Il “sì” di Silvio Berlusconi alle unioni civili tra omosessuali non ha lasciato indifferenti amici e nemici. In queste ore si moltiplicano le esegesi sull’apertura dell’ex premier su un tema rispetto al quale non è mai stato politicamente corretto (le battute sui gay del Cav sono state decine) né particolarmente coinvolto: di che cosa si tratta, allora, di polpetta avvelenata consegnata a Renzi, di scavalcata libertaria a sinistra o di cedimento anche su questo all’avversario che in fondo piace tanto a Berlusconi?
Resta il fatto che le parole del leader di Forza Italia («Quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un Paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti. Da liberale, ritengo che attraverso un confronto ampio e approfondito si possa raggiungere un traguardo ragionevole di giustizia e di civiltà»), rappresentano una rupture rispetto all’anarchia sui temi eticamente e socialmente sensibili che ha contraddistinto la non scelta del partito sulle questioni.
L’apertura del Cavaliere arriva dopo la decisione di Matteo Renzi di procedere a settembre con sulle “unioni civili” aperte solo per gli omosessuali. Ma arriva dopo che la decisione del premier è stata sostenuta da Francesca Pascale – compagna dell’ex Cavaliere e a quanto pare voce sempre più ascoltata all’interno dell’inner circle di Arcore – che non solo ha approvato l’introduzione dello strumento legislativo ma si è iscritta, assieme all’editorialista del Giornale Vittorio Feltri, all’Arcigay.
Le reazioni, ovviamente, non si sono fatte attendere. Tra gli aperturisti verso le unioni omosessuali vi è l’ala liberal di Forza Italia: da Stefania Prestigiacomo a Osvaldo Napoli fino a Renato Brunetta. Decisamente contrari Maurizio Gasparri («Mi sento ampiamente rassicurato da quanto mi ha detto Berlusconi, affermando di essere assolutamente contrario a matrimoni o ad adozioni gay») e Basilio Catanoso. Critiche all’uscita di Berlusconi anche dal Nuovo centrodestra.
Per Fratelli d’Italia è intervenuta Giorgia Meloni che pur manifestando contrarietà ad ogni forma di discriminazione e dichiarando di essere «favorevole alla modifica del codice civile per il riconoscimento dei diritti individuali» ha chiuso le porte all’eventualità dei cosiddetti matrimoni di serie b: «Non siamo disponibili a sostenere proposte per introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Perché non è un caso se nella quasi totalità dei Paesi stranieri in cui è previsto questo tipo di unione ci sia anche la possibilità di adottare. E questa non è discriminazione ma laico buonsenso».
Durissima la nota di Manif pour tous Italia: «Silvio Berlusconi corona vent’anni di mancate leggi a sostegno della famiglia con l’allineamento al pensiero dominante.. e conveniente. Le famiglie sono buone solo per pescare nuove tasse, per il resto si inseguono ideologie solo mediatiche. Urge una ricostituzione politica che metta la famiglia al centro: come dice la costituzione!».
LO SCENARIO
In Italia, insomma, il centrodestra sembra procedere in maniera non compatta anche sul tema dei diritti civili. Rispetto a ciò che si prospetta con la proposta di legge che il Pd intende portare in Aula potrebbe riproporsi in Italia la stessa situazione francese dove il movimento di popolo che si è opposto all’introduzione del “Mariage pour tous” – il matrimonio omosessuale che comprende anche le adozioni – ha visto i partiti di centrodestra molto dietro rispetto alla società civile che si è organizzata e che ha punito alle elezioni comunale ed Europee le politiche antisociali di Hollande. Dalle parole di Berlusconi, a meno di smentite o ulteriori colpi di scena, Matteo Renzi anche su questo può #staresereno.
@rapisardant