Lo Tsunami Grillo non arriverà in tv, lo ha annunciato lui stesso con un tweet.
Dopo settimane di Berlusconi, Monti, Ingroia, Giannino e Bersani (meno degli altri) in giro per le trasmissioni politiche, stasera (su SkyTG24 e su Cielo) non sarà il turno di Beppe Grillo. Sarebbe stato evento, perché la genialità del leader del M5S era tutta nel concedersi una volta sola, come un amore fugace, un’intervista intima e non un’orgia televisiva con giornalisti e altri politici: Fabio Vitale lo avrebbe intervistato, infatti, per mezz’ora, dentro il suo camper.
Dunque, un’esclusiva e una mezza bufala assieme; Grillo aveva deciso di sottrarsi alla sceneggiatura dell’ingresso in studio, della poltrona messa al centro per lui, della musica di accompagnamento, del servizio introduttivo, del fuoco incrociato di un parterre di giornalisti agguerriti e pronti al duello. Non ci sarebbe stata, insomma, l’arena, il sangue; niente replay a 5 Stelle del titano Berlusconi contro i titani santoriani.
Grillo ha davvero riempito le piazze, luogo inaccessibile agli altri politici; ha riportato la gente a guardare un leader politico in faccia, sotto la pioggia, sotto la neve. Rimane oggi l’unico leader che, odiandolo o amandolo, ha riportato la voglia di politica. Torna alla mente il racconto che chiunque fa di Giorgio Almirante, galantuomo che come Grillo tutti riconoscevano come “diverso” e inattaccabile sul piano della morale. Anche Almirante riempiva le piazze, per la sua arte oratoria, per il suo carisma, e ad ascoltarlo – con piacere da celare agli altri, ai compagni – erano pure tanti avversari. Era un’altra Italia, l’antipolitica (ma cosa sarà mai quest’antipolitica, se non la politica alla sua massima espressione rabbiosa di fare) non esisteva e il voto era cristallizzato dalle ideologie e dal pregiudizio. Perciò Almirante non superò mai il 10%, mentre Grillo può sfondare tetti percentuali: perché è finita un’epoca, il voto è più libero, può essere un urlo contro una classe politica lei sì cristallizzata in un’epoca che non esiste più.
L’intervista di stasera, dicevamo sarebbe stata solo la versione più lunga di altre interviste concesse da Grillo prima di salire su uno dei suoi palchi o nel suo camper. Il contesto di stasera non avrebbe avuto nulla di eroico: l’uomo del coraggio che nega il racconto della tv. Avrebbe fatto impazzire l’auditel un Grillo che entra nello studio di Vespa e ne mostra in pochi minuti il vecchiume; sarebbe crollato tutto, sarebbe stato colui che svela al mondo la finta scenografia del film, il trucco dell’illusionista, la maschera del mostro.
Invece non ci sarà nemmeno il faccia a faccia in territorio suo, a “casa” sua, in posizione di forza psicologica rispetto al giornalista, allo spettatore, a chiunque lo guardi.
Un passo indietro che segue un altro passo indietro rispetto alla sua condanna totale della televisione (con annesse vicende Salsi, Favia, espulsioni, punti G, ecc…). Eppure alla tv Grillo deve molto, moltissimo: è stato per mesi il viagra di molti talk, il deus ex machina della narrazione della tele politica santoriana, consentiva picchi d’ascolto incredibili e, quindi, veniva ripreso e mandato in onda per minuti e minuti contro ogni legge della compressione televisiva.
La verità è che Grillo è stato a oggi un reality nel reality italiano, un racconto altro che sapeva di vero, un animale da seguire come nel più interessante documentario di Piero Angela. Demonizzandolo o no, è stata la tv a far crescere la curiosità in tutti: ma chi è Grillo? Chi va ai suoi comizi? Cosa dice? E così le piazze si sono riempite. Avrà tanti deputati e bisognerà fare i conti con loro. Non sarà la sconfitta della democrazia, ma la sua vittoria. Il ritorno di una politica 2.0 e antica allo stesso tempo, con mille limiti e difetti, mentre l’altra politica fatica a essere sia moderna che buona come quella di una volta.
Avremmo visto quest’intervista, allora, e ci saremmo annoiati, perché Grillo sarebbe stato conciliante; ci saremmo stupiti dei suoi toni bassi, delle sue proposte dette con pacatezza. E probabilmente avremmo detto: tutto qui?
Lo avrà pensato anche Grillo. E così, una non notizia, ancora una volta, diventa una notizia.