Il giornalismo sta riflettendo sul destino della Destra italiana. Da Pierluigi Battista a Mauro Magatti, sino a Gianpaolo Pansa. Tutti a ragionar sulla Destra, sul Centro-destra e sulla storia di una cultura politica. Chi con editoriali, chi con interviste televisive, chi con i libri, tutti concludono, più o meno, che l’Italia ha bisogno di Destra.
Pansa, con “La destra siamo noi. Una Controstoria italiana da Scelba a Salvini” conferma che il dibattito è vivo. Il suo libro mette insieme settantanni di personaggi che appartengono, direttamente o indirettamente, al grande popolo della Destra. L’idea di Pansa non è affatto nuova, ossia: gli italiani sono di Destra però non trovano la loro giusta rappresentanza politica. Per questo, il libro del noto giornalista tenta di tenere insieme Giorgio Almirante e Cesare Romiti, Giorgio Pisanò e Indro Montanelli. I personaggi raccontati a volte sono culturalmente distanti tra loro ma rimangono segnati da un carattere comune, questo: nella storia d’Italia c’è stato un popolo di persone perbene che non ha avuto dei continuatori, culturalmente e politicamente validi, negli ultimi anni.
E’ accattivante il titolo del libro di Pansa; da subito pare una ricapitolazione per ricordare “L’antica intimità che ci lega agli autori di Destra” – P.P.Pasolini -; ed è un titolo felice per poter rinnovare le relazioni che ci tengono vicino alla storia della Destra. Il lettore ha l’occasione per approfondire le esperienze intelligenti ed oneste di una cultura, come l’esperienza della rivista “Il borghese” che costruì un giornalismo alternativo in Italia. Però, considerate le altre sue recenti opere, si ha la sensazione che Panza presenti i suoi personaggi dentro una cronaca quotidiana incessante. Ecco – se lo vogliamo trovare… – il limite del libro è questo: esso si offre più come uno sforzo per presentare una cronaca e meno per raccontare una visione ideale della Destra.
A Pansa va riconosciuta un’intenzione revisionista notevole. Libri come “Il sangue dei vinti” o “Bella ciao” hanno creato spazi di confronto storiografico. Tuttavia, questa sua forte narrazione, basata sulla cronaca degli eventi dei personaggi della Destra, richiederebbe un maggior scavo sulle scelte ideali – la grande bellezza delle idee – e una minor attenzione alle esperienze personali, ovvero i divorzi o le ansie dei personaggi di Destra.
E poi, la frase “La destra siamo noi ci fa scoprire settant’anni di vita italiana oggi confinati nel buio” spinge a scrivere che Almirante o Pisanò sono sempre stati nella pura luce delle mattine d’Italia. Il problema del buio o delle penombre politiche forse è un altro; ed è quello di chi ha sfruttato gli uomini e le idee di Destra negli ultimi venti anni. La luminosa Destra morale di Prezzolini, di Guareschi, di Longanesi e Montanelli; la visione patriottica, rigorista, comunitaria, che parte da Machiavelli e arriva a Gentile, non è stata ‘illuminata’ da chi – nell’evo berlusconiano – non ha sostenuto il ricordo dei giganti, non si è battuto per una grande Biblioteca nazionale della Destra italiana, e ha pure lasciato da parte gli intellettuali eredi di Gentile o di Longanesi.
Sì, la storia raccontata da Pansa farà bene ai lettori, specialmente ai più giovani. Ma chi comprende la storia sa che, a Destra, non c’erano i lupi se poi “Oggi i lupi veri hanno un altro colore”.
Il lettore apprezzerà questo lavoro storico-giornalistico. Ciononostante, in generale, c’è un limite nella letteratura giornalistica: l’infilare belle storie una dietro l’altra diviene più un egregio sforzo catalogativi e meno una spinta conoscitiva o ideale. Naturalmente il passato dei giganti – indagato anche attraverso questo lavoro – oggi segnala motivi per disporre di quelle esemplarità storiche utili ai nostri cuori. Così, nel libro, sarebbero entrate benissimo le vicende di quegli uomini migliori come Ettore Muti, Araldo di Crollalanza e Giovanni Papini.
La destra di oggi
Peraltro e molto curiosamente, dopo la lettura del libro, è provabile il sentimento di voler scrivere un altro tipo di testo da titolare a La destra saremo noi, cioè un’opera che codifichi la Destra contemporanea, per esempio, quella coraggiosa e volenterosa dei ragazzi del fango di Genova, quella esemplare delle Forze Armate, quella critica, giovane e trasversale del web.
A tali espressioni della società italiana contemporanea avvicinare le parole di Giuseppe Prezzolini, le parole che uniscono le generazioni delle Destre, le parole che ci fanno sentire il desiderio di essere diversi dagli altri al fine di tentare di essere “campioni, insieme alla propria famiglia, delle virtù che fanno generalmente guadagnare l’autorità: ossia il compimento dei propri doveri, l’onestà personale, la capacità del giudizio non partigiano, il mantenimento della parola data, la specchiatezza dei costumi, la coerenza dell’azione con il pensiero, la modestia nella vita sociale.”
Dalla frase di un gigante della cultura di Destra, dunque, ripartire con il cuore che batte per un passato in cui credere, senza nostalgia, per un presente ricco di nuovi bisogni politici. Proprio per questi bisogni, tuttavia, le pagine finali dedicate a Salvini non spiegano perché un “ex giovanotto di quarantun anni” oppure perché un “ragazzone furbastro… pronto a sfidare il ridicolo pur di far parlare di sé” oggi stia in ogni caso rivitalizzando il popolo di Destra, stia ricaricando le passioni e le attese di una Nazione.
*“La Destra siamo noi. Una controstoria italiana da Scelba a Salvini” di Giampaolo Pansa, Rizzoli, pagg. 401, euro 19,90