La diretta streaming non è mica per inseguire Grillo. In fondo i democratici ne avevano fatto già uso in alte occasioni. Il guaio è che mentre i grillini dovevano conoscersi, con tanto di presentazione alla X-factor, e decidere i capigruppo di Camera e Senato, dalle parti del Nazareno si conoscono benissimo e non hanno cariche e incarichi da decidere. Anzi. La task force creata in campagna elettorale per distribuire i posti di governo, sottogoverno e segreterie tecniche ha smobilitato il 25 febbraio. Da decidere quindi, in questo senso, ci sarebbe ben poco. Tuttavia la Direzione nazionale del Pd convocata da Bersani, il cosiddetto parlamentino, ha all’ordine del giorno un punto impegnativo: Elezioni Politiche – Iniziative del Pd.
Il fatto è che il segretario, all’indomani del voto e di un risultato insoddisfacente che paralizza come non mai il quadro politico, si è assunto l’onere e l’onore di tentare l’impossibile: fare un Governo. I numeri per il momento non sembrano interessargli. Al Senato non ha maggioranza e gli strali di Grillo dal suo blog non lasciano spazio a mediazioni. Il tutto senza considerare il ruolo del presidente della Repubblica che in uno scenario del genere dovrebbe essere l’unico ad avere il cerino in mano. E così la Direzione di oggi è chiamata ad esprimersi sul tentativo di Bersani di formare comunque un Governo e presentarsi in Parlamento. La verità è che il Partito democratico è chiamato a decidere su niente. Napolitano ha ben chiaro la difficoltà di formazione di un qualunque governo e le sue perplessità (“evitare premature determinazioni di parte”) stridono col piglio decisionista del segretario (“tocca al Pd fare una proposta”).
Ma che partito avrà di fronte, oggi, Pierluigi Bersani? Dire annichilito è dire poco. La delusione per l’esito del voto non è stata affatto smaltita e la sensazione è che tutti aspettino le mosse del segretario per impallinarlo. I “dinosauri” (vedi D’Alema e Veltroni) hanno subito rotto il ghiaccio con interviste e apparizioni televisive. Troppa panchina in campagna elettorale. I “giovani turchi” ossia la cerchia stretta del segretario, secondo i maligni giovani solo per l’età e turchi solo per l’ortodossia, composta dai vari Fassina, Orlando, Orfini e Speranza sono quelli che più di tutti hanno assorbito il botto elettorale. Non vedono altra soluzione che Bersani premier oppure il ritorno alle urne. Nelle altre componenti del partito non si registra altrettanta nettezza. AreaDem, la corrente di Franceschini, Fassino e diversi veltroniani, immagina soluzioni terze e vede in maniera negativa un immediato ritorno al voto senza aver fatto ogni tentativo per scongiurarlo.
Chi si godrà invece lo spettacolo sarà oggi senza dubbio Matteo Renzi, lo sfidante delle primarie da molti indicato come “colui che aveva capito tutto”. Osserverà, certamente in disparte, quella che sarà solo una resa dei conti in nuce. La relazione di Bersani difficilmente avrà voti contrari oggi, come da tradizione ci saranno tanti se e tanti ma, bisognerà leggere tra le righe e interpretare. Poi deciderà Napolitano. Ma sarà soprattutto il comico genovese a decidere le sorti di questo Pd, almeno così come lo abbiamo conosciuto finora.