Bertinotti fulminato sulla via di Todi. Dopo una vita dedicata al comunismo, il politico che non accettò la creazione del Pds e fondò Rifondazione Comunista, ha dichiarato due giorni fa che la cultura da cui ripartire non è il comunismo, fallito senza appello, ma il liberalismo, che ha difeso i diritti individuali.
“Io penso che la cultura liberale- che è stata attenta più di me e della mia cultura all’individuo, alla difesa dei diritti dell’individuo e della persona contro il potere economico e contro lo Stato – è oggi indispensabile per intraprendere il nuovo cammino di liberazione”. Esulta il mondo liberale italiano, e gli animatori del Tea Party Italia hanno proposto di regalare al neo convertito una tessera onoraria del movimento.
Ma Bertinotti non si è fermato. Per l’ex leader carismatico dell’ultrasinistra atea e materialista, l’unica vera cultura ancora in piedi è il cristianesimo, rivitalizzato da Papa Francesco.
Durissima la critica del comunismo: “Faccio fatica a dirlo. Ma io appartengo a una cultura che ha pensato che si potessero comprimere – almeno per un certo periodo – i diritti individuali in nome di una causa di liberazione. Abbiamo pensato che se per un certo periodo era necessario mettere la mordacchia al dissenso, eh, beh… ragazzi, c’era la rivoluzione”. Ecco l’auto-accusa: “La mia storia ha pensato che si potesse comprimere le libertà personali. L’intellettualità europea fra il 1945 e il 1950 è stata tutta comunista. Jean Paul Satre, Andrè Gide, Albert Camus per parlare dei francesi. In Italia tutti, proprio tutti: i registi del neorealismo, i principali cattedratici italiani, i grandi scrittori, le case editrici. Erano tutti comunisti. E adesso non mi dite per favore che non si sapeva niente di cosa accadeva in Unione Sovietica, e che bisognava attendere il 1956 o Praga!”.
E’ giunta inattesa, quindi, in questa fine estate una critica del comunismo espressa con onestà intellettuale da Fausto Bertinotti, critica che va sommata alle feste dell’Unità intitolate a De Gasperi e alla chiusura dell’Unità stessa: a sinistra è in atto un riposizionamento il cui esito finale è davvero difficile da prevedere. In realtà, secondo l’ex presidente della Camera, non esistono più i comunisti di una volta, tesi peraltro già espressa anche a luglio di quest’anno sull’Huffington, quando parlò di morte della sinistra. Nessuno però si sarebbe mai aspettato che il certificato di morte fosse scritto proprio da lui.
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