Le aperture su ius soli e diritti civili degli omosessuali di Silvio Berlusconi non sono passate inosservate nella fila divise e litigiose del centrodestra. E così è giunta una doppia rimodulazione del pensiero del Cavaliere, grazie ad una lettera inviata ai dirigenti di Forza Italia e una dichiarazione a Il Foglio di Giuliano Ferrara.
Aspettarsi da un politico dei nostri tempi una visione del mondo è un po’ troppo, una mission (termine che piacerebbe ai renziani) anche. Ma nel tentativo spericolato di tenere insieme Francesca Pascale e Maurizio Gasparri c’è tutta l’essenza del berlusconismo declinante di fronte al sole renziano, dal momento che messe in sordina le battaglie sovraniste (le scelte geoenergetiche in Russia e Libia) che avevano caratterizzato il periodo migliore di Silvio, dimenticato il nodo cruciale della ridefinizione del welfare, non restano che questi effimeri equilibrismi attuali.
Unioni sì, matrimoni no
Berlusconi ai dirigenti di Fi: “Quando ho parlato di unioni civili ho detto che il tema esiste. In molti paesi europei, dalla Germania alla Gran Bretagna, i partiti conservatori hanno saputo affrontare con serietà questi argomenti senza abdicare ai loro valori cristiani. La famiglia tradizionale, quella fondata sul matrimonio, resta assolutamente alla base della società ed è il fulcro dei nostri valori. E siamo consapevoli che niente potrà sostituirla. Ma ragionare di allargare l’area del diritto ad altri tipi di unione, come hanno fatto i partiti conservatori di altri grandi paesi, non può essere vissuto come qualcosa di sconveniente o come un allontanarsi dai nostri principi.
Se la società cambia, la politica ha il dovere di prenderne atto. Una legge sulle unioni civili ben fatta, che non calpesti i diritti della famiglia, e soprattutto i diritti dei bambini, deve essere fatta. In questo campo noi non possiamo essere subalterni alla sinistra e non lasciare che sia solo la sinistra a occuparsene”.
Il pensiero “duttile” di Berlusconi su famiglia e identità
Ad una domanda de Il Foglio il Cavaliere risponde: “Nel mondo occidentale si sono diffuse le unioni omosessuali. Anche la chiesa cattolica ha le sue incertezze, fa le sue riflessioni sinodali. E noi non possiamo attardarci su una posizione nullista, di chiusura totale alla questione dei diritti delle persone. Personalmente mi piacerebbe che la cosa fosse risolta con patti privati sanciti dal codice civile, più che da norme ad hoc. Ma dobbiamo fare i conti con la realtà ed essere aperti a questa rivendicazione di diritti che non può incidere minimamente sul matrimonio tra uomo e donna, che deve continuare ad essere il fulcro di politiche pubbliche per la famiglia, è ovvio. Quanto all’integrazione dei nuovi arrivati, che deve essere realizzata con l’educazione e l’istruzione e la coesione culturale e civile, è una necessità della storia: vogliamo litigare con la storia?”.
Immigrazione, cittadinanza e invasione
Sempre Silvio nella lettera al partito: “Sulla cittadinanza ho letto tante parole sbagliate, tanta disinformazione montata ad arte. Io ho detto cose di buon senso. Già oggi esistono leggi che consentono a chi è nato e cresciuto in Italia di diventare cittadino italiano al raggiungimento della maggiore età. Io ho semplicemente aggiunto che, oltre ad essere nati in Italia, per essere italiani ci devono essere un ciclo completo di studi fino al liceo, la padronanza della nostra lingua, l’accettazione delle nostre regole di vita, la conoscenza della nostra storia. Non mi pare che in questo modo si regali la cittadinanza a chiunque. Anzi, essere italiani è un onore e deve essere meritato.
Questo è un modo serio per affrontare il tema dell’immigrazione. Ed è il modo contrario rispetto a come lo sta affrontando il governo Renzi, che sta riversando sulle nostre coste centinaia di migliaia di clandestini senza alcuna regola e senza alcun controllo. Questa è una invasione vera e propria!”.