Ci siamo, parte ufficialmente la sfida di Matteo Salvini all’Italia. O meglio, metterà a disposizione – a tutti gli uomini e donne di buona volontà che vorranno aiutarlo – lo strumento per farlo. Uno strumento che sarà volutamente liquido, non la classica struttura partitica alla quale tutti sono abituati. Una scelta dettata dalla volontà di non fornire assist a coloro che in questo periodo hanno tentato di autoproclamarsi referenti ufficiali sui vari territori, senza che neppure esistesse lì ancora una casa madre. Un modo, insomma, per non inficiare l’ottimo lavoro svolto da chi – come il senatore Volpi – qualche mese fa è andato in avanscoperta e da chi già in tempi non sospetti ha avuto il coraggio di sposare un progetto dalle intenzioni così innovative e coraggiose.
Ora che il fronte identitario non è più bizzarra utopia ma occasione concreta, Salvini vuole giustamente tener lontani i riciclati, i professionisti del salto sul carro del vincitore e gli sciacalli. Dunque punta a stendere una rete il più possibile orizzontale, per vedere che cosa ne emerge e – sulla base di questo – organizzarla. In quest’ottica, l’idea vincente è puntare innanzitutto su giovani under 30 che possano crescere accompagnati dall’esperienza di figure più esperte ma non di prime donne. Insomma, un’occasione di ricambio generazionale e motivazionale.
Così,dopo le feste il think tank Il Talebano – che sin dagli albori ha affiancato il leader del Carroccio nella costruzione del nuovo progetto – avvierà un tour in giro per il Paese: obbiettivo dell’iniziativa sarà ‘evangelizzare’ i territori extrapadani, ossia andare laddove la Lega non era mai stata presente per far conoscere bene genesi e prospettive del fronte identitario Made in Salvini. Ma non solo. perché insieme a Il Talebano si muoveranno i fedelissimi di Salvini presenti nelle istituzioni, a partire dall’eurodeputato Lorenzo Fontana (tessitore dell’alleanza con Marine Le Pen e con gli altri movimenti identitari a Bruxelles, nonchè rappresentante leghista alle ‘internazionali’ euroasiatiche)… insomma, incontri politico/culturali per andare a conoscere e tastare le realtà dei territori e comprendere con quali soggetti intraprendere il lavoro di costruzione della rete sulla base delle indicazioni del cosiddetto ‘Capitano’.
Capitano che non punta certo ad essere un nuovo Garibaldi, come spiegava di recente Fratus in alcuni interventi su diverse testate, bensì a proporre un nuovo modello alternativo all’accentramento unificatore di stampo nazionalista, bensì ad una lega di territori (piccole Patrie) che tornino ognuno ad accentuare la propria identità in un unicum organico sul modello dell’Imperium. Tradotto in termini politici. una galassia di movimenti fortemente radicati nelle loro terre, coordinati per abbattere il modello politico economico e sociale che le soffoca.
Da domani, non ci saranno più scuse. Ne’ per le singole persone, né per i vari gruppi identitari… tantomeno per quei dirigenti politici che fino ad ora si sono dimostrati incredibilmente tentennanti, timorosi nella scelta tra vecchio e nuovo.
*direttore de Il Talebano