Caro direttore,
i miei consigli per un libro da leggere (e da regalare) a Natale sono cinque e spaziano da argomenti più impegnativi allo sport, coinvolgendo il mito di Cassius Clay.
Il primo libro consigliatissimo per i lettori di Barbadillo è “Bettino Craxi, dunque colpevole”, di Nicolò Amato, Rubettino editore. Rievoca la vicenda giudiziaria di Bettino Craxi, senza riaprire le vecchie polemiche, bensì proponendo una riflessione serena perché, dopo vent’anni, ora che i tribunali degli uomini hanno esaurito il loro compito, sia il tribunale della storia a esprimere un giudizio obiettivo. L’autore si sofferma sul clima violento, da tempo di guerra, con cui la pubblica opinione e gran parte dei mass media hanno pesantemente condizionato lo svolgimento dei procedimenti, rendendo difficile l’opera dei magistrati e la ricerca di una giustizia non condizionata politicamente. Tratta anche il giustizialismo che ha limitato la lotta dello Stato contro il terrorismo, la mafia e la corruzione. Prefazione di Vittorio Feltri.
Poi ecco “Il ministero della paranoia. Storia della Stasi”, saggio di Gianluca Falanga edito da Carocci. Il suo peggior nemico: il libero pensiero. La sua arma più terribile: la “Auschwitz nelle anime”, l’annientamento della persona con la violenza psicologica e l’isolamento in carcere. Esercito invisibile al servizio di un regime in guerra col proprio popolo, la Stasi è passata alla storia per l’efficienza operativa e l’ansia paranoica di controllo totale della vita di milioni di cittadini inermi. L’apertura degli archivi riservati permette oggi di guardare oltre il mito e ricostruire l’anatomia di uno dei più impenetrabili protagonisti della Guerra fredda. Come funzionava il sistema del “terrore discreto”, sconvolgente realizzazione del Grande fratello profetizzato da Orwell? E quali furono le operazioni top secret che resero la Stasi leggendaria oltre i confini della DDR? Gianluca Falanga vive e lavora a Berlino, dove collabora col Museo della Stasi e l’ex penitenziario della Stasi di Hohenschönhausen.
Lo scrittore, sceneggiatore e regista televisivo greco, classe 1959, Vasken Berberian si ispira ai grandi classici della letteratura mondiale (Dostoyevskij e Tolstoj su tutti) ma anche a Frazen, Fante, Ellis e Yourcenar, scrittori, secondo Berberian, che raccontano le loro storia con assoluta trasparenza e sincerità; elementi che sono presenti anche nel suo commovente romanzo “Sotto un cielo indifferente” per la casa editrice Sperling & Kupfer (per la quale ha già pubblicato “Come sabbia al vento”). Un bambino di nome Mikael, è affidato ad una famiglia di Atene, ricca potente e piena di ideali, che poi lo manda al collegio armeno di Venezia Moorat-Raphael; l’altro, Gabriel, segue il destino del suo popolo che nel 1947 rimpatria all’Armenia sovietica sotto le grinfie del terrorismo rosso di Stalin. Un libro americano di uno scrittore di origine armena, William Saroyan, diventa il pretesto perché padre è figlio vengano deportati in un gulag siberiano. Mikael, divenuto adolescente geniale e ribelle, che ignora l’esistenza del suo gemello, sente in maniera magica e trascendentale l’angoscia di Gabriel nei momenti di sconforto e solitudine nel collegio mechitarista sente di poter comunicare con un ragazzo di cui ignora l’esistenza.
E veniamo allo sport. È uscito in libreria in occasione dell’anniversario quarantennale del celeberrimo “Rumble in the Jungle“, una perla immancabile per tutti gli appassionati di sport, giornalismo e storia dell’attualità. “L’ultimo campione, il più grande?” (Gargoyle, collana Accadimenti, pp. 159, € 40) è l’ultima fatica di Rino Tommasi, decano del giornalismo sportivo italiano, appassionato della noble art al punto da essere annoverato fra coloro che l’hanno fatta conoscere al bel paese. L’avvincente opera ripercorre la storia dell’allora Cassius Clay, vincitore delle Olimpiadi di Roma del 1960, campione mondiale dentro e fuori dal ring, calcando round dopo round l’indimenticabile serata del match di Kinshasa contro George Foreman, e terminando all’ultima comparsa nel 1996 alle Olimpiadi di Atlanta. Laddove appare superfluo sciorinare la carriera dell’autore e del protagonista, entrambi possessori di un curriculum invidiabile, è necessario sottolineare come questo volume sia colmo di fotografie perlopiù inedite ai lettori italiani, consacrandolo già in esordio come uno di quei tomi da non poter farsi sfuggire e da mettere in biblioteca accanto a mostri sacri quali Durham e Mailer, che già avevano calcato il ring letterario accanto ad Ali.
Piano B edizioni ha pubblicato da quattro anni “Calciobidoni. Non comprate quello straniero”. Ma il libro è sempre molto bello e interessante. Novanta storie di calcio per ridere, calciobidoniricordare, arrabbiarsi: una sorta di bestiario, di fantozziano memoriale sull’esterofilia del calcio italiano dal 1980 fino al 2010, di vero e proprio vademecum per presidenti e direttori sportivi per non lasciarsi tentare dalle sirene ingannatrici del “calcio d’agosto”. Il libro nasce dall’idea di Cristian Vitali, curatore e autore del sito www.calciobidoni.it, nato per passione ma diventato ben presto sito cult per gli amanti del calcio e per gli addetti ai lavori. Nel volume sono presenti profili e ritratti di giocatori dimenticati, acclamati prima come campioni e salvatori della patria e ben presto finiti nel tritacarne della cronaca calcistica degli ultimi 30 anni. Novanta storie attraverso cui ricordare la recente epopea calcistica italiana, dalle grandi città alla provincia: storie di presidenti, allenatori e procuratori alle prese con il mondo dorato e spietato della serie A. La vicenda dello straniero sconosciuto e affascinante, del cinese con la saudade, del figlio del dittatore, del fratello scarso di Maradona, del brasiliano più bravo con le donne che con il pallone, del finlandese che perse il posto in squadra ma riuscì a laurearsi a Bologna, del campione triste, del giapponese con l’interprete al campo d’allenamento, dei cori e degli striscioni diventati leggenda.
@MarioBocchio