Governo tecnico? «Sì, grazie», diceva ieri. O meglio «No, grazie», spiega stamane. Sembra il giochetto tanto caro a Silvio Berlusconi («l’ho detto/non l’ho mai detto»). E invece è il grillino neocapogruppo al Senato Vito Crimi a proporre il più stantio dei codici del politichese: il balletto delle dichiarazioni. E tra tre mesi (quando, cioè, avverrà la rotazione dei capigruppo targati 5 Stelle) magari ci sarà, codice del grillino alla mano, chi voterà «una legge che mi piace» alla Camera e l’altro, al Senato, che non la voterà proprio perché «questa legge non mi piace». Si dirà: sono i primi giorni di “scuola” per i neoeletti. E in effetti ci pensa Beppe Grillo ad andare a discutere con Mario Monti e con Giorgio Napolitano sul da farsi.
Che cos’è, allora, questa ironia sui parlamentari del Movimento 5 Stelle? Pregiudizio? Le prime battute dei neodeputati, a dire il vero, sono dei veri e propri assist: «Sono sommelier, quindi mi vorrei occupare di agricoltura» si propone uno. Un altro propone di «demolire il nostro ego per metterci al servizio della causa». E così via, in una versione maccheronica del “governo dei tecnici” o “dei migliori”, per dirla con Platone. E il web, impietoso, si prende la rivincita sui suoi stessi adepti: impazzano, già, le parodie di chi – a sua volta – sfotteva i vari onorevoli “asini” in geografia e diritto costituzionale. La nemesi.
E loro? I parlamentari grillini, più che altro, sembrano godersi la prima gita al Palazzo. Sembrano eccitati come se fossero al primo giorno di liceo alla ricerca del compagnetto più carino o più simpatico con il quale stringere amicizia. E le presentazioni, con un’oratoria presa in prestito dalle assemblee studentesche, sono tutte all’insegna del petto gonfiato. Fa quasi tenerezza, allora, vedere come tutti si accingano, in questi primi giorni, a essere comprensivi con loro. I giornalisti, certo, alla ricerca del passante di turno nella speranza che possa essere anche lui quell’eletto dal popolo. Ma anche i vertici delle istituzioni italiane, i membri del parlamento europeo, le stesse “banche mondiali”: tutti cercano di connettersi con i nuovi marziani (nel tentativo, nemmeno troppo velato, di addomesticarli).
Ci sarebbe da sorridere, e anche da studiare in termini sociologici, se allo stesso tempo rispetto a tutto questo non ci fosse un Paese reale in emergenza. Come abbiamo pubblicato ieri su Barbadillo, fa un certo vedere l’ansia di carpire una dichiarazione di Marta Grande (la presidente della Camera grillina in pectore) mentre a Bari un’azienda come Bridgestone rischia di chiudere assieme a 950 lavoratori. Di qua, insomma, crescono le crisi aziendali, di là invece impazza lo streaming delle assemblee. Di qua, oggi, un trafiletto in decima pagina, di là le prime pagine dei giornali. Solo che “di qua” fino a qualche giorno fa c’erano anche questi “grillini” che dovevano arrivare “di là” per cambiare la politica. E adesso?