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Home Cultura

Il racconto. Metti Antonio Ingroia con la divisa da metronotte a Gardaland

by Marco Ciriello
16 Marzo 2015
in Cultura
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Antonino Ingroia
Antonino Ingroia

Fare la guardia giurata a Gardaland non è facile per nessuno, meno ancora per Antonio Ingroia, ma gli restava poco, dopo mesi come avvocato senza lavoro, nonostante inserzioni, telefonate ad amici, aveva scelto di sorvegliare la sicurezza dei bambini in un parco giochi. Marco Travaglio gli aveva offerto una rubrica sul “Fatto” e Andrea Scanzi voleva dargli il 5 percento del suo stipendio, ma l’orgoglioso pm ha rifiutato, preferendo spogliarsi di tutto per indossare la divisa di guardia giurata. Non ha un fisico rassicurante ma una esperienza del Male e dei suoi equivoci che non hanno altri. Ed eccolo girare cercando gli attentatori di Al Qaeda, purtroppo ha fermato il povero Mina Samuil che cercava sua moglie Eman e sua figlia Abdel, perse nella fila al grande Drago. Ci sono volute diverse ore e l’intervento dei carabinieri per risolvere il caso. A quel punto Ingroia le ha provate tutte: dalla testimonianza di Ascione Ciro addetto alla manutenzione delle montagne russe (inattendibile, tra l’altro poi risultato con diverse condanne per rapina a mano armata ai tir sul Gra, bastava guardare il film di Rosi, ma si sa la giustizia non ha tempo per il cinema), poi ha provato con la storia che la signora Eman era scappata per sfuggire a una vita coniugale di percosse perché suo marito amava la pasta Barilla e quando si è visto negare anche questa possibilità, ha detto di avere delle foto sul suo cellulare che ritraevano l’intera famiglia Samuil nel chiaro intento di rubare il tappeto volante di Gardaland, risultato la famiglia egiziana ha ricevuto un pass indeterminato di ingresso e consumazioni al parco giochi e Ingroia è stato licenziato. La riconsegna della divisa e della pistola è stata filmata dalla redazione di “Servizio Pubblico” che l’ha trasmessa senza nessun picco di share, indiscrezioni avevano parlato di un Michele Santoro visibilmente commosso al punto di aver offerto all’ex giudice un posto di maggiordomo a casa sua. Ma l’orgoglio di Ingroia ormai è noto a tutti, ed ha deciso di emigrare, si è unito alla diaspora degli italiani in fuga, Paolo Giordano ha raccontato per “La Lettura” il check-in e l’imbarco da Roma per il Qatar, paese scelto per ricominciare. “Il Fatto” ha presentato il paese arabo come l’unico posto libero possibile (ignorando i servizi del “Guardian” sul nuovo schiavismo), e ha lodato la monarchia assoluta come unica forma di governo, raccontando che Ingroia andava come consulente dalla famiglia reale Al Thani, in realtà è stato assunto grazie a suo cognato come revisore delle pompe idrauliche della ditta Xabal. Quattro mesi dopo con un compagno di stanza Rubino Giuseppe – che ha imparato a cucinare il pesce a Poggioreale – hanno aperto “Mani pulite” un piccolo ristorante, a Doha. Trenta coperti, dieci specialità e la certezza della pulizia oltre la garanzia della freschezza del cibo. “Repubblica” ha spedito Carlo Petrini per raccontare la scommessa vinta dal giudice, e soprattutto la supremazia italiana che attraverso la cucina sa riscattarsi sempre. Antonio Ingroia ha dichiarato: «Solo ora, nella mia cucina, mi sento un vero giudice, quando scelgo le pietanze per la sera, quando chiedo a Giuseppe di risparmiare i totani in funzione della cernia, e, poi, quando emettiamo la sentenza, quando soddisfatti scriviamo il menù del giorno, ecco allora sento di non aver scommesso invano sulla mia enorme esperienza».

Marco Ciriello

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Tags: antonio ingroiagardaland

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