Quando ero più piccolo guardando immagini d’epoca rimanevo estasiato dalla bellezza e dalla finezza che a quei tempi l’essere umano aveva raggiunto, il ciò unito ad una compostezza e ad un garbo insuperati, poi mi chiedevo perché la nostra società fosse invece così poco elegante e cortese, e non solo nei suoi strati più bassi e plebei. Allora non riuscivo a darmi una risposta. Crescendo e tentando di farmi una cultura fuori dal contesto scolastico, ho cominciato a darmi qualche risposta. Quella che mi ha più convinto è stata che la nostra epoca non ha alcuna bellezza (se non di quelle bellezze spiccatamente utilitaristiche) in quanto non ha princìpi e non avendo princìpi non ha principi.
Ebbene sì, non lo scopriamo oggi, ma da circa trecent’anni a questa parte, ossia da quando il morbo della rivoluzione contro tutto ciò che era ordine e gerarchia ha preso piede, e si è scalzato Dio dal suo trono, mettendo in dubbio un ordine nel cosmo e nella vita degli uomini, la bellezza ha abbandonato l’animo umano, e il mondo è divenuto un oggetto meccanico dominato da ingranaggi industriali. A questo Satana si sono inginocchiati tutti, compresi quei cavalieri che ancora resistevano. Sicché oggigiorno trovare qualcosa nel mondo che ci riconduca a quei tre princìpi platonici del Bello del Giusto e del Vero è praticamente impossibile, e qualora straordinariamente capiti d’imbatterci in qualcosa di simile, o ne restiamo stupefatti e magari ci tiriamo un pizzicotto credendo di star sognando, oppure scappiamo via terrorizzati, perché troppa Luce acceca i nostri spiriti (perdòn, oggi si dice neuroni…) ormai assuefatti alla mediocrità.
In questa mediocrità dove impera il diktat poco relativo del tutto è relativo (se si afferma che tutto è relativo, infatti, si fa un’affermazione assoluta) anche l’uomo di penna, il chierico, il pensatore, divengono relativisti. Ma c’è chi ci sguazza beato fra la melma e il sudiciume simili alla putredine della sua anima, e chi avverte confusamente che qualcosa non va, ma non sa dirsi cosa, in quanto sin da quando piccolo è stato costretto in una rete intessuta di mediocrità, scientismo e pensiero debole (sì debole con i forti e forte con i deboli!) così da rimanere invischiato per quieto vivere tra le maglie del mondo borghese (nell’accezione più deleteria del termine), con i suoi miti come il posto fisso, la casina, la mogliettina, e tanta tanta tolleranza, divenendo poi un frustrato, in quanto il mondo borghese, portato innanzi dai mercanti, che si sa alla verità quando devono vendere ci tengono ben poco, non mantiene mai ciò che promette, e ci si ritrova a quarant’anni ad essere precari, a vivere d’affitto (nei migliori casi), e magari con la moglie che scappa via con Ahmed, il vicino di casa marocchino che ha fatto soldi con la musica rap. “A chi ha sarà dato a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”, ammonisce il Vangelo. Intelligenti pauca!
Nemmeno gli intellettuali di destra sono esenti da questa sciagura. Infatti è inconcepibile come molti intellettuali di destra ritengano sia possibile prevalere sulla cultura di sinistra sul campo del materialismo culturale e adoperando i mezzi del materialismo culturale. Oscar Wilde diceva “Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza.” Ed ecco che, delle due l’una, così facendo o si finisce per fare della cultura snaturata lontana dai valori della destra, e questo avviene quando ci si getta a capofitto nel pop per compiacere le masse e la legge di mercato pretendendo che un pubblico di destra si adegui al modello culturale modernista. Oppure ci si rassegna al ruolo di perdenti ed inseguitori, rinnegando le proprie idee ed abbracciando in toto il modello modernista rincorrendo la cultura liberal con risultati scadenti (facendo culturalmente quello che Fini ha fatto politicamente, cioè un suicidio).
Morale di tutto: se i risultati dei progetti volti ad inserire una voce di destra nel mondo globalizzato si rivelano ad un tempo snaturanti e perdenti, tanto vale essere duri e puri e non scendere a compromessi con questo sistema, altrimenti e voglia a rincorrere. Bisognerebbe essere alternativi al sistema (dunque proporre modelli alternativi) non divenirne gli ascari sfigati. Bisogna decolonizzare l’immaginario creatoci in anni e anni di lavaggi di cervello scolastici e mediatici, prendendo coscienza che quello propostoci non è l’unico modello di società possibile, e non sta scritto da nessuna parte che per riuscire nella vita bisogni adeguarsi ad esso. Essere un intellettuale di destra non è starsene in una torre d’avorio, o peggio scendere a compromessi con la modernità, ma lottare affinché quelli che sono i propri valori si affermino nella società, anche e perché no con la forza delle idee.
@barbadilloit