In un contesto politico “normale”, l’intervista di Guido Crosetto, rilasciata, qualche giorno fa, al quotidiano “L’Avvenire” e dedicata alla fine del centrodestra, avrebbe dovuto accendere il dibattito e riscaldare gli animi degli interessati. Niente di tutto questo. Eppure Crosetto era andato giù duro, affermando che il centrodestra non solo non c’è più, ma non ha neppure un futuro, privo com’ è di idee, di leadership, di linea politica, di qualità e di moralità … Insomma un disastro.
Le colpe ? Innanzitutto di Berlusconi e del suo “cerchio magico”, di chi – parole diCrosetto – non vuole costruire un’alternativa a Renzi, ma cerca solo “protezioni politiche”.
Sintesi esemplare di questa crisi – aggiungiamo noi – è lo stato confusionale in cui versa Forza Italia, ormai in balia delle sollecitazioni più diverse e contraddittorie, come confermano le recentissime uscite in tema di unioni di fatto, ultimo passaggio di una deriva relativistica che ha inanellato divorzio breve, tolleranza verso l’eutanasia, qualche apertura alla droga libera.
“Quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un Paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti” – dice il Gran Capo e via tutti ad applaudire. Da un certo punto di vista niente di nuovo. Sandro Bondi, Giancarlo Gallan, Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo sono già i firmatari di una proposta di legge pro “gay and lesbian partnership”. Il senso della proposta – parole di Gallan – è affermare il “diritto alla felicità”, tema oggettivamente sfuggente, che permette le più fantasiose involuzioni, aprendo, nel contempo, scenari inquietanti.
E già perché qui in gioco , ben oltre i singoli individui, c’è il destino dei popoli, la sopravvivenza delle relative culture, la scommessa sul futuro,il senso della vita e della morte, i diritti di chi deve ancora nascere e la difesa di chi, appena nato, deve vedere tutelata la sua crescita.
Tutto questo cosa c’entra con la sopravvivenza del centrodestra ? Moltissimo e non solo o non tanto in ragione di qualche principio da difendere. In gioco c’è la possibilità di affrontare le sfide epocali avendo ben chiari i termini delle questioni in campo, le discriminanti essenziali, le prospettive civili intorno a cui giocare la battaglia politica.
Non è solo una questione morale. E’ problema che riguarda il “buon vivere”, il ruolo della famiglia (e quindi la sua tutela), la tenuta sociale, perfino l’economia, la geopolitica, la demografia. E’ sfida epocale – ci si passi il termine – che non può essere lasciata al “buon cuore” della fidanzatina di turno o a qualche generico appello sul “diritto alla felicità”. E’ insomma questione complicata. Così come dovrebbe essere la ricostruzione di un centrodestra, finalmente libero dai “cerchi magici” del premier e dalle improvvisazioni di turno. Da lì, anche da lì passa una credibile alternativa alla sinistra renziana. A patto che un’alternativa, da parte del centrodestra, la si voglia veramente esprimere e realizzare …