelta a perdere.  Il ricollocamento della sua area più moderata nel nascituro Partito della Nazione e l’adagio in chiave sempre più proporzionale e non governativo delle componenti più a destra, che a loro volta potrebbero procedere in ordine sparso, visto che la soglia di accesso a Montecitorio è fissato a un più che abbordabile, ma scientificamente dispersivo, 3%.

Insomma, lo scenario più prossimo è l’oblio di una galassia fino a ieri ritenuta maggioritaria nel Paese. Chiamiamola pure eutanasia, ma a conti fatti, se questi sono i frutti del primo abbraccio tra Renzi e Berlusconi, un’uscita di scena di quest’ultimo – soprattutto se i risultati delle Regionali fossero, come sembra, balbettanti – sarebbe un’opportunità. L’interrogativo è però cosa accadrebbe il giorno dopo, visto che all’orizzonte non si vedono leader che abbiano perlomeno la volontà di ridisegnare un fronte maggioritario e dalla chiara vocazione governativa. Intanto, lo si può dire con serenità: con l’Italicum finisce sì la Seconda Repubblica, ma per un ritorno sostanziale alla Prima.

@barbadilloit

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Tags: firmaforma italiaitalicummatteo renzipartito democraticosalvinisergio mattarella

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