Tutti dimenticano, a maggior ragione quando ci s’impegna a rimuovere la realtà. Facoltosi sceicchi si lavano la coscienza pagando jihadisti. Questi fanno massacri “di infedeli” e loro si sentono di aver assolto al Jihad. Ed è sempre fitna. Il sacrosanto diritto alla libertà – e il rispetto dei “diritti umani”, evocato in Siria, nella guerra contro Bashar Assad – non si concilia con chi squarta i propri nemici e si ciba del loro fegato, come fece nel febbraio del 2013 Abu Sakkar, “il ribelle”, facendosi perfino riprendere in un video. Fu Vladimir Putin, al tempo della “linea rossa” – indicata dagli Usa per procedere all’invasione della Siria –, a mostrare al mondo il filmato. Fronteggiando David Cameron, che con tutto l’Occidente si schierava con i ribelli “democratici, moderati e laici”, il leader russo disse: «Il sangue macchia le mani di entrambe le parti, ma sono questi gli uomini cui vogliamo dare le armi, belve che uccidono i nemici per poi mangiarne
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